È morto per Covid uno dei personaggi de La Zanzara di Cruciani. È lecito porsi una domanda...
«Mauro non c’è più. Ho sperato, abbiamo sperato, che la sua pellaccia ancora una volta potesse vincere su tutto. Niente. Era una testa dura, e quella maledetta settimana è stata forse fatale. Aveva deciso di campare in un certo modo, nessuno lo avrebbe fermato e la nostra grande comunità gli voleva bene nonostante le sue storture, le sue teorie, i suoi umori. Conservo nel cuore tutti i tuoi messaggi di insulti, le contumelie e le lunghe conversazioni al telefono quando eri più calmo. Eri Belvaman, volevi essere Re, l’interventista radiofonico per eccellenza, eri felice quando qualcuno ti riconosceva per strada e ti chiedeva un selfie. Eri, sei, Mauro da Mantova. Ti abbiamo preso in giro, ci hai insultato, ce ne siamo dette di tutti i colori fino alle soglie di un tribunale, ma ci siamo divertiti come mai nella vita. E oggi ho ricevuto un colpo al cuore. Prevale il vuoto, nell’anima, e penso a quello schermo in radio dove non ci sarà più scritto: Mauro da Mantova, vuole intervenire. Ciao Maurone, ovunque tu sia».
Il necrologio di Mauro Buratti, alias Belvaman o Mauro da Mantova, pubblicato dal suo account Instagram, finisce per essere un modo per lavarsi la coscienza da parte di Giuseppe Cruciani, che con la sua trasmissione radiofonica La Zanzara passa il tempo a creare mostri ad uso e consumo dei propri ascoltatori.
Cruciani, va detto, non ha inventato nulla facendo del politicamente scorretto il filo conduttore della sua trasmissione radiofonica, dove spazzatura, insulti e informazione si mescolano senza soluzione di continuità. Cruciani è la riproposizione in salsa tricolore di quello che Howard Stern, negli Stati Uniti, ha fatto dal 1986 al 2005.
Da un certo punto di vista la trasmissione è insensata, visto che il vero scopo è solo quello di scoprire quale possa essere il nuovo confine del peggio. Infatti, dato che il fine è sempre lo stesso, ogni puntata finisce per essere monotona. Ma non per tutti, evidentemente. Se ci sono ascoltatori che l'apprezzano e sponsor che la supportano e una linea editoriale che non la giudica sconveniente, perché Cruciani non dovrebbe continuare a fare quel che ha fatto finora?
L'unica perplessità, sottolineata dalla vicenda di Mauro Buratti, è che Cruciani - volutamente o no siano gli altri a giudicarlo - speculi sui suoi personaggi e sulle loro "debolezze", funzionali agli ascolti della sua trasmissione.
Pertanto, è lecito chiedersi se fosse conveniente mandare in onda Mauro da Mantova come no vax, una delle ultime qualità del suo personaggio radiofonico. Ma se Buratti si sentiva legittimato in certe scelte per essere o credere di essere in tal modo famoso, anche Cruciani non si sente un po' responsabile della sua morte?
Nel suo necrologio, Giuseppe Cruciani non si pone neppure tale dubbio, eppure questa avrebbe dovuto essere la prima domanda da porsi e a cui dare una risposta. Il fatto di averla ignorata significa che Cruciani non se l'è posta oppure non ha ritenuto conveniente porsela, perché altrimenti dovrebbe chiudere, fin da subito, la sua trasmissione.
La stessa considerazione, inoltre, dovrebbe porsela il suo editore, Confindustria.
Crediti immagine: www.instagram.com/gcruciani/