Puigdemont proclama l'indipendenza... ma non subito, in attesa di un dialogo che Madrid, ufficialmente, ha già negato
È slittata di un'ora la dichiarazione di Puigdemont al Parlamento catalano per cercare un compromesso che potesse ricomporre lo scontro con Madrid.
Compromesso che è stato illustrato alla fine dell'intervento in cui il presidente catalano ha riassunto i motivi storici, culturali, politici ed economici che giustificano la richiesta d'indipendenza della regione dal resto del Paese.
Così Puigdemont ha promesso di farsi carico del mandato popolare che chiede che la Catalogna diventi una repubblica autonoma indipendente sotto forma di Repubblica, ma allo stesso tempo ha proposto al Parlamento di sospendere gli effetti della dichiarazione di indipendenza per stabilire un processo di dialogo.
Nel suo discorso, questi sono alcuni dei punti principali toccati da Puigdemont.
La dichiarazione d'indipendenza non è una dichiarazione contro la Spagna o contro gli spagnoli, al contrario, è un mezzo per dialogare meglio con loro. Finora la relazione non ha funzionato.
Noi non siamo criminali, non siamo pazzi, non siamo delinquenti, non siamo golpisti. Siamo solo persone normali che vogliono esprimersi.
Le richieste catalane sono sempre state espresse in modo pacifico e dalla maggioranza ottenuta nei seggi.
Dal punto di vista dell'autogoverno, gli ultimi sette anni sono stati i peggiori degli ultimi quattro decenni. C'è stata una limitazione delle competenze ed un totale disprezzo contro la lingua, la cultura e il modo di vivere della Catalogna.
Milioni di cittadini sono pertanto giunti alla conclusione che l'unico modo di garantire la convivenza è che la Catalogna si costituisca in uno Stato.
Per quanto riguarda il governo di Madrid, la soluzione proposta da Puigdemont è comunque inaccettabile perché implica comunque l'accettazione del referendum e del suo risultato, mentre per Madrid è incostituzionale e, di conseguenza, illegale. Quindi a che cosa possa servire e come si possa concretizzare in qualcosa di utile per il dialogo questo allungamento dei tempi è al momento difficile da comprendere, anche se forse potrà esser più chiaro nei prossimi giorni.
Nel Parlamento catalano, le forze di maggioranza che supportano il governo di Puigdemont, non prescindono dal fatto che il voto del 1 ottobre sia ormai un mandato vincolate con cui i catalani hanno impegnato la Generalitat a dichiarare l'indipendenza, però supportano la scelta di sospenderla fino a che non si sia esaurita la possibilità di un dialogo, anche se non si sa bene con chi, visto che da Madrid hanno fatto sapere di non essere propensi a trattative di alcun genere.
Ci sarebbe poi anche la questione di lana caprina relativa al fatto che Puigdemont, con la sua decisione, avrebbe commesso un assurdo logico sospendendo l'indipendenza della Catalogna senza ancora averla proclamata... ma è inutile scavare oltre su questo aspetto.
Attualmente quello che è accaduto stasera è riassumibile in un rimandare ad altra data una decisione che, a questo punto, pure Barcellona sembrerebbe temere senza però che vi sia alcuna garanzia che Madrid accetti un qualche accordo, a meno che non intervenga l'Europa o, meglio ancora la Germania, a districare la situazione.