È da qualche giorno che sul web e sui giornali molti parlano, sempre più frequentemente, del ‘catcalling’, un fenomeno sempre più crescente (purtroppo): le molestie verbali che, secondo gli ultimi dati dall’ISTAT, l’87% delle donne hanno subìto almeno una volta nella vita.

L’espressione ‘catcalling’ viene da uno strumento utilizzato a teatro nel 1600 in Inghilterra dagli spettatori in segno di disapprovazione, il catcall, il cui suono, stridulo, era simile a quello di un gatto.

Molti, spesso, minimizzano il fenomeno del catcalling e sminuiscono questa forma di violenza. Sì, perché fischi, suonate di clacson poco desiderate, commenti volgari o ancora effusioni fisiche rivolte a noi donne per strada sono una vera e propria violenza. Un vestito corto o scollato, una foto in costume, il seno di fuori o le gambe scoperte non vi danno assolutamente il consenso di esprimere commenti poco graditi o di fischiarci dietro, perché, sia chiaro, il catcalling non è la conseguenza al nostro vestirci o al nostro modo di porci per strada. 

‘Ma com’eri vestita?’
‘Vabbè, se l’è cercata’
‘Non vi lamentate, vestite in quel modo, se poi qualcuno vi violenta...’

Le donne si sentono umiliate, disgustate, depresse, stufe, ma soprattutto stanche. Siamo stanche di subire ogni giorno questo fenomeno che tanti non fanno altro che sminuire. Come sempre l’impatto emotivo della donna non è considerato e, anche se spesso siamo viste come quelle che non sanno più apprezzare neanche un complimento, che vogliono passare da vittime sempre e che vogliono lamentarsi per ogni cosa, le conseguenze del catcalling sono, spesso, devastanti: bassa autostima, sconforto, vergogna, disagio, deterioramento interiore, depressione... 

Ognuno è libero di vestirsi e di porsi come vuole e non è sicuramente una gamba di fuori o una foto in costume ad autorizzarvi ad esprimere quello che voi pensiate sia un complimento, ma che in realtà deteriora e logora dentro. Perciò, il reato di catcalling dovrebbe essere, così come accade in molti Paesi, come la Francia o le Filippine o ancora alcuni Stati americani,  introdotto a livello globale, compreso lo Stato Italiano.

Perché dobbiamo vivere costantemente nella paura e non possiamo mai sentirci al sicuro? Perché dobbiamo spaventarci di tornare da sole a casa tardi o semplicemente dobbiamo aver paura di andare in giro di sera da sole? Perché dobbiamo aver paura di indossare un top più scollato o un vestito un po’ più corto? Perché non veniamo rispettate? Per fare un complimento ad una ragazza non c’è bisogno di fischiarle dietro come se fosse un cane, non c’è bisogno di fare commenti volgari non richiesti.

Non è normale che per sentirci sicure dobbiamo vestirci in un determinato modo e non dobbiamo frequentare determinati luoghi da sole, perché sennò ce la siamo cercata. Dobbiamo lottare contro l’insensibilità e l’indifferenza, ma soprattutto dobbiamo combattere per abbattere quel muro del silenzio dinanzi ad atteggiamenti come fischi, effusioni fisiche o commenti non graditi reputati normali dalla società. Non è normale che sia normale.

Il catcalling non è un complimento.