In occasione del Safer Internet Day (SID), che si celebra l'11 febbraio, giornata mondiale per la sicurezza in rete istituita dalla Commissione Europea sedici anni fa per diffondere consapevolezza e informazione sui rischi che si potevano riscontrare navigando in rete, Save the Children ha diffuso i risultati dell'indagine "Dai Like alle Piazze", nata per capire quale sia l'approccio degli adolescenti ad Internet, con il fine di poter promuovere la partecipazione civica di giovani e adolescenti tramite la piattaforma digitale Change the Future (www.changethefuture.it): "un luogo per la costruzione di reti, attraverso lo scambio di idee e strumenti utili a supportare le azioni di cambiamento e di mobilitazione a livello locale e nazionale promosse da ragazzi".
Così Save the Children riassume il risultato dell'indagine.
Tre bambini o preadolescenti (6-14 anni) su 4 in Italia frequentano la rete, sviluppando una grande familiarità con Internet che diventa quasi assoluta tra i 15-24enni (94%). Navigano soprattutto per comunicare con i messaggi Whatsapp, Skype, Viber o Messenger (92% tra i 14 e i 17 anni), o utilizzando le applicazioni online anche per chiamare e videochiamare (81%), ma sono molti meno quelli che usano il web per leggere giornali o riviste online (circa 40%).
Ma quanti adolescenti utilizzano la rete per seguire o aderire a cause a sfondo sociale, civico o politico e si impegnano attivamente in prima persona anche oltre la rete?
Solo 1 adolescente su 3 (30% circa) tra quelli che hanno risposto all'indagine, non è iscritto o non fa parte di nessun gruppo o associazione, 1 su 6 frequenta gruppi scolastici e sempre 1 su 6 è iscritto ad associazioni di volontariato sociale o ad associazioni o gruppi religiosi. L'iscrizione ad associazioni culturali o associazioni per la tutela dell'ambiente riguarda il 7% circa, mentre quella ad associazioni per la cooperazione internazionale o per la tutela dei diritti umani, o a movimenti, partiti politici o comitati di cittadini riguarda il 4% circa dei rispondenti.
In effetti in Italia fra il 2011 e il 2017 è raddoppiata la quota di giovani fra i 15 e i 30 anni che sono attivi in organizzazioni territoriali che supportano comunità locali, passata dal 10% del 2011 al 20% del 2017, a fronte di una media europea che è passata dal dall'11 al 13%.
Per il 67% degli adolescenti che hanno risposto al sondaggio, i social rappresentano il canale sul quale si informano e si attivano rispetto ai temi sociali, civici o politici di maggiore interesse per loro, seguita dalla scuola (65%).
Tra i temi che maggiormente riscuotono l'interesse dei ragazzi e delle ragazze vi sono: i cambiamenti climatici e la difesa dell'ambiente (60%), la lotta contro discriminazioni, bullismo e stereotipi (53%), l'immigrazione (25%), i problemi della scuola e i diritti dei minori (18%).
Una buona parte dei ragazzi interpellati si adopera per diffondere online queste informazioni principalmente attraverso il “mi piace” (45% circa) o condividendole sulla propria bacheca o profilo (46%), mentre 1 su 20 (6%) fa un passo in più e contribuisce creando in rete un nuovo contenuto sulla tematica in questione, e un, pur ristretto, 4% arriva anche a scrivere un appello o una petizione di raccolta firme per raggiungere un obiettivo prefissato.
Questo attivismo digitale, che è stato definito come un “attivismo pigro”[4], rimane tuttavia confinato nel web solo nel 13% dei casi.
Più della metà dei ragazzi attivi online traduce l'impegno anche in azioni dirette di cittadinanza, per cambiare concretamente le cose, partecipando a eventi di sensibilizzazione o mobilitazione collettiva legati alla tematica di interesse. E' la difesa dell'ambiente la causa che sembra stimolare di più il passaggio all'azione dei ragazzi: l'83% di quelli che hanno “abbandonato la tastiera” per uscire in strada e partecipare a manifestazioni o cortei ha infatti seguito assiduamente online questo tema negli ultimi due anni. Dall'indagine, in ogni caso, sembra emergere come l'impegno on line divenga per molti una chiave di accesso per una dimensione di impegno diretto sul territorio.
L'esempio dei genitori, e in particolare quello della figura materna, sembra avere un effetto positivo sulla decisione di attivarsi anche fisicamente per le cause sociali, civiche o politiche conosciute online.
Gli adolescenti con una madre attiva su queste cause, hanno maggiori probabilità di essere iscritti ad associazioni di volontariato (41%) rispetto a quelli con una madre non attivamente impegnata socialmente o politicamente (27%), e l'81% di chi ha dichiarato di non essere mai passato dalla dimensione online a quella reale ha una madre che non è attiva su questi temi. Un altro fattore di rilievo in questo senso sembra essere anche l'abitudine alla lettura dei libri da parte dei ragazzi. Il 57% di chi partecipa “spesso” e il 47% di chi partecipa “qualche volta” anche fisicamente ad eventi che ha seguito online, dichiara infatti di aver letto più di 3 libri extrascolastici nell'ultimo anno, contro il 9% e il 12%, rispettivamente, di chi non ne ha letto neanche uno.
Così ha commentato l'indagine Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children: «La connessione in rete è oggi una costante della vita quotidiana dei bambini e dei ragazzi. Occorre proteggerli dai rischi della rete, ma allo stesso tempo non dobbiamo ignorare la potenzialità che la rete stessa può avere nello sviluppo della loro cittadinanza attiva. Una potenzialità preziosa, così come ha dimostrato la mobilitazione mondiale sul clima. E' importante diffondere questa consapevolezza nelle scuole, dove tutte le materie, a partire dall'educazione civica, dovrebbero sempre prevedere una interazione tra la dimensione online e quella offline, per i ragazzi ormai inscindibili.Come hanno sottolineato con forza le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato ai focus group di questa indagine, gli adolescenti vogliono esprimersi ed essere presi sul serio, condividere le loro opinioni ed esperienze, informarsi ed informare i loro pari senza soluzione di continuità tra la dimensione della rete e il mondo reale, in modo non superficiale e sicuro. Preoccupa il fatto che anche le competenze di cittadinanza digitale non siano rese disponibili per tutti i bambini e i ragazzi ma, anche in questo caso, si rilevino fattori di diseguaglianza, legati alle famiglie di origine, al corso di studi, alle risorse educative di cui si dispone. Abbiamo il dovere di investire le migliori idee, competenze e risorse per far sì che tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti abbiamo accesso alla rete in modo consapevole, senza discriminazioni, sviluppando progetti educativi e di partecipazione che colleghino la dimensione online con quella offline».