Le cronache dei media di molti Paesi sono occupate dalle notizie delle manifestazioni, anche violente, che in questi giorni si registrano negli Stati Uniti a seguito dell'omicidio, ripreso in un video, commesso da dei poliziotti durante l'arresto di un cittadino afroamericano.
Nonostante le immagini fossero inequivocabili, lo Stato del Minnesota non era intervenuto per prendere alcun provvedimento giudiziario nei confronti dei responsabili dell'omicidio. L'indignazione, anche internazionale, per quanto mostrato nel video ha scatenato manifestazioni e proteste violente che da Minneapolis, dove è avvenuto il fatto, si sono poi estese a molte altre città americane.
Mentre l'opinione pubblica internazionale si indigna per quello che accade negli Stati Uniti, non pare aver molto interesse, giudicandolo probabilmente normale, se non addirittura dovuto, per quanto accade in Medio Oriente, e in particolar modo in Cisgiordania.
Un piccolo promemoria di alcuni dei fatti avvenuti negli ultimi giorni.
Nello scorso fine settimana, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso due giovani palestinesi in meno di ventiquattro ore, uno a Gerusalemme e l'altro a Ramallah.
Uno è stato ucciso ad un checkpoint di Gerusalemme Est, nella città vecchia, colpito con due proiettili alle spalle dalla polizia israeliana, che lo ha inseguito perché non si sarebbe fermato all'alt. Il giovane era una persona con disabilità.
L'altro era alla guida della sua auto ed è stato ucciso nei pressi di un insediamento di coloni israeliani vicino al villaggio di Nabi Saleh, situato a nord-ovest di Ramallah, perché, secondo la polizia, avrebbe cercato di entrare nell'insediamento di Halamish, mentre secondo fonti palestinesi avrebbe semplicemente cercato di evitare i soldati israeliani che ne erano schierati a guardia.
Nelle scorse ore, a pochi km a nord di Gerusalemme, le forze di occupazione israeliane hanno demolito 4 abitazioni di una famiglia palestinese, perché abusive. Il proprietario delle case abusive aveva fatto ricorso in tribunale per bloccare la demolizione, ma quanto da lui prodotto non era stato registrato dalla cancelleria per ritardi causati dal lockdown Covid. Inutile aggiungere che da anni la municipalità di Gerusalemme rilascia permessi di costruzione agli ebrei israeliani e li nega sistematicamente ai palestinesi.
E quelli sopra riportati sono gli ultimi degli episodi che da decenni si registrano, ogni settimana, nei Territori Occupati da Israele, senza che ciò provochi la benché minima indignazione nell'opinione pubblica internazionale, come se i soprusi commessi dallo Stato ebraico fossero dovuti.
Forse è arrivato il momento per allargare l'orizzonte della nostra indignazione e dire basta, non solo al comportamento fascista della polizia americana a supporto della discriminazione nei confronti dei neri d'America, ma anche al comportamento fascista dello Stato ebraico israeliano che, dopo aver creato un regime di apartheid, adesso vuole pure annettersi parte della Cisgiordania... ovviamente con il beneplacito degli Stati Uniti.