Oggi è stata ulteriormente incrinata la credibilità della Lega e di Matteo Salvini, quest'ultimo definito oggi da Alessandro Di Battista "bugiardo", impegnato a mentire, con la sua difesa sul caso Russia-Savoini ridicola.
Gianluca Savoini nel pomeriggio si è presentato davanti ai magistrati milanesi Spadaro e Ruta, da cui è indagato per corruzione internazionale e che nei giorni scorsi gli avevano notificato un avviso a comparire per questo lunedì.
Nonostante l'interrogatorio si sia svolto in un luogo segreto, lontano da giornalisti e telecamere, le agenzie hanno fatto sapere che Savoini ha dichiarato ai PM di avvalersi della facoltà di non rispondere. Pertanto, l'interrogatorio appena iniziato si è praticamente concluso subito dopo.
Dal punto di vista mediatico, dopo i goffi tentativi di Salvini di non dar peso all'incontro del Metropol definendolo una falsa notizia e facendo pure finta di non aver avuto rapporti nell'ultimo periodo con Savoini (venendo poi smentito da email, foto e dichiarazioni), oggi registriamo una non spiegazione dell'accaduto ai giudici da parte del suo principale protagonista.
Le strategie giudiziarie, ovviamente, non sono commentabili. La legge prevede la possibilità per un indagato di decidere se rispondere o meno ad un magistrato sui fatti di cui viene accusato. Spesso è l'avvocato che consiglia tale strategia. Pertanto, in base a ciò non è possibile affermare che Savoini sia colpevole di un qualche reato.
Dal punto di vista mediatico e della propaganda politica, però, quanto accaduto oggi non è possibile non definirlo un autogol per Savoini, la Lega e Salvini.
Infatti, il cittadino qualunque adesso non può non riflettere sulla domanda che dal silenzio di Savoini sorge spontanea: "Ma se in quell'incontro - che c'è stato e che nessuno smentisce - non si è discusso di nulla di male, perché allora uno dovrebbe cautelarsi rifiutandosi di rispondere ai magistrati"?
È evidente che il cittadino qualunque, in questo modo, ha tutto il diritto di pensar male! E per la Lega, evidentemente, in questo momento il pensar male del cittadino qualunque è preferibile al fargli conoscere la verità su quanto accaduto.