La NATO festeggia 75 anni. Arriverà a farne 100?
Al summit di Washington di questi giorni, la NATO vuole presentarsi in gran spolvero, sfoggiando due membri scandinavi in più e tanta voglia di far trionfare il bene e la democrazia in giro per il mondo. Osservando attentamente, però, si notano profonde fessure nella struttura portante dell’Alleanza. Le crepe si possono facilmente intonacare per nasconderle all’opinione pubblica, ma vi sono accademici ed esperti che individuano correttamente i problemi e riferiscono i timori che sentono nelle alte sfere.
Per esempio, il professore di relazioni internazionali del Macalester College del Minnesota Andrew Latham afferma con serenità che la NATO è destinata a finire. È solo una questione di tempo. Qualche anno ancora, fino al prossimo decennio magari, ma certamente non fino al 2049, cioè il centenario della firma del Patto Atlantico. L’organizzazione non è eterna, non poggia su principi permanenti, è esposta a tutti i difetti delle entità burocratiche di enormi dimensioni. La peggiore minaccia esistenziale che incombe su di essa è la trasformazione del panorama internazionale.
Quando venne concepita, il mondo era diviso in due blocchi guidati da due superpotenze in contrasto. La NATO aveva un ruolo perfettamente funzionale a quel contesto. Seguì un breve periodo di unipolarismo americano, nel quale l’Alleanza sembrava potersi incastrare bene, con qualche piccola modifica, anzi con delle migliorie (dal suo di punto di vista). Ma oggi siamo entrati nell’era del multipolarismo, alla quale la NATO non può adeguarsi senza snaturarsi del tutto oppure terminare le sue attività.
Secondo Anatol Lieven del Quincy Institute, fu la vittoria nella Guerra Fredda a generare una hybris e un’autocelebrazione che accecò i vertici occidentali sul piano strategico. La festa durò fino a quando gli USA furono in grado di farsi “poliziotti del mondo”, ma quel periodo è ormai finito.
La ricercatrice Jennifer Kavanagh sostiene i successi di fine XX secolo e dei primi anni del XXI nascondevano i semi del declino a cui assisteremo e che è iniziato già.