Esteri

Fitto, la garanzia per Meloni

Mentre sui giornali impazza la grottesca vicenda Sangiuliano, in Europa ci si sta preparando per la nuova commissione. Nelle ultime ore dalla Germania sono arrivate numerose indiscrezioni che dicono come per Fitto si profili un super ruolo oltre che la vicepresidenza esecutiva del Parlamento europeo. Prima l’autorevole De Welt, che solitamente non è stato mai troppo tenero con il nostro paese, ha scritto che per Fitto sarebbe pronta una delega all’economia oltre che una vicepresidenza esecutiva.

Si tratterebbe se fosse davvero così (ma il giornale tedesco da tempo sembra avere canali informativi assai attendibili a Bruxelles) di una clamorosa vittoria per Giorgia Meloni, dopo che molti avevano preconizzato un ruolo di ripiego per il nostro paese, dopo il voto contrario alla Von der Leyen da parte della delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo.  

Ma l'indiscrezione del giornale tedesco potrebbe risultare ancora più attendibile, dopo che dall'ultima riunione di gruppo dei popolari europei (il principale gruppo al Euro parlamento), di due giorni fa, sarebbe uscita una vera e propria consacrazione del commissario Fitto, e con la decisione di sostenerlo con convinzione, arrivando anche a chiedere per lui una vicepresidenza esecutiva.

Proprio la visita di Manfred Weber a Roma, a poche ore dalla nomina da parte del governo di Raffaele Fitto, abbastanza irrituale se si vuole, è servita a rafforzare la posizione del governo italiano e del suo commissario designato. Ecco perché si può ragionevolmente dire che Giorgia Meloni, anche in questo caso avrebbe dato l’ennesimo prova del raggiungimento di una grande autorevolezza a livello internazionale.

Come in una complicata partita a poker (o di burraco visto la predilezione della premier per questo gioco di carte) ha giocato a carte coperte fino alla fine, giocando d'astuzia e usando le sue armi diplomatiche con grande maestria, certo sicuramente è stata anche favorita dalla estrema debolezza interna di chi, come Scholz e soprattutto Macron, avrebbe potuto (e voluto) metterle i bastoni tra le ruote.

Una prova di questo è certamente la decisione di votare contro la vn der Leyen il 18 luglio scorso. Scelta criticata da molti, è vista come un azzardo che avrebbe potuto costare caro a lei e al paese. Ma alla fine invece anche quel voto contrario, tenuto appositamente segreto fino all’ultimo, si è rivelato come un surrettizio aiuto alla von der Leyen. In caso di voto favorevole della delegazione di Fdi, è probabile che nel gruppo di verdi e socialisti, ci sarebbero, a quel punto, stati molti più franchi tiratori, che avrebbero messo a serio rischio la sua elezione.

Ma i meriti di Meloni sono da dividersi certamente con quello che appare essere ormai uno degli uomini migliori non solo della compagine governativa, ma anche di tutta l’intera classe politica nostrana.

Nato a Maglie 55 anni fa. Raffaele Fitto è figlio d’arte. Il padre Salvatore è stato uno degli esponenti di punta della Dc pugliese, morto tragicamente in incidente d’auto, mentre da presidente della Puglia, faceva ritorno a casa. Per il giovane Raffaele Fitto quello è stato il classico “turning point” (meglio usare l’inglese dal momento che Fitto lo dovrà masticare parecchio da adesso ai prossimi cinque anni). Dimostrando già a quell'età una maturazione non comune, decide che vorrà seguire le orme paterne (il padre sarebbe senza dubbio orgogliosissimo della sua carriera, e come potrebbe non esserlo).

Dopo trent’anni in cui ha spesso bruciato le tappe (è stato a 31 anni il più giovane presidente della Puglia), ma sempre in punta di piedi e senza mai esagerare o pestare i piedi a qualcuno. E’ nella sua indole, magari arcigna per qualcuno (sorridepochissimo in pubblico, perché in privato si narra siainvece molto affabile), ma sempre al suo posto e sempre attento a non lasciare mai adito alle polemiche. Perché come dice spesso non conosce il significato della parolarancore, sentimento in grado di distruggere famiglie private e politiche.

Sempre attaccatissimo alla sua amata Puglia dove vivono i suoi tre figlio e la "straordinaria" moglie Adriana, ora per lui si preannuncia una nuova trasferta a Bruxelles, la sua seconda casa, forse più di Roma, dove uno con il suo carattere non può trovarsi proprio a suo agio. L’Europa è da tempo un territorio amico, conosce le alchimie e i bizantinismi di Bruxelles a menadito. Ha ottimi rapporti con tutti, alleati e oppositori.

È molto amico di Weber, ma anche di Metsola, la presidente dell’europarlamento e naturalmente della Von der Leyen, che per lui, si dice, straveda. E’ soprattutto grazie a lui e al suo lavoro, in qualità di copresidente dell’Ecr (carica ereditata ora da Nicola Procaccini, che sta seguendo egregiamente le sue orme) se il gruppo dei conservatori è diventata una forza importante di peso all’interno dell’Europarlamento. Per anni ha costruito una tela di rapporti, che ora sono stati utilissimi prima per la delicatissima gestione del Pnrr, ed ora per la nomina a commissario.

La premier Giorgia Meloni se avesse la bacchetta magica, forse lo avrebbe clonato, così da tenerne uno ad occuparsi del Pnrr, cosa fatta fino ad ora egregiamente, ed un altro da mandare a Bruxelles. Ma l’importanza di avere un ruolo adeguato al rango del nostro paese era troppo importante, e nessuno meglio di lui poteva dare questa garanzia. Si tratta di vedere la prossima settimana (probabilmente il giorno 11) quale delega effettivamente spetterà al superministro salentino, ma tutto lascia presagire che sarà proprio lui uno degli uomini forti della prossima commissione.

Autore Vincent Caccioppoli
Categoria Esteri
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