Esteri

Dopo l'assalto al Campidoglio quali potrebbero essere le conseguenze per Trump?

Dopo l'attacco al Campidoglio da parte dei sostenitori di Trump, fomentati poco prima dallo stesso presidente in carica, negli Stati Uniti si è acceso il dibattito se quanto accaduto debba o meno avere conseguenze immediate Donald Trump.

La sua colpa? Aver creato un clima di sfiducia e contrapposizione nei confronti delle istituzioni del Paese, tramite false affermazioni con cui ha cercato di dimostrare che la sua mancata rielezione sarebbe avvenuta a seguito di brogli di cui però nessuno è riuscito a trovare prove... persino il suo ex ministro della Giustizia, Barr.

E visto quanto accaduto ieri, negli Stati Uniti si chiedono di cos'altro potrà esser capace Trump per evitare di dover lasciare la Casa Bianca.

Di conseguenza, l'ipotesi di rimuoverlo dall'incarico prima del 20 gennaio diventa sempre più probabile.

Ma di che cosa potrebbe essere accusato Donald Trump? Secondo alcuni costituzionalisti di aver fomentato la sedizione o di aver tentato di rovesciare il Governo degli Stati Uniti.


Nel caso fossero i democratici ad agire nei confronti di Trump, la strada per loro sarebbe quella dell'impeachment, con una procedura che inizierebbe dalla Camera, dove i dem hanno la maggioranza necessaria per far passare la richiesta, che però, quasi certamente, si arenerebbe al Senato, per il fatto che per essere approvata dovrebbe essere appoggiata da 2/3 dell'Aula che è praticamente divisa a metà tra dem e GOP, di cui una parte rappresentanti dell'estremismo di destra.


E se fossero gli stessi vertici del partito repubblicano a voler rimuovere Trump? Il Great Old Party ha "sdoganato" l'estremismo di destra per catturare i voti dei sostenitori del Tea Party al tempo delle elezioni che poi videro l'affermazione di Obama. Ma i repubblicani all'interno delle istituzioni Usa, prima di allora, non erano poi così tanto diversi dai democratici, come dimostrava la scelta di McCain com sfidante di Obama.

Oggi i repubblicani potrebbero rivedere la loro posizione per evitare che il GOP in futuro paghi le conseguenze delle violenze del 6 gennaio nel voto degli elettori moderati.

In quel caso i membri del Governo, alleati di Trump, dovrebbero invocare l'applicazione del del 25° emendamento, ratificato nel 1967 sulla scia dell'assassinio del presidente Kennedy, avvenuto nel 1963, per stabilire come far procedere la macchina pubblica in caso di indisponibilità - qualunque sia il motivo - del presidente in carica.

La sezione 4 del 25° emendamento affronta le situazioni in cui un presidente non è in grado di svolgere il proprio lavoro senza però dimettersi volontariamente. Una possibilità che chi ha redatto la norma prevedeva in un'incapacità fisica o mentale dovuta, ad esempio, ad una malattia, ma che seconldo alcuni giuristi può anche applicarsi a un presidente che è pericolosamente inadatto a ricoprire il proprio incarico.

Gli unici che potrebbero attivare il 25° emendamento sono Pence e la maggioranza dei membri del gabinetto di Trump, che ne dovrebbero richiedere la rimozione. In quel caso, Pence sostituirebbe Trump che, però potrebbe non accettare l'ammutinamento e la conseguente estromissione dallo studio ovale.

A quel punto, formalmente, Trump potrebbe pretendere di essere reintegrato nell'incarico in modo da riprendere il proprio lavoro. Se Pence e gli altri membri del Governo non si opponessero, Trump continuerebbe a fare il presidente.

In caso contrario la questione investirebbe il Congresso che si dovrebbe esprimere con una maggioranza di 2/3 per estromettere Trump. Nel frattempo, però, Pence continuerebbe a ricoprire il ruolo di presidente, finché i due rami del parlamento non avessero espresso il loro voto.

Ma a quel punto la Camera, controllata dai democratici, potrebbe semplicemente ritardare il voto sulla controversia fino alla fine del mandato di Trump, con il risultato di estrometterlo dall'incarico fino al 20 gennaio, data dell'insediamento di Biden.

Autore Antonio Gui
Categoria Esteri
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