Ancora una volta le Isole Vergini Britanniche (BVI) si trovano ad affrontare uno scandalo che ne può rovinare non solo la reputazione, ma soprattutto l’economia, fondata in buona parte sui servizi finanziari offshore.

La vicenda dei “Pandora Papers”, che aveva coinvolto pure il presidente ucraino Zelensky (come messo in luce dal britannico “The Guardian”), aveva rivelato che migliaia di società registrate alle BVI avevano legami con politici e vip di mezzo mondo che le usavano per nascondere o ripulire i proventi.

Oggi invece il premier (adesso ex premier) Andrew Fahie è detenuto negli Stati Uniti in attesa di giudizio, dopo l’arresto per traffico di droga e riciclaggio - stessa sorte della direttrice dell’Autorità portuale Oleanvine Maynard.

Il governatore delle BVI John Rankin ha detto che il lavoro della commissione di inchiesta, che ha mostrato la corruzione estesa in tutto il Paese, non implica un’indagine o un giudizio sui servizi offshore nazionali, così come la BVI Finance chiede di tenere disgiunti i suoi servizi dal lavoro dei tribunali americani.

Ora però Londra dovrà decidere se lasciare che le BVI continuino a governarsi da sole con il nuovo governo bipartisan oppure sciogliere il suo parlamento e riaffermare il controllo diretto su questo suo territorio d’oltremare. Si attende una risposta al più presto.