Esteri

Il 19 luglio la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia emetterà un parere sulle politiche di Israele nei Territori Occupati e a Gerusalemme est

La Corte Internazionale di Giustizia (CIG), il principale organo giuridico delle Nazioni Unite istituito nel giugno 1945 e attivo dall'aprile 1946 che opera nel Palazzo della Pace all'Aia, ha un duplice ruolo: risolvere in conformità con il diritto internazionale le controversie legali sottoposte dagli Stati e fornire pareri consultivi su questioni legali sottoposte dai organi e agenzie autorizzati delle Nazioni Unite.

In funzione di ciò venerdì 19 luglio, in una seduta pubblica che inizierà ale 15, la CIG emetterà il proprio parere consultivo riguardo alle conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est. 

A leggere il parere consultivo della Corte sarà il suo presidente, il giudice Nawaf Salam.

Che cosa potrà mai dire la Corte Internazionale di Giustizia su una nazione, Israele, che da decenni basa il proprio benessere su una politica di apartheid nei confronti del popolo palestinese, ufficializzata anche dalla legge Stato-Nazione?

Che l'esito di condanna venga dato per scontato da parte dello Stato ebraico lo fanno capire le dichiarazioni odierne del ministro delle Finanze di Tel Aviv, Bezalel Smotrich, rilasciate prima dell'incontro settimanale con i membri del suo gruppo alla Knesset:

"Faccio appello al Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Nel caso in cui la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja dovesse decidere che la politica degli insediamenti sia illegale, allora lui dovrà rispondere con una decisione storica, decidendo l'annessione  dei territori. Nessuno sposterà il popolo di Israele dalla sua terra.Nel frattempo, fino all'applicazione della nostra sovranità, continuerò, con l'aiuto di Dio, a promuovere e sviluppare il movimento per gli insediamenti, l'applicazione della sovranità di fatto e ad ostacolare la creazione di uno Stato palestinese attraverso massicce edificazioni, la regolamentazione degli insediamenti, la costruzione di strade e altre misure".

Se a dire tali cose fosse stato un palestinese per negare diritti agli israeliani, i media avrebbero riportato la notizia in prima pagina etichettando il dichiarante come terrorista e il contenuto delle sue parole come genocidario.

I media italiani, inoltre, avrebbero intervistato il presidente della comunità ebraica nazionale, al momento Noemi Di Segni, che avrebbe urlato la propria indignazione perché la dichiarazione sarebbe stata la prova provata del genocidio del popolo ebraico. A seguire, immancabile, sarebbe arrivato anche il contrappunto della senatrice Segre per  condannare l'ennesimo atto di antisemitismo. In coda, infine, la canea delle dichiarazioni di insulsi, incompetenti, ipocriti e ridicoli politici di destra e di sinistra a corroborare le tesi delle due donne, facendo a gara nel mostrare la propria indignazione, a suporto della propaganda sionista.

Ma dato che le vomitevoli dichiarazioni di Smotrich sono state pronunciate da un ebreo (la precisazione è dovuta in quanto Smotrich è il capo politico di un partito che promuove il sionismo su base religiosa), allora nessuno avrà nulla da dire... nessuno si scandalizzerà, neppure quei politici che dicono di esser favorevoli ad una soluzione a due Stati per risolvere il conflitto in Medio Oriente.

Sono gli stessi politici che permettono ad uno Stato criminale, Israele, di continuare il genocidio a Gaza e nei Territori Occupati, guardandosi bene dal fare, nei confronti dello Stato ebraico, ciò che avrebbero dovuto fare da decenni: boicottaggio, disinvestimenti, sanzioni. Invece, ad Israele, viene applicata la più totale impunità, nonostante sia, di fatto, uno Stato canaglia, che più canagli aè difficile immaginare.

Autore Ugo Longhi
Categoria Esteri
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