Ritorniamo alle celebrazioni del Giorno del Ricordo. Quali sono i significati e le implicazioni politiche nello stabilire la celebrazione di questa giornata il 10 febbraio, giorno della firma del trattato di pace di Parigi?
Io trovo vergognoso trasformare una giornata che sancisce la fine della guerra, cioè il ritorno alla pace, in una giornata di lutto nazionale, non credo ci sia molto altro da aggiungere. Riusciamo a immaginare le reazioni che si scatenerebbero in altri paesi qualora la Germania, con i suoi 12 milioni di esuli alla fine del conflitto, decidesse di istituire una giornata simile per celebrare le proprie vittime cadute per mano sovietica, americana o inglese durante la Seconda Guerra Mondiale?Concludendo, se davvero stiamo assistendo a un tentativo di manipolazione degli eventi storici a favore di una narrazione che senza tanti eufemismi potremmo considerare una vera e propria opera di propaganda trainata dalle destre filofasciste, quali sono le responsabilità della sinistra istituzionale che non solo sembra non voler porre freno alcuno a questa opera di falsificazione ma che addirittura sembra volerla assecondare?Purtroppo la sinistra istituzionale, mi si scusi il termine, si è calata le brache. La demonizzazione del comunismo, il conseguente ripudio dell'ex PCI della propria storia (compreso ciò che aveva diversificato Botteghe Oscure da Mosca), la dissoluzione della Jugoslavia, il fuggi fuggi degli intellettuali dall'alveo della sinistra in cui si erano formati, la propaganda televisiva e la sempre più pesante egemonia del centrodestra (berlusconiano e neofascista) nei media, hanno portato l'elite politica e culturale del centrosinistra ad allinearsi perfettamente alle posizioni della destra. Mi colpisce molto anche il cambio di terminologia: fino a tutti gli anni '80 nessuno a sinistra usava mai la parola patria intendendo lo stato italiano, utilizzando piuttosto il termine paese. Oggi, invece, nei discorsi ufficiali quest'ultimo vocabolo sembra sparito.L'inizio del tracollo è stato il funesto incontro Fini-Violante del 1998, che permise ai neofascisti di imporre la propria vulgata, con Violante pronto a scaricare tutte le responsabilità storiche sulla (defunta) Jugoslavia, a condividere l'omissione dei crimini italiani in Jugoslavia e ad avvalorare il cliché delle vittime uccise in quanto italiane.Un'altra grave responsabilità va ascritta all'ex presidente Napolitano, capace con il suo discorso del 2007 di creare addirittura un incidente diplomatico tra Italia e Croazia parlando di “furia sanguinaria”, “disegno annessionistico” e “pulizia etnica”, dunque sposando in pieno sia i concetti che la più becera terminologia della destra.Purtroppo assistiamo sempre di più ad una “sinistra” del tutto succube alla narrazione della destra più sciovinista, capace di allinearsi a qualsiasi retorica nazionalista e patriottarda pur di raccattare i voti dell'elettorato di centro, ormai più sensibile a inni e bandiere che ai veri problemi sociali del paese.

Così si conclude l'articolo “E allora le foibe?” in cui Elisa Brunelli intervista lo storico triestino Piero Purich, che spiega la retorica e i falsi miti che accompagnano il Giorno del Ricordo, voluto dalla destra neofascista per celebrare i carnefici assurti a eroi.

Ricorrendo all'ipocrisia e alle falsità si vuole convincere un intero Paese che i fascisti, in fondo, erano brava gente, in modo da far passare il fascismo come un bene rifugio dell'Italia, da conservare e prendere ad esempio, escludendo solo quello che la propaganda delle destre non è ancora riuscita a manipolare. 

Così chi non nega che le foibe siano da considerarsi un crimine, ma ne condanna invece l'uso che se ne è fatto come propaganda per legittimare la destra neofascista, finisce per essere un reprobo, quasi un pazzo criminale.

Ultimo di questa lista Tomaso Montanari che qualche giorno fa, dalle pagine del Fatto Quotidiano, ha tentato di ricordare tale semplice  verità, definendo il Giorno del Ricordo quello che è: una falsificazione storica!

Un problema per le destre neofasciste e becere che bivaccano in questo disgraziatissimo Paese. 

Così i fratelli della Meloni hanno dato fuori di melone accusando Montanari di negazionismo, chiedendone le dimissioni dalla qualunque. Sulla stessa linea l'altra forza politica di destra che invece del populismo fa del l'iperliberismo la sua bandiera: Italia (più morta che) Viva. Queste le dichiarazioni di un o dei tanti pretoriani renziani, Ettore Rosato:

Gravissime le affermazioni che Tomaso Montanari, rettore dell’Universita per stranieri di Siena, ha fatto sul Fatto Quotidiano definendo revisionismo storico la legge, approvata quasi all’unanimità dal Parlamento italiano nel 2004, che ha istituito il Giorno del Ricordo.Un uomo di cultura, chiamato in ruolo così importante per la crescita delle prossime generazioni, non dovrebbe negare una pagina di storia drammatica che purtroppo per molti anni è stata sottaciuta anche nel nostro Paese.Riconoscere le vittime delle foibe e dell’esodo è doveroso. Un atto che rientra, peraltro, in un percorso faticoso di pacificazione e costruzione di una memoria che superi le divisioni del secolo scorso.Conoscere la storia, i drammi del ‘900, ci consente di realizzare un’Europa più unita e forte come la straordinaria immagine del luglio 2020 del presidente Mattarella e del presidente Pacor ci ha insegnato.

In pratica, quella di Rosato è una memoria smemorata, che può essere alimentata dall'ignoranza o dalla volontà di perseguire altri fini. Chi volesse invece coltivare una memoria storica può leggersi anche quest'altro articolo pubblicato su Left, dal titolo «Una sinistra democratica è ciò che vogliamo», dice Pahor…
 


Foto, 31 luglio 1942: soldati dell'Esercito Italiano fucilano cinque ostaggi Sloveni di Dane, Loška Dolina. I nomi delle vittime sono: Franc Žnidaršič, Janez Kranjc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič ed Edvard Škerbec