Questa domenica, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato la strage di Piazza Fontana con le seguenti parole:

«Il micidiale ordigno che 52 anni or sono venne fatto esplodere nella sede della Banca nazionale dell'Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, distrusse vite innocenti, sconvolse il Paese, diede avvio a una scia di sangue e terrore che la nostra comunità riuscì a fermare solo dopo anni di impegno e sofferenze.La memoria di quel feroce attentato resta indelebile nella storia della Repubblica. Venne concepito ed eseguito allo scopo di colpire la democrazia nata dalla lotta di Liberazione, di interrompere il processo di crescita nella partecipazione e nei diritti, di volgere in senso autoritario le istituzioni volute dalla Carta costituzionale.Le lunghe vicende processuali hanno lasciato vuoti e verità non pienamente svelate. Si tratta di ferite aperte, non soltanto per le famiglie delle vittime, ma per la Repubblica intera. Tuttavia, nonostante manipolazioni e depistaggi, emerge nettamente dal lavoro di indagine e dalle sentenze definitive la matrice eversiva neofascista e l'attacco deliberato alla vita democratica del Paese.Tutto questo è stato chiaro ben presto alla città di Milano e alla comunità nazionale. La risposta unitaria, solidale, di popolo contro il terrorismo, e contro tutti i terrorismi che insanguinarono l'Italia dopo piazza Fontana, è risultata decisiva per isolare, sradicare e quindi sconfiggere l'eversione. La prova a cui l'Italia venne sottoposta fu drammatica. Ma vinse la democrazia, e con essa prevalsero i valori di cui la Costituzione è espressione.Anche per questo è necessario fare memoria. La democrazia è un bene prezioso che va continuamente difeso e ravvivato. E l'unità che il nostro popolo ha saputo manifestare, quando l'aggressione ha riguardato i diritti fondamentali della persona e le basi stesse della convivenza, costituisce un patrimonio tuttora prezioso.Passare il testimone alle generazioni più giovani vuol dire trasmettere quella civiltà che è frutto di storia, di cultura, di sacrificio e intelligenza collettiva».

Finalmente abbiamo appurato che, almeno in passato, l'Italia ha dovuto fare i conti con i neofascisti. Quindi, è evidente, che il neofascismo non è stata un'invenzione.

Ieri i nuovi fascisti organizzavano stragi e colpi di Stato per  ritornare al potere, mentre oggi i nuovi fascisti utilizzano i social e si definiscono sovranisti per mascherare, ma neppure tanto, il becero nazionalismo anti tutto a supporto dell'ancor più becero slogan "dio, patria e famiglia", come se determinati argomenti debbano essere per forza collegati tra loro o debbano essere di esclusiva appartenenza a determinate forze politiche.

E se qualcuno di loro si fa smascherare mentre inneggia a Hitler e Mussolini, celebrando la marcia su Roma a forza di saluti romani (che con l'antica Roma non hanno mai avuto nulla a che vedere), allora sono necessarie "cento ore de girado" per avere la riprova che il fascismo ha trovato un'altra via, più facile, comoda e subdola per ritornare ad occupare le istituzioni in modo da poter negare proprio quei "diritti fondamentali della persona" garantiti dalla Costituzione.

E dovremmo far finta di niente e fare i simpatici con le giorgie e i mattei e trovare normale quello che dicono e sfacciatamente si sforzano di rappresentare?

Crediti immagine: Presidenza della Repubblica