Rischia di essere davvero 'rivoluzionario' il memorandum d’intesa concluso a Tunisi dal presidente Kais Saied con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni.

Infatti, l'innovativo memorandum d'intesa verte su cinque priorità: 

  1. stabilità macroeconomica,
  2. commercio e investimenti, 
  3. transizione verso l'energia verde,
  4. contatti interpersonali
  5. immigrazione.

L'impegno assunto dal governo italiano e tunisino, come dall'Unione Europea, è riassunto da una nota della stessa presidente Ursula von der Leyen:

"affrontare le cause profonde della migrazione irregolare", tramite "lo sviluppo sostenibile nelle aree svantaggiate ad alto potenziale migratorio"

"sostenere l'emancipazione e l'occupabilità dei tunisini in situazioni vulnerabili, in particolare attraverso il sostegno alla formazione professionale, all'occupazione e all'iniziativa privata"

"lotta contro l'immigrazione irregolare al fine di evitare la perdita di vite umane, nonché lo sviluppo di canali legali per la migrazione" che "comprenderà la lotta contro le reti criminali di trafficanti di migranti e trafficanti di esseri umani"

"migliorare ulteriormente il coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare e l'attuazione di misure efficaci per combattere il traffico di migranti e la tratta di esseri umani"

"adeguato sostegno finanziario aggiuntivo, in particolare per gli acquisti, la formazione e il supporto tecnico necessari per migliorare ulteriormente la gestione delle frontiere tunisine"

"promuovere percorsi legali per la migrazione, comprese opportunità di lavoro stagionale, per stimolare la mobilità internazionale a tutti i livelli di competenza, nonché per rafforzare la cooperazione sullo sviluppo delle competenze in modo reciprocamente vantaggioso"

"promuovere la migrazione legale, nell'interesse di entrambe le parti, sulla base delle reciproche esigenze della Tunisia e degli Stati membri dell'UE, e a beneficio dei settori di attività e delle professioni, individuati congiuntamente".

In altre parole, niente paura: si tratta niente altro - riveduto e corretto - del 'tipico' accordo che la Repubblica Tedesca sigla con le nazioni da cui programma degli afflussi di lavoratori e di tirocinanti (come nel dopoguerra con l'Italia o negli Anni '70 con la Turchia).

Riuscire ad applicarlo - prima con la Tunisia e poi con le altre nazioni che si affacciano sul Mediterraneo - sarebbe la premessa per il ritorno a quel paradiso commerciale e produttivo che erano i nostri mari.