Roma, il referendum su Atac è anche un referendum su Virginia Raggi. Sarà promossa o bocciata?
Sì Mobilitiamo Roma è il comitato promotore del referendum con cui domenica 11 novembre i romani sono chiamati a decidere se riformare o meno la gestione del servizio dei trasporti nella Capitale, oggi affidato ad Atac, società direttamente controllata dal Comune di Roma.
Atac dà lavoro ad oltre 12mila dipendenti, è oberata da 1,3 miliardi di debiti e la sindaca Virginia Raggi, per provare a risistemarne i conti, ha chiesto un concordato con i creditori prorogando, nel frattempo, il contratto che affida all'azienda la gestione del trasporto pubblico a Roma (500 milioni all'anno) fino al 2021.
Su che cosa sono chiamati a votare, dalle 8 alle 20, i romani nei seggi in cui si dovranno presentare muniti di tessera elettorale e di un documento di riconoscimento? Questi sono i due quesiti su cui dovranno dire Sì oppure No:
Quesito n. 1“Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia mediante gare pubbliche, anche ad una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e della ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?”Quesito n. 2“Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?”
Chi sostiene il referendum, promosso da una raccolta di 33mila firme a supporto, mira - in base a quanto dichiarato dal presidente del comitato promotore e deputato di +Europa, Riccardo Magi - a "recidere il rapporto malato e perverso tra Roma e Atac" mettendo a gara il servizio di trasporto pubblico, per porre fine ad una situazione in cui "finora sindaci e assessori si sono comportati come i proprietari di un’azienda fallita, anziché come il soggetto pubblico capace di far garantire ai cittadini un servizio".
Alla pagina "faq" del sito web del comitato che sostiene il referendum sono elencate le ragioni a sostegno del Sì. Per quanto riguarda l'attuale andamento di Atac, almeno dal punto di vista dei conti, nei primi 6 mesi del 2018 l'azienda ha fatto registrare un utile netto di 5 milioni di euro. Non un risultato eclatante, ma neppure da buttare, considerando quanto accadeva in passato!
Dal punto di vista politico, va sottolineato che questo referendum è promosso da un comitato i cui componenti fanno riferimento all'area del Partito Radicale che si oppone, a livello nazionale, all'attuale maggioranza di Governo e non ha alcuna sintonia con il Movimento 5 Stelle, specialmente dopo la sua svolta a destra dopo l'alleanza con la Lega.
Ad appoggiare il Sì, oltre ai Radicali, ci sono il Partito Democratico e Forza Italia. A favore del No, oltre ai sindacati, la sinistra radicale, la Lega e, naturalmente, il Movimento 5 Stelle. Naturalmente perché, come detto in precedenza, la Raggi ha optato per una linea d'intervento sul trasporto pubblico a Roma che prevede il risanamento di Atac attraverso il concordato preventivo.
Nonostante le posizioni non rispecchino esattamente le divisioni politiche sia a livello nazionale che locale, questo referendum, gioco forza, sarà comunque interpretato come un Sì o un No all'attuale sindaca di Roma, Virginia Raggi.
Ieri la Raggi ha vinto la sua prima battaglia con l'assoluzione nel processo che, in base al codice etico dei 5 Stelle, avrebbe potuto mettere a rischio il prosieguo della sua esperienza di sindaco. Domenica l'attende una nuova sfida.
Lo spoglio inizierà subito dopo le 20.