Se uno mi ruba la borsa, ruba dei soldi; è qualcosa e non è nulla;
erano miei, ora son suoi, come già furono di mill’altri.

Ma chi mi truffa il buon nome, o la mia degnità, mi porta via qualcosa che non arricchisce lui e fa di me un miserabile.  
William Shakespeare – Otello


Ribadisco la frase con la quale Goethe sintetizzò una profonda verità: “Il vero oscurantismo non consiste nell’impedire la diffusione di ciò che è vero, chiaro ed utile, ma nel mettere in circolazione ciò che è falso”.

Personalmente considero un gravissimo danno impedire alla verità di coniugarsi con la nostra esperienza quotidiana di vita, è la via che porta ad una crescita interiore e ad acquisire senso di responsabilità verso sé stessi e verso il prossimo chiunque sia e ha il potere di riflettersi in tutti i settori della vita privata e pubblica.

Si dovrebbe vivere una sola vita e di qualità e non contemporaneamente molteplici vite in base alle maschere che si indossano per l’occasione: vi sono molti eminenti cittadini che soffrono della sindrome del “camaleonte”, a forza di adeguarsi alle circostanze non sanno più chi sono eppure costoro hanno il potere di decidere delle nostre esistenze: quello che dobbiamo pensare, mangiare, indossare, chi votare e via dicendo.

Una conseguenza di ciò che ho appena detto è quanto sta accadendo alla nostra vita di relazione, questa si svolge principalmente sfruttando i mezzi di comunicazione che stanno soppiantando i rapporti sociali diretti, ormai molti si sentono più a loro agio a colloquiare tramite una chat con innumerevoli “amici” non accorgendosi del graduale ed irreversibile impoverimento che gliene deriva, si vivono sensazioni a danno di autentici sentimenti: tutto si sta spostando pericolosamente sul piano virtuale.

La persona come realtà sta scomparendo per lasciar posto a delle storie false, a pericolose forme di esibizionismo, a spettacoli indegni dove la vittima viene offerta ad una smisurata platea di sconosciuti che giudicano e condannano in un tribunale virtuale.

La stragrande maggioranza soprattutto dei giovani cerca visibilità a tutti i costi e questa si ottiene quando si attirano i così detti followers dai quali dipendono e allo stesso tempo sui quali possono esercitare un’influenza: è una nuova ed incontrollabile espressione di potere. È il potere della parola e dell’immagine alla portata di tutti senza assunzione di responsabilità per le conseguenze che ne derivano.

Ma anche la maggior parte dei rapporti sociali concreti sono, diciamolo chiaramente, di mediocre qualità, la vera amicizia è rara, oggi con questo termine si indicano quelle relazioni che possono servire alla bisogna, meglio se si pesca tra coloro che fanno parte del giro di “quelli che contano”.  

Un aspetto decadente della vita sociale del ceto medio-basso è l’ormai consolidato rituale delle cene dove si ampliano i propri contatti, questi sono giri “riservati” a chi appartiene a certe categorie di persone: non so per quale motivo ma mi fanno tornare in mente i “compagni di merenda”. Fermo restando che ogni cosa ha sempre un duplice aspetto, positivo o negativo, dipende dall’uso che se ne fa.

Sono stati gli americani gli iniziatori di questa nuova impostazione di vita: la società americana, nonostante emergano profonde contraddizioni e razzismo vi è comunque una diffusa coscienza civile perché in quella nazione si sono combattute le battagli civili più significative.

Da questa società sono partiti e ancor oggi partono impulsi di rinnovamento pur permanendo grandi contraddizioni, lo dimostrano personaggi come Martin Luther King, John e Robert Kennedy anche se sono stati uccisi per le loro idee. Non voglio parlare di Trump perché è la faccia oscura e potentissima della realtà economica dell’America, l’Italia ne ha sperimentato la sua politica estera per decenni.

Un elemento importantissimo che garantisce una lettura oggettiva della complessa realtà quotidiana statunitense è costituito dai giornali che non solo forniscono informazioni ma ognuno ha un settore specializzato nelle inchieste.

I giornalisti d’inchiesta sono la punta di diamante dei quotidiani, sono coraggiosi e dotati di un intuito particolare ma la dote che contraddistingue la buona stampa è la genuinità dei contenuti degli articoli in generale: vi è veramente una notevole libertà di stampa che vive perché offre costantemente un onesto servizio alla verità. È un buon servizio reso alla verità che garantisce alla democrazia interna di sopravvivere con tutte le sue umane contraddizioni e progredire sempre più.  

Le inchieste vengono preparate con cura, ogni informazione viene verificata diligentemente e dei buoni e fedeli avvocati stimano correttamente tutti i rischi legali che può incorrere il giornale e i suoi collaboratori quando affrontano argomenti molto delicati e toccano gli interessi dei potenti.

E sì, perché gli argomenti sono molto seri e riguardano i giganti dell’economia statunitense, personaggi pubblici, politici di altissimo rango: è stato il buon giornalismo a far dimettere un intrigante Presidente degli Stati Uniti, è lo strumento che vigila e nutre i valori democratici. In Italia invece chi ha intrapreso questa via ha fatto una fine tragica vedi Giuseppe Fava, Ilaria Alpi, Giancarlo Siani e molti altri ormai dimenticati.

Cosa offre il mercato italiano ai propri lettori? Quello che mi ha colpito è stato un titolo cubitale in prima pagina di un giornale a tiratura nazionale, sorretto da sostanziosi finanziamenti statali – SCEMI, PIU’ SCEMI – riferito ai membri del governo in carica quando il nostro premier stava avendo incontri ufficiali a Bruxelles.

In un paese civile la critica è d’obbligo ma deve essere costruttiva e rispettosa della dignità della controparte soprattutto quando questa rappresenta lo Stato in un momento critico. Ognuno ha il diritto di pensarla come vuole basta che gli argomenti siano concreti e affrontati senza pregiudizi, solo in Italia certi personaggi si possono permettere il lusso di insultare le istituzioni e restare al loro posto continuando a fornire indisturbatamente un mediocre servizio alla collettività.

Vi sono altre forme più sottili e pericolosissime di manipolazione della verità che ci vengono servite quotidianamente attraverso i mezzi di comunicazione utilizzati da carrieristi senza scrupoli che approfittano della disattenzione, indolenza, ignoranza e disinteresse di coloro che, attirati dalla forma e non dalla sostanza di ciò che gli propinano, si lasciano convertire e cadono in comportamenti autolesivi della loro libertà e individualità.  Mai come ora percepisco quanto sia “pesante” l’aria che si respira in questo Paese.

Coloro che giocano barando ormai non si nascondono più, quella che viene impropriamente indicata come politica mostra il volto sfigurato dai vizzi accumulati dalla gestione dei partiti, generati da anni di impunità, ipocrisia, vergognosi compromessi, faziosità e abusi di ogni genere: ciò che doveva incarnare il principio democratico della rappresentanza delle istanze dei cittadini è diventato di fatto una forza ostacolante che impedisce la crescita di una coscienza civile collettiva e personale per non parlare del grave danno economico e finanziario prodotto al paese.

Stranamente nell’arco di due anni emergono fatti e fattacci che sono la manifestazione del grande male che affligge la nostra società civile. La cronaca ci offre spaccati di vergognosi comportamenti frutto di privilegi di casta, che resteranno impuniti: la prescrizione è la bacchetta magica che cancella le responsabilità di chi doveva tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini. La catastrofe di Viareggio; la società Eternit; il caso Montedison in località Busi sul Tirino, la Moby Prince. Quelle sentenze sono un pericoloso segnale per la collettività, il sistema giudiziario non garantisce alcuna giustizia, la prescrizione svuota di fatto ogni iniziativa legittima: occorre disciplinare seriamente questa norma, limitarla a casi non troppo gravi perché gli avvocati la usano per decapitare la giustizia.

Si sono conclusi altri importanti processi ma le sentenze lasciano aperta la possibilità di approfondimenti e supplementi d’indagini come ad esempio sulla strage di Bologna (non è stato detto tutto) non si conoscono i mandanti ufficialmente; la sentenza sulla Trattativa, i giudici non hanno voluto chiudere definitivamente perché i conti non tornano e hanno ragione perché le conseguenze di quell’accordo le sperimentiamo sulla nostra pelle tutti i giorni e siamo costretti a subirle per non finire rovinati o peggio.    

Non bisogna aver paura di riconoscere che comunque i nodi sono arrivati al pettine, è tempo di guardare in faccia le verità scomode che cercavano di manifestarsi ma che venivano sistematicamente respinte da una diffusa indifferenza o peggio vigliaccheria, ora ci si presentano con crudele chiarezza e si deve accettare di rinunciare, volente o nolente, alla comoda noncuranza adottata finora. Il processo di decadenza della nostra società civile ed istituzionale è molto avanzato, l’attuale situazione pone in evidenza la serie di contraddizioni che hanno spinto una collettività su di un binario morto. La verità è un articolo difficile da trovare in questi tempi da lupi. Gli spazzi per la caccia senza regole di questi predatori si fanno sempre più ampi e gradualmente tali comportamenti concretizzano situazioni imprevedibili che minano sicurezze ed equilibri collettivi. La disinformazione miete vittime in una collettività superficiale e raggiunge facilmente lo scopo di pilotare scelte, modificare abitudini, condizionare comportamenti, si avvale di mezzi imponenti e di persone disposte a tutto per una carriera.

Rimangono isolati e indifesi coloro che non si adeguano a queste ingiuste regole del gioco, vengono colpiti vigliaccamente utilizzando la “macchina del fango” che tutto travolge: lavoro, famiglia, patrimoni, dignità, vita sociale e si può concludere con l’eliminazione fisica che resterà impunita. È impossibile porre rimedio agli effetti devastanti della diffamazione e della calunnia, strumenti economici, comodi ed efficaci a disposizione dei satrapi locali che utilizzano come casse di risonanza le loro “corti dei miracoli” composte da vili opportunisti che si prestano a tale scempio per “un caffè” sacrificando delle forze sane che hanno il coraggio di opporsi alle dannose ed illegali politiche locali.

L’arma della diffamazione, della calunnia e della falsa testimonianza è un sistema sicuro ed efficace per provocare la morte civile di una persona: lo sfregio sarà permanente e niente e nessuno potrà porvi rimedio. Le istituzioni non rappresentano più una garanzia per i cittadini onesti, anzi costituisco un pericolo ancora più grande, lo sa chi lo ha sperimentato sulla propria pelle, parlo per esperienza personale.

Palamara è solo il punto che conclude un lungo e vergognoso capitolo che non si vuole affrontare, solo facendo chiarezza si può voltare pagina, solo con una radicale pulizia si può restituire dignità ad una istituzione così importante e potente: tale potere nelle mani sbagliate è un’arma micidiale per la giustizia e la democrazia.  Non dimentichiamo quando il CSM rinnegò Giovanni Falcone preferendo Meli, il segnale fu chiarissimo: Questo non è dei nostri, fatene quello che volete!

È sulla verità che si può realizzare la giustizia e difendere la libertà, la si deve difendere combattendo con la forza dei nostri valori rinunciando incondizionatamente alla violenza e alla vendetta: oggi in Italia la parte lesa è la civiltà.