Ad aggiudicarsi la maggior parte dei 36 delegati del Nevada, nelle primarie del Partito democratico per le presidenziali Usa del 2020, è stato Bernie Sanders, che ha ottenuto una vittoria schiacciante sugli altri candidati dem con oltre il 46% delle preferenze, davanti a Biden, secondo con il 19%, e Buttigieg terzo, con il 15,4%. Male le senatrici Warren (10%) e Klobuchar (4,5%). 

Anche se Biden si è detto soddisfatto del secondo posto, interpretato come un segnale di ripresa per la sua campagna pensando di poter fare ancora meglio la prossima settimana nell'appuntamento in Carolina del Sud dove conta di fare il pieno di voti tra gli elettori afro-americani, i sondaggisti che hanno analizzato i voti pro Sanders dicono che la sua base elettorale si sta allargando, con le preferenze che arrivano non solo dai giovani e da coloro che appartengono a minoranze etniche, ma anche da altri strati sociali che rappresentano la variegata composizione della società americana.

La ricetta di Sanders, del socialdemocratico Sanders, è molto semplice. Realizzare negli Stati Uniti quello che da decenni è già presente in Europa: sanità e istruzione a spese dello Stato ed una più equa redistribuzione del reddito. Inoltre, Sanders riconosce l'urgenza di contrastare il cambiamento climatico con politiche che adottino la cosiddetta green economy. 

E questo, secondo i suoi avversari dem, sarebbe un programma populista, da arruffapopolo, che oltretutto non gli consentirebbe di sconfiggere Trump, nel caso venisse indicato nella convention come suo sfidante. 

Evidentemente, secondo loro, per gli americani, tutti, è giusto ad esempio avere una disparità nel trattamento sanitario in base al reddito... per cui se sei ricco e puoi permetterti un trapianto che ti possa salvare la vita riesci a sopravvivere, altrimenti crepi come un cane. E i vari Buttigieg e i vari Bloomberg questo, in sostanza, è quello che propongono.

Purtroppo per loro, anche gli americani irregimentati fin dalla culla, finalmente si stanno svegliando, chiedendosi perché dovrebbero essere soddisfatti che il reddito di una nazione sia disponibile solo per pochi e non redistribuito in maniera più equa per tutti. E che quello di Sanders non sembra essere un fuoco di paglia lo sta dimostrando il numero di coloro che si registrano per votare alle primarie, tanto che in Nevada è stato superato l'afflusso record del 2008 con Obama.

Ma Sanders non è solo un candidato scomodo per i suoi avversari, lo è pure anche per l'establishment economico e finanziario che non vuol certo rinunciare al Bengodi che da sempre si è apparecchiato, in barba alle favole sulla più grande democrazia del mondo.

Ed è per questo che alla vigilia del voto in Nevada, il Washington Post ha pubblicato un articolo in cui afferma, in base ad una indiscrezione proveniente da non meglio specificati funzionari Usa, che la campagna di Sanders sarebbe appogiata dalla Russia. Naturalmente il presidente Trump ed il Congresso sarebbero già stati informati al riguardo. 

Prove? Nessuna. Ma oltretutto, per quale motivo Putin che finanzia i partiti europei appartenenti all'estrema destra, oltre ad aver favorito l'elezione di Trump, adesso dovrebbe supportare un politico socialdemocratico? La sua Russia non è certo l'Unione Sovietica! 

Ma sono domande a cui il Post non ha ritenuto di dover rispondere... non essendosele neppure poste! L'importante per Jeff Bezos, editore del giornale e principale azionista di Amazon, è che Sanders non arrivi a sfidare Trump... perché esisterebbe il rischio che possa pure vincere!