Tutti a processo. È quanto hanno deciso insieme il nuovo governo sudanese e le principali fazioni dei ribelli armati a proposito dei cinque sudanesi indiziati dalla Corte Penale Internazionale per reati di genocidio e crimini contro l'umanità.

Tra di essi spicca il nome di Omar Hassan al-Bashir, 76 anni, ex presidente e dittatore del Sudan dal 1989, in carcere a Khartoum dalla fine della sommossa popolare e del golpe militare che ne portò alla detronizzazione l'anno scorso.

La Corte Penale Internazionale emise un mandato di arresto internazionale per Bashir già nel 2009, eppure, anche grazie alla complicità di diversi Paesi dell'Unione africana, è sempre sfuggito al processo. E' accusato di aver determinato, per il tramite di uccisioni indiscriminate di civili ad opera delle famigerate milizie janjaweed, circa 300 mila morti, oltre 4 milioni di sfollati e la diaspora di migliaia di sudanesi nel mondo.

Per ora non sono note le modalità e i tempi con i quali si darà seguito a tale accordo, il primo passo prevede anche la creazione di una corte speciale per il Darfur che avrà il compito di investigare i casi non denunciati dal Tribunale Penale Internazionale.