A fine maggio, il TAR ha rigettato il ricorso presentato da ASGI, ARCI, ActionAid, Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet contro il trasferimento di sei motovedette alla Garde Nationale tunisina. In virtù di questa decisione, per il mese di giugno era in previsione il trasferimento delle prime tre motovedette. Le associazioni hanno quindi impugnato la sentenza del Tribunale amministrativo presso il Consiglio di Stato, chiedendo d'urgenza la sospensione cautelare del provvedimento.

“Come sostenuto anche dalle Nazioni Unite, fornire motovedette alle autorità tunisine vuol dire aumentare il rischio che le persone migranti siano sottoposte a deportazioni illegali”, chiariscono Maria Teresa Brocchetto, Luce Bonzano e Cristina Laura Cecchini del pool di avvocate che segue il caso.

Le violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità tunisine sono gravissime. “Alla nuova ondata di arresti e deportazioni nei confronti delle persone migranti ora si affiancano persecuzioni contro gli attori della società civile che le sostengono” dichiara Filippo Miraglia di ARCI, “tuttavia le politiche italiane ed europee sembrano sostenersi e giustificarsi a vicenda, impermeabili agli allarmi lanciati dalle Nazioni Unite e dalle ONG internazionali che condannano unanimemente l’operato delle autorità tunisine”.

Il TAR del Lazio aveva ritenuto legittimo l’accordo contestato, considerandolo in linea con le decisioni prese a livello comunitario - si veda il Memorandum del 16 luglio 2023 tra UE e Tunisia - e nazionale - da ultimo la conferma della Tunisia quale paese di origine sicuro - e ritenendo che il governo italiano avesse condotto una completa istruttoria a fronte di una cooperazione di lungo periodo con la Tunisia. Ora, l’accoglimento da parte del Consiglio di Stato dell’istanza cautelare rovescia la situazione: il massimo giudice amministrativo ha infatti ritenuto “prevalenti le esigenze di tutela rappresentate da parte appellante”, sospendendo il trasferimento delle motovedette alla luce delle possibili violazioni che tale atto può comportare.

“Le deportazioni di massa, gli arresti arbitrari e le violenze ai danni delle persone migranti dimostrano che la Tunisia non può essere considerata un luogo sicuro di sbarco.  Come per la Libia, le autorità tunisine non possono quindi essere considerate un interlocutore nelle attività di soccorso” commenta Lorenzo Figoni di ActionAid Italia.“Si tratta di una decisione estremamente importante, poiché sono in gioco i diritti umani delle persone in movimento. La sospensione del trasferimento delle motovedette consente all'autorità giudiziaria di valutare la legittimità dell'atto prima che possa produrre effetti dannosi. Alla luce della documentazione depositata, riteniamo la Tunisia un porto non sicuro” conclude Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans.

Pertanto del trasferimento delle motovedette alla Tunisia se ne parelerà nell’udienza al Consiglio di stato prevista per l’11 luglio.

Le preoccupazioni espresse da ASGI, ARCI, ActionAid, Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet hanno trovato riscontro in queste ore con quanto registrato dall'areo di ricognizione di Sea-Watch, il Seabird, che è stato testimone di un brutale respingimento da parte della cosiddetta guardia costiera libica... finanziata con un accordo che il governo Meloni ha voluto riproporre in fotocopia con la Tunisia.

"Ieri 60 persone - ha dichiarato la ong tedesca - erano state soccorse in acque internazionali dal mercantile Mardive Zohr. La cosiddetta guardia costiera libica ha affiancato la nave, è salita a bordo, ha minacciato l'equipaggio e costretto i naufraghi a salire sulla loro motovedetta a colpi di bastone.Finanziando la violenza delle milizie libiche, l'Italia e l'Europa si rendono complici della violazione dei diritti umani nel Mediterraneo. L'ordinanza di ENAC per bloccare Seabird è soltanto un altro tentativo del Governo Italiano di nascondere i suoi crimini". 

Ecco fino a che livello di degrado siamo arrivati con i fascisti al governo!




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