Esteri

Paura dei preti sposati? Abolizione celibato e riammissione preti sposati al ministero questioni distinte

"Great cry and little wool", recita un proverbio inglese che è un po' l'equivalente del sardo "molto gregge e poca lana". Questa è la sensazione prevalente alla pubblicazione della relazione di sintesi della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità che si è conclusa ufficialmente questa mattina con la messa del Papa in basilica san Pietro. Nel documento non ci sono le aperture incondizionate a donne prete, benedizione delle coppie omosessuali e fine dell'obbligo di celibato che si attendevano le correnti più progressiste della Chiesa, ma non mancano dei riferimenti vaghi che fanno storcere il naso anche a moderati e conservatori.

Il testo soprariportato da "Il Giornale" prova il disagio dell'ala dei tradizionalisti in particolare sulla questione del celibato dei preti. Per il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati è un tema diverso dalla riammissione dei preti sposati al ministero, per il quale da anni il Movimento, fondato nel 2003 da don Giuseppe Serrone è impegnato nella Chiesa e nella società.

La parte finale dell'articolo di Nico Spuntoni (Il Giornale):

"Qualche mal di pancia tra alcuni padri sinodali sembra averlo provocato quanto viene affermato a proposito del celibato sacerdotale. Non si rompe l'obbligo del celibato sacerdotale, ma qualche base per scalfirlo potrebbe stata posta laddove si scrive che "alcuni chiedono se la sua convenienza teologica con il ministero presbiterale debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile. Si tratta di un tema non nuovo, che richiede di essere ulteriormente ripreso". Qualche anno fa Francesco sembrava averlo chiuso citando una frase inequivocabile di Paolo VI che al cardinale Bernard Alfrink, arcivescovo di Utrecht disse di preferire "dare la vita prima di cambiare la legge del celibato”. Un altro punto che potrebbe risultare controverso del documento, nel capitolo sull'unità dei cristiani, è quello relativo alla cosiddetta intercomunione nel momento in cui esorta un'ulteriore riflessione "sotto il profilo teologico, canonico e pastorale la questione della ospitalità eucaristica (communicatio in sacris), alla luce del nesso tra comunione sacramentale ed ecclesiale". L'appuntamento col Sinodo ora è ad ottobre 2024 per la seconda sessione".

Autore Informazione Libera
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