Marco Carra: più impegno sullo sport femminile
È palese come lo sport al femminile sia in difficoltà. È alto il tasso di abbandono delle discipline da parte delle donne. Per gli uomini è più facile percorrere la strada dell’agonismo professionistico. All’interno delle strutture federali solo il 9% dei dirigenti è donna. E in generale una sportiva guadagna almeno il 30% in meno del suo collega maschio.
Per questo il Gruppo regionale del Pd, primo firmatario il consigliere Fabio Pizzul, ha presentato una mozione – sottoscritta per altro dalle ex atlete professioniste e campionesse Lara Magoni e Maria Teresa Baldini – che impegnava la Giunta regionale “ad attivarsi affinché tra i criteri che andranno a comporre la ripartizione dei contributi regionali alla pratica e alle attività sportive, compresi gli eventi di rilevante importanza, venga riconosciuta una premialità per lo sport al femminile, allo scopo di promuoverne attivamente le pari opportunità in Regione Lombardia”.
Eppure, la maggioranza di centrodestra ha detto no.
I motivi per sostenere le donne, fin da giovani, verso la pratica sportiva c’erano tutti.I dati Eupolis ci dicono chiaramente che le differenze di genere sono marcate: fa sport il 28,3% degli uomini, l'11,4% in modo saltuario, contro il 19,5% delle donne (7,7% in modo non costante).
Nonostante ciò, l’assessore regionale allo Sport Antonio Rossi, notoriamente anche lui un campione dello sport italiano, “ha ritenuto che una premialità, per quanto riferita ai bandi regionali, potesse essere discriminante. La premialità chiedeva semplicemente una quota di attenzione per le società dilettantistiche femminili e che in dote sport ci fosse un occhio di riguardo alle famiglie con ragazze che fanno sport.