Per partecipare ad un viaggio ad Auschwitz nell'ambito dei viaggi organizzati per il «Treno della Memoria», che ogni anno permette ai giovani italiani di conoscere le atrocità del nazifascismo portandoli a visitare i campi di concentramento, una studentessa di Predappio aveva chiesto i fondi al proprio Comune, 370 euro.

Il sindaco Roberto Canali, eletto a maggio a capo di una lista civica di centrodestra, quei soldi glieli ha negati con questa motivazione: «Finché quei treni non fermeranno anche vicino alle Foibe, ai gulag o al Muro di Berlino la nostra posizione rimane questa. La memoria non può viaggiare a senso unico. Noi siamo i primi a reputare fondamentali i viaggi di istruzione ad Auschwitz, ma, ripeto, vogliamo che anche le altre disgrazie non vengano considerate da meno».

Prima di tutto, l'aspetto più importante della notizia: quella ragazza andrà a visitare Auschwitz. Il viaggio le verrà pagato da un'associazione che fa capo all'opposizione di sinistra del Comune di Predappio.

Per quanto riguarda, invece, l'aspetto "politico e culturale" della vicenda stupisce che il sindaco Canali si sia dimenticato di includere nel suo elenco anche la Cambogia e i luoghi delle stragi perpetrate dai khmer rossi... forse questo poteva essere un po' troppo anche per uno come lui, ma solo per una questione geografica.

Infatti, non si riesce a comprendere come sia possibile anche solo pensare quanto detto da Canali. Secondo lui, in relazione alle molte tragedie della storia, ci sarebbe una scala di valori e un do ut des in funzione di chi ne sia il responsabile. Ne è così convinto da averlo dichiarato pubblicamente. Ed ancor più agghiacciante è che tale "posizione" è sicuramente condivisa da molti italiani.

Ma in fondo, perché stupirsene?

Ad ottobre, nelle provincie di Grosseto e di Ascoli i fascisti si sono ritrovati al ristorante (un'abbuffata non si nega neppure a loro) per celebrare sia la marcia su Roma che il capitano di allora - quell'opportunista, delinquente e assassino di Benito Mussolini - che al tempo si faceva chiamare duce.

Poi la commissione voluta dalla senatrice Liliana Segre contro l'odio razziale e l'antisemitismo non votata dalla destra in Parlamento. Infine la scorta alla stessa senatrice per le minacce ricevute di stampo antisemita, notizia che fra l'altro è finita anche sulla stampa estera, anche perché la Segre è oltretutto una sopravvissuta dei campi di concentramento nazisti.

E nonostante tutto ciò, sono ancora in molti che a sinistra dicono che non esiste un pericolo fascista in Italia, mentre i sovranisti fanno incetta di orbace e si fanno cucire le nuove divise da indossare prossimamente.