Venerdì 29 Luglio il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi e il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini sono andati a Taranto per inaugurare il nuovo allestimento del Museo Archeologico Nazionale di Taranto altrimenti conosciuto con l'infelice acronimo di MarTa.
"Il nuovo itinerario di visita" - come riportato nel sito dello stesso museo - "strettamente legato ai riferimenti territoriali, mira a rappresentare tematiche specifiche legate agli aspetti più significativi del popolamento antico dell’area di Taranto all’interno di ampie fasce cronologiche. [...] Nel nuovo allestimento, pertanto, le diverse tipologie di oggetti si ritrovano tutte, ma intercalate a disegnare i vari aspetti della cultura e le successive fasi della storia di Taranto; con uso anche delle moderne tecnologie multimediali, ma senza per ciò che far perdere il contatto con le caratteristiche reali dell’antico".

Nell'occasione, il presidente del Consiglio ha voluto anche sottolineare l'impegno del Governo nei confronti della città di Taranto, testimoniandolo poi su facebook, utilizzando il solito stile declamatorio che finora lo ha contraddistinto: «Al porto di Taranto finalmente si fa sul serio. Facile parlare di infrastrutture e sviluppo e poi non fare niente: i territori non si cambiano con le chiacchiere. Ripartiti i lavori al porto. E dal maggio 2017 inizieranno a arrivare le prime crociere, con destinazione città vecchia e museo archeologico. Le cose si cambiano giorno dopo giorno, con sudore e fatica, non con i proclami. #italiariparte»

Se qualcuno poteva leggere nelle parole di Renzi una certa arroganza, niente paura, con il post successivo ne avrà l'assoluta certezza: «Museo archeologico, risanamento Ilva, le scuole del quartiere Tamburi, Arsenale, il porto, le bonifiche. Impegni concreti e scadenze rispettate. A Taranto i problemi non mancano ma il Governo c'è. E fa terribilmente sul serio #lavoltabuona»

Ma la propaganda del presidente del Consiglio non ha fatto breccia tra gli abitanti di Taranto, o almeno non in tutti. Per questo motivo una loro rappresentanza, non certo sparuta, lo ha atteso nel tratto di strada che collega il Museo Archeologico alla Prefettura, dove ha poi Renzi incontrato il presidente della regione Emiliano, per manifestargli ciò che pensa di lui, del Governo e delle politiche finora messe in atto a favore, si fa per dire, della città di Taranto.


Assassino è stato l'appellativo ricorrente con cui i manifestanti hanno voluto sottolineare l'ennesimo decreto salva Ilva, il decimo, con cui il governo, a loro giudizio, ha protetto l'azienda e la sua (mala) gestione, anche con uno scudo giudiziario, penalizzando, al contrario, il diritto alla salute di chi è costretto a vivere vicino all'acciaieria.

Ma Renzi ha replicato affermando che «noi (non è chiaro se usato come plurale maiestatis o se riferito al Governo) abbiamo a cuore la salute dei cittadini. La politica per anni non ha fatto il suo lavoro e noi stiamo facendo gli straordinari per recuperare, ma ci vuole uno sforzo collettivo. Io mi prendo gli insulti, non ho paura, ma mi sta a cuore che Taranto tenga insieme il sacrosanto diritto alla salute con il sacrosanto diritto al lavoro».

Ed è in questo spirito che Matteo Renzi ha incontrato il presidente della regione Emiliano, per far credere, mediaticamente, che il Governo sta facendo molto per la Puglia. Purtroppo per Renzi, però, Michele Emiliano più che agli interessi propagandistici del Partito Democratico, cui lui stesso appartiene, pensa si servire quelli della Regione di cui i pugliesi lo hanno eletto alla guida. E da quanto Emiliano ha scritto su facebook, la realtà è piuttosto diversa da quella raccontata da Renzi.

Questione Ilva
«La Regione Puglia, da subito, in occasione della Conferenza sul Clima di Parigi, ha presentato un Piano che tende a portare a zero le emissioni nocive e a dimezzare quelle di CO2. È una proposta che il Presidente del Consiglio ha sulla sua scrivania e sulla quale, sono certo, sta lavorando. È evidente che queste proposte, ove realizzate e ove considerate nella fase di trattativa con gli eventuali acquirenti, potrebbero dare al Commissario Corbelli l’elemento fondamentale per procedere alle bonifiche: l’interruzione della sorgente dell’inquinamento, che ancora non è verificata.

L’inquinamento è ancora in corso, si sovrappone sicuramente in misura inferiore rispetto al passato, e questo, secondo le norme sul disinquinamento rende sconsigliabile le operazioni di bonifica, giacché la sorgente è ancora attiva. Su questo noi ci siamo concentrati con una proposta che ha ricevuto, in parte, l’assenso persino di alcuni produttori, che hanno considerato l’uso del preridotto e dei forni elettrici l’unica soluzione per rendere compatibile con l’ambiente questa fabbrica. Su questo punto la Regione Puglia è totalmente disponibile a proseguire l’interlocuzione.

La fonte dell’inquinamento va assolutamente fermata. Mi piacerebbe conoscere quanto è stato speso di quei 600 milioni di euro che sono stati dati ai Commissari per l’adempimento dell’AIA e a che punto siamo sulle prescrizioni ambientali. È bene ricordare che l’adempimento di queste prescrizioni è essenziale per ottenere, poi, la compatibilità costituzionale del Decreto».

Ultimo decreto Ilva
«Sull’ultimo Decreto Ilva preferirei esaminare il testo complessivo. Se ho capito bene, il ruolo della Regione Puglia nella tutela delle questioni ambientali e della salute, nella fase di vendita della fabbrica, è abbastanza marginalizzato, quindi, verificheremo se ci sono delle situazioni di conflitto di attribuzioni da far valere davanti alla Corte Costituzionale e, come parte offesa nel processo, valuteremo il Decreto nel suo complesso. Quello che chiedo, oltre a valutare l’ipotesi di altri stanziamenti per 900 milioni, sono le deroghe per il sistema sanitario della provincia di Taranto. Noi abbiamo bisogno di un investimento massiccio, dal punto di vista sanitario, che richieda alcune deroghe».

Questione sanitaria
«La sanità pugliese che si prende cura più o meno dello stesso numero di pazienti-cittadini dell’Emilia Romagna, lo fa con 800 milioni di fondo sanitario in meno e con 15mila addetti in meno. È chiaro che non riusciamo a soddisfare le esigenze legittime della provincia di Taranto, che è soggetta a dati epidemiologici completamente fuori scala dal punto di vista tumorale, ma anche per altre patologie, senza poter disporre di deroghe sulle assunzioni e sui parametri del Decreto Ministeriale n. 70. Almeno questo ci potrebbe dare la forza per andare avanti. Ritornare a Taranto, Signor Presidente Renzi, è stato un gesto bello. Io so che aldilà di alcuni inevitabili punti di vista differenti, io e Lei ci ritroviamo sempre sui valori del rapporto schietto e leale con il popolo italiano attraverso la Costituzione della Repubblica, alla quale tutti abbiamo giurato fedeltà».

Ma Emiliano non ha detto solo questo. Ha anche ricordato a Renzi che la firma per gli 850 milioni di investimenti in Puglia, che ha giustificato l'incontro in Prefettura, è relativa a progetti già definiti e finanziati dalle precedenti amministrazioni regionali. Non sono nuovi soldi e nuovi investimenti!

Emiliano ha fatto presente che «abbiamo però 900 milioni di ulteriori progetti già in stato avanzato, che probabilmente potremmo realizzare se avessimo qualche soldino in più o se il Patto per il Sud fosse un po’ più simile a quello del passato. Comprendo, tuttavia, che la situazione della finanza pubblica non consente a nessun Governo di stanziare nuove somme, se non in piccola parte, per le necessità di questa Provincia».

Una banale dimostrazione di come la pura e semplice cronaca degli eventi, se riportata correttamente, possa smascherare la propaganda dei populisti di turno, la loro arroganza e le loro bugie, svelando quanto disastrose siano le condizioni reali dell'Italia.