TACCUINO #69
 
"Il mostro è reale. Non è simbolo né concetto astratto. Cammina, lacera, invade e perfora".
 
Individuare l’esistenza di forze che non rappresentano espressioni vitali, ma negazioni radicali della vita stessa, è (anche) conseguenza d'esperito nel partecipare dell'esperienza del partecipar della morte. Ancor più, il sentire è parte prima dell'azione di resistenza che si percepisce del subito tossico, anche se inconsapevolmente per immediato impatto non lucido. Queste forze non si manifestano come tragiche opposizioni all’esistenza, bensì come dinamiche degenerative (da primigenie aberrazioni ontologiche e / o storture a motivo di commistioni): parassiti che si nutrono della sostanza vitale altrui incarnano l'innervato non - ente. Non sono portatori e portatrici di trasformazione o superamento, ma agenti della distruzione sistematica.
 
Il presente testo non è una speculazione teorica astratta, bensì un resoconto viscerale, pragmatico e pragmatistico, nato dall’esperienza diretta di annientamento sistematico. La figura della carnefice qui delineata non è mossa da fragilità e casualità (reali sottese contingenze naturali che vivono una prima fase di indagine su la - e in sotto - la superficie, risultando così in luce, ma che lasciano il passo all'approfondimento della matieria)  ma da una volontà nichilistica, orientata alla dissoluzione dell’altro.
 
Ontologia della Distruzione: La Carnefice come Volontà Nichilistica
 
La carnefice, nel linguaggio della psicologia contemporanea, potrebbe essere identificata come narcisista perverso maligno. Tuttavia, una tale categorizzazione risulta insufficiente. In essa, va riconosciuta una parodia degenerativa della volontà di potenza, non una forza creatrice e affermativa, ma una volontà di annientamento che sopravvive soltanto attraverso l’assorbimento della forza altrui e la distruzione dell’altro.
 
La carnefice non vive per sé stessa, ma per consumare e cancellare esistenza. Ogni atto di seduzione, ogni promessa iniziale di cura o comprensione, si rivela un mero meccanismo strategico di cattura e controllo. Una volta intrappolata la vittima, inizia l’opera di perforazione dell’essenza, un processo lento e sistematico che mira alla distruzione ontologica.
 
La volontà della carnefice non è mai manifesta nella sua brutalità iniziale. Essa si insinua con una seduzione metodica, con promesse di comprensione e condivisione. L'illusione di un'alleanza profonda viene rapidamente trasformata in un meccanismo di dominio, in cui la vittima si ritrova progressivamente spogliata della propria autonomia e realtà interiore. La forza della vittima si manifesta incessantemente nel disprezzo per la forma di gratuita, deliberata, ingiustificata e ingiustificabile, imperdonabile (giacché perdono, perdonare, l'agire separando responsabilità attiene a scorrettezza) violenza.

Intendiamo qui, radice di violenza: indi il concreto, ovvero il fisico, ciò che è azion fisica, agito carnale, direzione di un corpo su altro corpo. Non intendiamo qui le deboli strutture illusorie concretizzate della piccola cosa cosiddetta uomo che nella contemporaneità si è ridotta a temere parole, a scatenarsi odio per paura di frasi, periodi, illazioni, e ancor peggio verità. Questa cosa chiamata ancora uomo denuncia il "simile" confondendo astrattezza e concretezza, astratto e concreto, illusione e aderenza al reale. Discernimento? Dal Mammuthus a Facebook. Dal dinosauro al lipstick. Dalla penna al algoritmo. Dal primate a l'ultimo parassita.  
 
Nichilismo Mascherato: Seduzione e Manipolazione
 
L'indicazione, la direzione categorica è: smascherare le maschere, soprattutto quelle che celano intenzioni distruttive dietro apparenze di vitalità e forza. Mere apparenze. La carnefice indossa una maschera di seduzione strategica, promettendo autenticità e appartenenza. Questo inganno iniziale instaura un rapporto manipolativo, in cui la vittima viene progressivamente spogliata della propria autonomia e realtà interiore.
 
Ogni promessa di reciprocità viene ritirata, ogni spazio di espressione soffocato. Il risultato è un processo di erosione sistematica dell’essenza, in cui il soggetto perde progressivamente il contatto con se stesso, sprofondando in una condizione di frammentazione e dipendenza.
 
L'operato della carnefice si basa su una metodologia perversa di annientamento (cosiddetto) psichico. L'intento non è solo annullare la vittima, ma ridefinirla come un'estensione del proprio potere, un'ombra svuotata della propria volontà.
 
Perforazione Ontologica e Trauma Esistenziale
 
L’azione della carnefice non si limita a colpire superficialmente: essa perfora, incidendo direttamente sulla struttura ontologica della vittima. Nel voler apportar definizione, possiamo muovere a: processo come trauma ontologico, lacerazione dell’essere che rilascia permanenze nella sostanza esistenziale.
 
Ogni parola manipolata, ogni ricordo riscritto, ogni gesto soffocato rappresenta un’incisione sulla realtà interiore della vittima. Ciò non conduce a una semplice frattura, bensì a una ridefinizione perturbante della struttura stessa dell’essere.
 
Il trauma prodotto non si dissolve con il tempo, ma agisce come un'infezione esistenziale, un lento deterioramento dell'identità che si manifesta in dissociazioni, perdita di orientamento e angoscia che permea ogni istante di vita.
 
Mostrare il Mostro: L’Imperativo del Disvelamento
 
È qui resa esortazione a non distogliere lo sguardo dal mostro, a renderlo visibile nella sua cruda brutalità, senza edulcorazioni né giustificazioni. Alcune forze, come quella incarnata dalla carnefice, non possono essere integrate o trasformate. Esse devono essere mostrate per ciò che sono: dinamiche di risentimento e volontà distruttiva.
 
La carnefice non è un accidente della vita, ma una manifestazione precisa del nichilismo, una forza che si compiace nella riduzione dell’altro a frammenti, nella negazione dell’altrui autonomia e sostanza.
 
Trauma Come Innesto Ontologico
 
Il trauma prodotto dalla carnefice non è una semplice cicatrice; si innesta nell’essenza stessa della vittima, diventando un corpo estraneo che convive con la sua struttura originaria. Questo innesto agisce come una nuova dimensione ontologica, una presenza destabilizzante che trasforma permanentemente la cosiddetta identità della vittima.
 
Si può prestare attenzione d'obbligo, interpretando questa trasformazione come un’occasione di metamorfosi radicale, una possibilità di superamento attraverso l’assimilazione del corpo estraneo e la sua trasfigurazione.
 
La sfida, tuttavia, non è semplicemente sopravvivere alla carnefice, ma riappropriarsi di ciò che è stato violato, convertendo l'annientamento subito in un rinnovamento esistenziale.
 
Conclusione: Smascherare il Nichilismo
 
Il mostro non è un concetto astratto, ma una forza concreta e devastante. Smascherare queste dinamiche nichilistiche è un atto necessario per riconquistare la propria autonomia ontologica. Non tutte le ombre possono essere integrate, ma possono — e devono — essere rese visibili nella loro reale natura, tra nature per contingenze e commistioni.
 
Solo attraverso questa operazione di disvelamento è possibile ricostruire un’esistenza oltre il trauma, sottraendo ogni frammento al nulla che tenta di assorbirlo. Chi emerge da questo processo non è la stessa (cosiddetta) persona che vi è entrata. La sopravvivenza non è ritorno, ma trasfigurazione radicale dell'essere stesso.
 

Trasfigurazione: Ispezione, Analisi ed Evoluzione Filologica
 

Etimologia e Origine
 
Il termine trasfigurazione deriva dal latino transfiguratio, composto da:
 
trans = “al di là, attraverso”
 
figura = “forma, aspetto”
 
Letteralmente, trasfigurare significa modificare la forma o l’aspetto portandolo oltre una condizione iniziale, con un’accezione che spesso implica un mutamento superiore, nobilitante o mistico.

Evoluzione Filologica

1. Radice latina e cristianesimo
 
Nell’antichità, transfiguratio era un termine generico per il cambiamento di forma, ma nel medioevo par abbia assunto una forte connotazione religiosa.
 
La Trasfigurazione del cosiddetto Cristo (dal greco μεταμόρφωσις, metamórphōsis) è l’episodio evangelico in cui il Cristo assume un aspetto descritto glorioso e divino davanti ai discepoli, in presenza dei non morti (forse sottratti alla decomposizione) Ms e Eliyahu, sempre siano esistiti.
 
2. Metamorfosi vs Trasfigurazione
 
La metamorfosi (dal greco meta = “oltre” + morphé = “forma”) è un mutamento radicale, spesso irreversibile e ontologico. La trasfigurazione, invece, conserva un legame con la forma originale e la nobilita o la trascende.
 
3. Uso letterario e filosofico
 
Il tal Dante usa trasfigurare nella Commedia con un significato spirituale ed estetico: un cambiamento che riflette una rivelazione interiore.
 
In filosofia, possiamo considerarla una trasformazione della percezione, dell’essenza o della coscienza senza un vero cambio di sostanza.

Analisi e Possibili Estensioni del Termine trasfigurazione

Biologia e Neuroscienze → Può indicare una riorganizzazione cerebrale, un salto percettivo o un adattamento evolutivo.
 
Fisica e Materialismo → Se applicato alla materia, potrebbe descrivere un cambiamento strutturale senza alterare la sostanza fondamentale.
 
Psicologia e Sentire Viscerale → Potrebbe riferirsi a un mutamento nella percezione profonda della realtà senza una vera alterazione oggettiva.

Verso una Ridefinizione Filosofica

Nel contesto di PsykoSapiens, possiamo esplorare la trasfigurazione come perforazione della realtà fenomenica, ovvero un fenomeno in cui la percezione viscerale decostruisce la forma apparente senza modificarne la sostanza. Un'esperienza che mostra oltre senza necessariamente trasformare il reale.

Questo prende le distanze da una semplice illusione o interpretazione soggettiva, per diventare una modalità di percezione alterata ma materialmente radicata.

Domanda da approfondire: la trasfigurazione è un mutamento della realtà o solo della prospettiva? Che impatto può avere con il reale? Agisce o subisce significamente?
 

La circostanza ci spinge ancora all'interesse per storie non sepolte.

Il linguaggio utilizzato nella Torah e nei testi ebraici per descrivere la sorte di Ms, Eliyahu e Chanokh è carico di ambiguità e di significati che vanno oltre la semplice morte fisica. 

Analizziamo termini e contesto.

1. MS – SEPOLTURA DA PARTE DI ELOHIM

Testo chiave: Devarim 34:5-6  

"E Ms servo di Elohim morì colà nel paese di Moàb, per volere di Elohim. E lo seppellì nella valle, nel paese moabitico, rimpetto a Bet Peòr; e nessuno, sino a quest’oggi, ha saputo (ove fosse) la sua sepoltura".  

Termini ebraici chiave:

וַיִּקְבֹּר (va-yiqbor) → “Egli (Elohim) lo seppellì”  
  - Qavar (קבר) significa "seppellire", ma qui è unico: Elohim stesso è soggetto dell’azione, il che non accade mai per altri personaggi nella Torah.
בַגָּיְ (ba-gay) → “Nella valle”  
  - La valle non è specificata e rimane un luogo ignoto.  


📌 Ambiguità: Ms viene sepolto, ma nessuno trova mai la sua tomba. La sua morte è descritta, ma la formula "E lo seppellì nella valle" suggerirebbe un evento non comune. Si può esser mossi a pensare sia stato "preso" da Elohim in un modo che lo sottrarrebbe alla "normalità", o "naturalità" della morte qual decomposizione di forma, corruzione del corpo.

2. ELIYAHU – SALITA AL CIELO

Testo chiave: Melakhim Bet 2:11

"E avvenne che mentre essi camminavano e parlavano, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco, e separarono tra loro due; ed Eliyahu salì nel turbine verso i cieli".

Termini ebraici chiave:

עָלָה הַשָּׁמַיִם (alah ha-shamayim) → "Salì nei cieli"
  - Alah (עלה) significa "salire", "ascendere", "elevarsi", ma è un termine usato sia per il movimento fisico che per un cambiamento di stato.
סַעַרָה (sa’arah) → "Turbine" o "tempesta"  
  - Può indicare un evento soprannaturale, un fenomeno energetico.

📌 Ambiguità: Eliyahu non muore mai nel testo. Non viene seppellito, ma sale al cielo. Nella tradizione ebraica, egli è ancora vivo e riapparirà nel tempo messianico. Questo lo rende un non morto? Dal punto di vista testuale, non è mai morto nel senso tradizionale.

3. CHANOKH – PRESO DA ELOHIM

Testo chiave: Bereshit 5:24  

"Chanokh (durante questi anni) camminò con Elohim, indi non fu più (tra gli uomini), poiché Elohim lo prese (a sé)"

Termini ebraici chiave:

וַיִּתְהַלֵּךְ חֲנוֹךְ אֶת־הָאֱלֹהִים (Vayithalekh Chanokh et-haElohim) → Chanokh camminò con Elohim    
  - Hithalekh (התהלך) indica un camminare continuo, un’esistenza attiva in connessione con Elohim.
וְאֵינֶנּוּ (ve-einennu) → "non fu più"  
  - Non dice che morì. Dice che . . .Leggi l'intero taccuino in Substack.