30 telefonate e 55 mail, con una media di 7 contatti la settimana tra il 12 settembre e il 31 dicembre scorso. Questi i numeri del cosiddetto "Sportello regionale per la famiglia", fortemente voluto dall'assessore alla Cultura, Cristina Cappellini con il chiaro intento di contrastare la fantomatica "teoria gender".
Un vero flop, come afferma efficacemente la collega Sara Valmaggi, nonostante fosse stato lanciato in pompa magna dalla giunta e alcuni Uffici scolastici territoriali ne avessero promosso la diffusione nelle scuole. In realtà l'iniziativa ha centrato l'unico obiettivo di dare un contributo di 20 mila euro (questo il costo del servizio) all'Age, l'Associazione genitori, che lo gestisce. Per il resto è stato inutile e unicamente propagandistico.
Se le chiamate sono state poche, le informazioni richieste relative alla presunta teoria gender sono ancora meno. I pochi cittadini che si sono rivolti allo sportello lo hanno fatto per chiedere notizie su circolari, bandi per le scuole, progetti extracurriculari, tutte informazioni che potevano essere recuperate tramite le scuole stesse o i Comuni. Uno spreco di risorse che conferma quello che è ormai chiaro da tempo: che la giunta sul tema del sostegno alle famiglie fa solo propaganda. Lo dimostra anche il provvedimento, ad oggi in discussione, sul Fattore famiglia, che non prevede un euro aggiuntivo rispetto a quanto stanziato a bilancio.