Cronaca

RIFORMA CARTABIA. L’ossìmoro di una “riforma conservatrice”. Ne discutiamo con l’Avv. Raffaele G. Crisileo, penalista del Foro sammaritano

SANTA MARIA CAPUA VETERE (CE) – (Ernesto Genoni) - L’ossìmoro di una “riforma conservatrice” pervade il dibattito sulla riforma Cartabia. Il 30 dicembre 2022 è entrata in vigore, una parte, della nuova riforma della giustizia penale e del sistema sanzionatorio. Oggi aperto il dibattito per quanto riguarda efficienza del processo penale, giustizia riparativa e celere definizione dei procedimenti giudiziari. L’obiettivo è l’efficienza del processo e della giustizia penale con una riduzione drastica dei processi nei tre gradi di giudizio entro il 2026.  Il decreto interviene su codice penale, codice di procedura penale, nonché sulle leggi complementari. Inizialmente il nuovo articolato avrebbe dovuto entrare in vigore a novembre scorso, ma trattandosi di un intervento ampio molteplici si presentano ancora le sue implicazioni pratico-organizzative tanto che da più parti si è auspicato un suo slittamento. Ne parliamo con l’Avv. Raffaele G. Crisileo penalista del foro sammaritano, che abbiamo raggiunto al suo studio.

 Avvocato Crisileo quali le novità più importanti e gli strumenti per attuare la riforma ? Si tratta, in effetti, di una riforma del sistema processuale e penale con modifiche al sistema sanzionatorio, riforma del processo penale e l’introduzione della giustizia riparativa. Sono stati inseriti incentivi all’accesso ai riti speciali, ovvero al patteggiamento, al giudizio abbreviato e cosi via. La volontà del Legislatore è quindi quella di sfoltire e snellire il sistema realizzando una transizione telematica del processo penale.

Ma sul piano pratico ?  Il primo problema è la mancanza di fondi: basti pensare che la videoregistrazione  sostituirà la trascrizione; quindi, le aule dovranno avere le telecamere. E tutto questo comporterà un costo di non poco conto. 

Si pensa da più parti che la riforma amplia i casi di messa alla prova, lei cosa pensa in merito ?  Gli uffici dell’esecuzione penale esterna  già oggi sono in estrema difficoltà. Credo che sia allora  necessario creare degli uffici ad hoc per l’istruttoria delle pene sostitutive, in modo da sgravare l’esecuzione penale esterna. 

E per quanto interessa invece la giustizia riparativa, lei cosa propone ?  Credo che il primo problema sia quello di formare i così detti mediatori  e creare delle risorse organizzative. Non sappiamo come verrà attuata la giustizia riparativa. Certo alla vittima del reato, come al soggetto attivo, verrà consentito di partecipare alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto - reato commesso, con l'aiuto di un  mediatore. In buona sostanza ai programmi di giustizia riparativa si potrà accedere in ogni stato e grado del processo, anche prima della presentazione della querela o dopo la emissione della sentenza di condanna.

Ma in questa fase quale sarà il compito degli avvocati? Premesso che gli accordi riparativi avranno un contenuto sanzionatorio, l’assistenza dei difensori sarà assai limitata. 

Come si concilieranno i tempi della giustizia riparativa con quelli del processo penale?  La giustizia riparativa non prevede termini mentre la sospensione del processo per valutare la possibilità di programmi riparatori prevede 180 giorni di sospensione. In definitiva vedo  la giustizia riparativa utile in fase di esecuzione della pena, ove c’è già stata una condanna all’esito di un processo in cui l’autore del fatto è stato ritenuto responsabile da un giudice che, magari, si è pronunciato anche sulle situazioni civili.

Esistono già nel nostro codice istituti che prevedono forme di riparazione del danno o di rimozione delle conseguenze dannose del reato ? La risposta è affermativa. Si pensi ai reati di competenza del giudice di pace laddove è previsto il tentativo di conciliazione, nonché alle forme di estinzione del reato per intervenuto risarcimento del danno. Questa riforma dovrà essere accompagnata da una riorganizzazione degli uffici giudiziari con lo stanziamento di risorse. Viceversa  non vedo come possa essere realizzata.

E della transizione digitale? Si tratta di un progresso decisivo per migliorare la qualità del lavoro. Dovremmo chiederlo all’amministrazione della giustizia come avverrà questa rivoluzione perché in realtà credo che tutti noi ci siamo ormai abituati al digitale, che fa parte ormai da tempo della nostra professione. 

Pensa che ci sarà presto un così detto “Svuota Carceri” ?  Non credo proprio. Le strutture carcerarie sono e resteranno al collasso perché quello che serve veramente è un provvedimento clemenziale di condono come quello del 2006. Solo cosi si potrà affrontare il problema del sovraffollamento carcerario con tutte le sue abnormi conseguenze.

Autore Ernesto Genoni
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