L'OHCHR, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, nei giorni scorsi aveva rilasciato un comunicato ufficiale per esprimere la propria preoccupazione per la detenzione preventiva di Ahed Tamimi, la ragazzina palestinese diventata simbolo della lotta contro l'occupazione israeliana della Cisgiordania per aver schiaffeggiato, preso a calci e aver cercato di allontanare dal cortile di casa due soldati dell'esercito dello Stato ebraico.
Ahed Tamimi, 16 anni, è stata arrestata dalle forze di sicurezza israeliane il 19 dicembre 2017, circa quattro giorni dopo gli eventi il 15 dicembre nel villaggio di Nabil Saleh, in Cisgiordania. Quanto accaduto è stato ripreso con uno smartphone da uno dei membri della famiglia e postato sui social media.
La ragazzina è stata accusata da un tribunale militare, il 1 gennaio 2018, di aver commesso ben 12 reati, tutti legati alla sicurezza. Le accuse includono l'assalto aggravato di un militare, il lancio di pietre e l'incitamento alla violenza, e sono collegate anche ad episodi accaduti in passato, alcuni risalenti ad aprile 2016.
«La Convenzione sui diritti dell'infanzia è chiara - aveva affermato James Heenan, capo dell'ufficio dell'OHCHR in Cisgiordania. - La privazione della libertà dei bambini può essere utilizzata solo come misura di ultima istanza e per il periodo più breve di tempo, nel rispetto della tutela dei diritti dei minori.»
Heenan aveva poi aggiunto che «le circostanze dell'arresto della ragazza sono profondamente preoccupanti, effettuato nel cuore della notte da soldati armati, seguito poi da un interrogatorio senza la presenza di un parente o di un avvocato, in violazione degli standard internazionali.»
L'avvocato di Ahed Tamimi, Gabi Lasky, ha poi dichiarato che durante l'interrogatorio la ragazzina è stata maltrattata e le sono state fatte minacce in relazione all'arresto di altri membri della sua famiglia. E non bisogna neppure dimenticare che la sua detenzione al di fuori della Cisgiordania è in violazione del diritto internazionale umanitario.
«Un caso per molti aspetti emblematico, quello di Ahed Tamimi, del modo in cui i bambini palestinesi sperimentano il sistema di giustizia israeliano in vigore nei territori occupati.»
Il 17 gennaio, i giudici militari israeliani hanno deciso che Ahed sarà processata a partire dal 31 gennaio, giorno del suo compleanno, e che resterà in carcere per tutta la durata del processo. Sua madre Nariman, è stata lei ad aver ripreso la scena postata poi su facebook, è stata a sua volta arrestata e sarà processata a partire dal 12 febbraio.
Ahed Tamini, in base alle accuse, rischia una condanna a 10 anni di carcere. Ma non è la sola, non maggiorenne, ad essere detenuta nelle carceri israeliane per presunti lanci di pietre contro forze di sicurezza o coloni israeliani. La Palestinian Prisoner's Society (PPS) ha dichiarato che proprio questo giovedì la polizia israeliana ha arrestato sei palestinesi a Gerusalemme Est, e tra questi tre minorenni, due dei quali hanno 14 e 15 anni.
B’tselem, organizzazione non governativa israeliana che si occupa di violazione dei diritti umani, dichiara che sono oltre 300 i minori palestinesi attualmente detenuti in Israele.