Nel primo appuntamento ufficiale di martedì con le autorità e la società civile cilene, avvenuto in mattinata al Palazzo de la Moneda, il Papa ha elencato i problemi che affliggono il Cile - non tanto diversi da quelli italiani o di molti altri paesi europei - indicandoli come sfide che il Paese deve saper raccogliere.

Ma la dichiarazione che più di ogni altra è stata evidenziata sui media è quella relativa agli scandali sulla pedofilia che hanno coinvolto alcuni rappresentanti del clero locale: «Non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa. Desidero unirmi ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta.»

L'altro appuntamento di rilievo della giornata è stata la celebrazione della messa per la pace e la giustizia al Parque O’Higgins di Santiago del Cile. Un appuntamento a cui hanno partecipato migliaia di persone, circa 400mila, venute anche da altri Paesi sudemaricani, tra cui l'Argentina.


Le beatitudini è l'argomento su cui Francesco ha basato la propria omelia: «Le Beatitudini non nascono da profeti di sventura che seminano delusioni o da miraggi che promettono la felicità con un "clic" né dagli sproloqui a buon mercato di chi crede di sapere tutto ma non si impegna con nessuno e blocca i processi di "trasformazione" nelle nostre comunità e nella nostra vita. Le Beatitudini nascono, invece, dal cuore compassionevole di Gesù che si incontra con il cuore di uomini e donne che pur conoscendo il dolore, conoscono ancor di più il ricostruire e il ricominciare.

Com’è esperto il cuore cileno di ricostruzioni e di nuovi inizi! Come siete esperti voi del rialzarsi dopo tanti crolli! A questo cuore fa appello Gesù; per questo cuore riceva le beatitudini!»

Le Beatitudini nascono, in sostanza, da un cuore che «sperimenta che la speranza "è il nuovo giorno, lo sradicamento dell’immobilità, lo scuotersi da una prostrazione negativa"», citando El habitante y su esperanza, del grande poeta e uomo politico cileno, Pablo Neruda.

Ed è proprio Gesù, con le Beatitudini, che viene a «sradicare dall’immobilità paralizzante di chi non crede che le cose possono cambiare e nel potere trasformante di Dio, e a scuotere quella prostrazione negativa chiamata rassegnazione che fa credere che si viva meglio «in un consumismo tranquillizzante», che porta a dividerci.

«Le beatitudini sono quel nuovo giorno per tutti quelli che continuano a scommettere sul futuro, che continuano a sognare, che continuano a lasciarsi toccare e sospingere dallo Spirito di Dio. ... Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. E di fronte alla rassegnazione che come un ruvido brusio mina i nostri legami vitali e ci divide, Gesù ci dice: beati quelli che si impegnano per la riconciliazione.»

Gesù quindi chiama beati coloro che si sporcano le mani, perché altri vivano in pace. «Desideri la pace? Lavora per la pace», ha detto Papa Francesco, richiamando il pensiero del cardinale Raul Silva Henríquez, secondo il quale la giustizia non consiste solo nel non rubare, ma nell’esigere che ogni uomo sia trattato come uomo.

La pace si semina, infatti, «a forza di uscire di casa e osservare i volti, di andare incontro a chi si trova in difficoltà, a chi non è stato trattato come persona, come un degno figlio di questa terra. Questo è l’unico modo che abbiamo per tessere un futuro di pace, per tessere di nuovo una realtà che si può sfilacciare.

L’operatore di pace sa che molte volte bisogna vincere grandi o sottili meschinità e ambizioni, che nascono dalla pretesa di crescere e "farsi un nome", di acquistare prestigio a spese degli altri.

L’operatore di pace sa che non basta dire: non faccio del male a nessuno, perché, come diceva Sant'Alberto Hurtado: "Va molto bene non fare il male, ma è molto male non fare il bene” (Meditación radial, aprile 1944).»