Roma, un flop il referendum sulla privatizzazione dell'Atac che rimarrà pubblica
Il referendum promosso dai radicali per mettere a gara il servizio del trasporto pubblico nella Capitale è stato prima di tutto un flop, causato da una scarsissima partecipazione dei romani alle urne.
Il quorum richiesto perché il risultato della consultazione potesse essere convalidato era del 33%... ma già a mezzogiorno era chiaro come tale soglia fosse un miraggio, con solo il 4% degli aventi diritto che si era recato ai seggi.
E l'andamento è rimasto costante con con il dato delle 16, che ha fatto registrare una percentuale sotto i 9 punti.
Se il referendum promosso dal comitato "Sì Mobilitiamo Roma" doveva avere anche un significato politico per veicolare il malcontento dei cittadini di Roma contro l'amministrazione Raggi, è chiaro che, in questo senso, può essere giudicato come un fallimento, anche se è difficile dire se sia dovuto ad una consapevole presa di posizione oppure al fastidio di doversi recare a votare.
In ogni caso, politicamente, questo fine settimana è stato per la Raggi quasi trionfale, prima con l'assoluzione nel processo che la vedeva imputata, poi con il fallimento del referendum per la privatizzazione di Atac che, implicitamente, finisce per diventare anche un'approvazione al suo piano di risanamento, iniziato con il concordato preventivo avviato dal Comune.
Il piano del Comune per Atac adesso potrà andare avanti con oltre 200 nuovi bus che saranno disponibili entro il prossimo anno. Ma è quasi scontato anche che le polemiche non si fermeranno.