"Le condanne spropositate a due anni e due mesi per l’occupazione di via Napoleone III confermano ancora una volta la faziosità di una certa magistratura.Mentre a Roma il Comune acquista e regala spazi ai centri sociali come nei casi del Porto Fluviale e dello Spin Time con milioni di euro, si vuole colpire l’unica occupazione non conforme della città dove famiglie italiane hanno trovato negli anni un luogo di confronto e aiuto. Senza CasaPound, il palazzo di via Napoleone III sarebbe l’ennesimo simbolo del degrado della Capitale, mentre ora è un punto di incontro culturale, sociale e politico in un quartiere lasciato a sé stesso dalla solita politica. Questa sentenza non ci trova in ogni caso impreparati: siamo pronti a difendere il palazzo e le famiglie in difficoltà che qui hanno trovato un porto sicuro e ricorreremo certamente in appello. È il primo caso in assoluto dove per un’occupazione, che tra l’altro risale a 20 anni fa, si arrivi a condanne superiori a due anni che coinvolgono anche le famiglie in emergenza abitativa che in CasaPound hanno trovato un tetto. Siamo di fronte a una sentenza che dimostra ancora una volta, se necessario, da che parte sta chi combatte da anni un sistema marcio e chi, centri sociali e estrema sinistra, gioca a fare il ribelle col benestare di politica e magistratura. Sia chiaro a tutti che non arretriamo di un metro".

Così CasaPound Italia ha commentato la sentenza odierna in primo grado sull'occupazione a Roma dell'immobile di proprietà del Demanio, e assegnato al ministero dell'Istruzione, in via Napoleone III all'Esquilino.

Dieci le condanne a 2 anni e 2 mesi di reclusione decise dal giudice monocratico di Roma per occupazione abusiva di stabile aggravata. Disposta provvisionale immediatamente esecutiva di 20mila euro e il risarcimento in sede civile per l'Agenzia del Demanio. Ordinato anche il dissequestro dell'immobile e la sua restituzione al Demanio (anche se non è chiaro se questa parte della sentenza debba considerarsi o meno  immediatamente esecutiva).

E' quanto deciso dal giudice monocratico di Roma nell'ambito del processo che vede imputati per occupazione abusiva militati di Casapound del palazzo di via Napoleone III a Roma, nel quartiere Esquilino.

Da aggiungere anche che, fino al 2019, il possesso dell'immobile da parte di CasaPound aveva causato un mancato godimento da parte del proprietario dei frutti civili quantificati in oltre 4, 5 milioni di euro dalla Corte dei Conti, attualmente oggetto di un provvedimento di sequestro preventivo non eseguito per ragioni di ordine pubblico.

Per il Comune di Roma, si è espresso l'assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative Tobia Zevi, con la seguente nota:

"Siamo pronti da subito a collaborare affinché la Prefettura di Roma effettui lo sgombero dell'immobile di proprietà dell'Agenzia del Demanio occupato da Casapound. Come negli altri casi, qualora vi fossero nuclei fragili con requisiti per l'Edilizia residenziale pubblica, lavoreremo con il Municipio, con la Regione Lazio e con tutte le istituzioni preposte per individuare la ricollocazione più idonea per le famiglie.Il fatto che la sentenza abbia evidenziato che l'occupazione non ha le caratteristiche delle finalità abitative rende la soluzione del problema più semplice: aiutare le persone in difficoltà e sgomberare un movimento politico che da anni svolge assemblee con slogan violenti e antidemocratici di cui Roma non ha proprio bisogno.Con lo sgombero, la città potrà riappropriarsi di uno spazio, occupato vent'anni fa da Casapound, e restituirlo finalmente alla collettività".