Dopo la disastrosa esperienza di Rizzoli come designatore arbitrale, si è pensato bene di sostituirlo con un ex arbitro... ancor più disastroso di lui, Gianluca Rocchi. Naturalmente la stampa non lo dice solo perché i disastri non riguardano le squadre con il maggior numero di tifosi, che garantiscono pertanto maggiori entrate economiche... così, nessuno si pone domande sulla regolarità del campionato.
Però, a guardar bene, quando le regole vengono stravolte e gli interventi vengono giudicati fallosi o meno in base a chi li compie o a chi li subisce è giusto iniziare a chiedersi se valga la pena guardare una partita o una classifica quando, sfacciatamente, l'esito delle gare è così palesemente pilotato.
Per commentare quanto accaduto sabato in Inter - Venezia in relazione al fallo di Dzeko su Modolo, la stampa sportiva si è affannata nel voler giustificare la mancata sanzione per l'intervento dell'attaccante nerazzurro sul giocatore del Venezia perché, dopo il contatto, la squadra veneta era tornata in possesso del pallone per ben due volte con Ceccaroni, il cui rinvio viene poi rimpallato e da lì si sviluppa l'azione che porterà all'1-1. Il difensore del Venezia avrebbe invece dovuto mettere fuori la sfera per fermare il gioco.
Da protocollo Var, sono soggetti a revisione solo gli episodi che riguardano l’azione che porta al gol, mentre quando c’è un cambio di possesso, parte una nuova azione: in pratica, il contatto Dzeko-Modolo avviene in un’azione precedente e quindi non può portare a una rewiev da parte del Var.
Così fanno festa i giornali sportivi, dimenticandosi però di un particolare: il fallo di Dzeko era da espulsione. Una gomitata volontaria alla testa di un avversario è sempre da espulsione. Ancor di più se procura un danno evidente come quello tra tempia e arcata sopraccigliare di Modolo. Ma per Marchetti, arbitro in campo, e Mazzoleni, arbitro al Var, le gomitate in faccia da parte di un giocatore dell'Inter sono dovute. La stampa sportiva, tutta, è dello stesso avviso.
Provate a immaginare che cosa sarebbe accaduto a pareti inverse. Lunedì, invece dell'elezione del capo dello Stato, il Parlamento sarebbe stato riunito in seduta comune per discutere di quanto accaduto e prendere provvedimenti in merito.
Domenica abbiamo avuto un'ulteriore dimostrazione dell'ottimo lavoro di Rocchi come designatore con la prestazione del bolognese Aureliano, anche lui come Pairetto... arbitro figlio di arbitro, che ha fatto di tutto, con il supporto di Maresca al Var, per indirizzare l'esito della partita tra Cagliari e Fiorentina in favore dei sardi.
È vero, Aureliano ha cominciato male perché è stato costretto a fischiare un rigore contro il Cagliari, ma si è ben guardato dall'ammonire il giocatore che lo ha commesso, cosa che a termini di regolamento era dovuta in base al tipo di fallo commesso. Però poi Aureliano si è rifatto fischiando falli a ripetizioni contro i giocatori della Fiorentina per qualsiasi contrasto di gioco. Curiosamente, però, non accadeva a lo stesso per i giocatori del Cagliari.
Ma il meglio di sé l'arbitro bolognese lo ha dato quando ha concesso un rigore al Cagliari per un mani in area di Odriozola che non era evidente neppure al replay. Ma il Var ha confermato il rigore. Peccato però che il mani in area era conseguente ad una spinta di Joao Pedro che aveva sbilanciato l'esterno viola, che per questo aveva alzato istintivamente entrambe le braccia. Ma il Var ha confermato il rigore e in questo caso Aureliano ha addirittura espulso il giocatore della Viola nonostante la palla fosse destinata non ad entrare in porta ma ad uscire a fondo campo, facendo restare la squadra in dieci.
Ma non è un caso perché Aureliano è definito un arbitro casalingo che ha nel Cagliari una delle sue squadre del cuore... a memoria, prima di questo match aveva arbitrato 5 volte i sardi che avevano vinto 4 di quegli incontri. Purtroppo per Aureliano, nonostante l'impegno messo in campo, la partita è finita in parità 1-1.
In ogni caso, come a San Siro, a uscire sconfitta è ancora una volta la credibilità del calcio in Italia. E viene da sorridere che il presidente della Figc abbia da ridire se il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, abbia definito "motherfucker" alcuni personaggi ai vertici del calcio italiano.