Secondo la vulgata della destra reazionaria, soprattutto italiana, i trafficanti libici di esseri umani sarebbero finanziati dai migranti per essere stipati su dei barconi per attraversare il Mediterraneo centrale.

In realtà, le milizie libiche che "commerciano" con i trafficanti di esseri umani, con il supporto della guardia costiera libica, hanno come principale fonte di entrate i finanziamenti che arrivano direttamente e indirettamente (tramite le Nazioni Unite) dall'Unione europea che finora ha inviato oltre 327,9 milioni di euro in Libia, insieme ad altri 41 milioni approvati all'inizio dello scorso dicembre, che in gran parte sono stati distribuiti con il supporto delle agenzie  delle Nazioni Unite che operano in loco.

Il governo di Tripoli riconosciuto a livello internazionale è poco più di una messinscena, perché non è in grado di controllare neppure l'area metropolitana della capitale, figuriamoci il resto della regione.

Per questo, le ingenti somme di denaro arrivate in Libia e destinate agli aiuti, anche umanitari, vengono dirottate verso miliziani, trafficanti e membri della guardia costiera che si adoperano nello sfruttamento dei migranti. Ad esempio, milioni di euro relativi a forniture alimentari sono stati contrattati da una società controllata da un leader della milizia, mentre in altri casi da società compiacenti con sede in Tunisia che poi fanno arrivare il denaro alle milizie libiche.

I finanziamenti dell'Ue verso la Libia sono iniziati nel 2015 per frenare le migrazioni dall'Africa, fornendo i fondi attraverso OIM e UNHCR. Politica rafforzata nel 2017 dopo l'accordo di Malta.

Secondo l'ipocrisia corrente, l'Unione europea non è giuridicamente responsabile di ciò che accade nei centri di detenzione libici, limitandosi a fornire cibo adeguato e di qualità alle autorità libiche che, a loro volta, si impegnano a destinarlo ai rifugiati e ai migranti, garantendo che le condizioni nei centri di detenzione rispettino "gli standard internazionali concordati".

I responsabili di questa assurdità sanno benissimo le condizioni di vita reali in cui sono detenuti  i migranti in Libia in quelli che possiamo definire veri e propri lager. 

Così, tutto ruota intorno ai migranti che vengono torturati, schiavizzati, sfruttati, ricattati, venduti... tanto che un passaggio su un barcone verso l'Europa - una vera e propria roulette russa - viene comunque visto da chi ha vissuto mesi o anni in un centro di detenzione libico come una possibile opportunità da sfruttare per sfuggire da una situazione insostenibile. 

Se i migranti, con l'aiuto dei loro familiari riescono a far fronte al riscatto che viene chiesto loro per essere rilasciati dai centri di detenzione, raramente vengono liberati. Infatti, le milizie li vendono ai trafficanti, che a loro volta promettono di far loro attraversare il Mediterraneo dietro il pagamento di un nuovo compenso. Questi trafficanti sono in stretto contatto con membri della guardia costiera libica, la stessa che dal 2017 l'Europa ha finanziato con oltre 90 milioni di euro per addestramenti e nuove imbarcazioni.

A fine autunno dello scorso anno, seppure con riserva, l'Italia ha rinnovato il memorandum d'intesa con la Libia inaugurato dall'allora ministro Minniti con cui, tra l'altro, supporta la guardia costiera con addestramento e mezzi, tanto che ha consegnato alla Libia 10 nuovi motoscafi a novembre 2019.

Nel 2019 la guardia costiera libica afferma di aver intercettato quasi 9mila persone in mare riportandole in Libia, dopo aver silenziosamente esteso la sua zona di salvataggio costiera a 100 miglia al largo dalle proprie coste con l'incoraggiamento europeo.

I migranti sono stati poi riportati nei centri di detenzione con estrema soddisfazione delle milizie che li gestiscono perché potranno così continuare la loro opera di sfruttamento. Un "giro" dal quale la guardia costiera è facilmente immaginabile che tragga nuovi compensi. 

Uno dei centri di detenzione più "attivi" in Libia è quello di Zawiya, gestito dalle milizie dei Martiri di al-Nasser. La guardia costiera di Zawiya è comandata da Abdurahman al-Milad (alias Bija), nei confronti del quale esiste una precisa denuncia da parte delle Nazioni Unite per crimini umanitari, lo stesso che venne accolto in Italia dalle autorità del nostro Paese per partecipare ad un incontro che aveva come tema la gestione dei migranti!

Nell'inchiesta pubblicata dall'Associated Press in cui è descritto in dettaglio quanto sopra solo brevemente riassunto si conferma quello che, in sostanza, è noto da tempo. Non sono tanto i migranti a procurare soldi ai trafficanti libici, ma l'Europa che li paga per tenere i migranti lontano dalle proprie coste. 

I migranti finiscono così per essere vittime dei libici (milizie, trafficanti, guardia costiera) e dell'Europa che fornisce loro il denaro che prende poi la strada della Tunisia, dove anche i libici senza residenza possono aprire conti bancari.