Secondo i dati forniti dagli Stati Uniti, lo scorso anno la Cina ha importato merci dagli Usa per 129,89 miliardi di dollari, mentre gli Stati Uniti hanno acquistato prodotti cinesi per 505,47 miliardi, causando così un deficit commerciale di 375 miliardi di dollari.

In base a tale valutazione, il presidente Usa Donald Trump ha iniziato una guerra dei dazi con la Cina (oltre che con molti altri Paesi sulla base di analoghe considerazioni) che nel penultimo atto aveva visto Pechino rispondere a Washington con l'annuncio che il prossimo 6 luglio sarebbero scattati nuovi dazi che pareggiassero gli ultimi - per un valore di 50 miliardi - imposti dagli Usa.

L'ultimo aggiornamento di questa guerra commerciale ha visto una nuova escalation con la dichiarazione di Trump che ha fatto sapere che nel caso la Cina aumenti i dazi sui prodotti Usa, ci sarà da parte degli Stati Uniti un nuovo aumento dei dazi sulle importazioni per un valore di 200 miliardi di dollari.

Nel caso ciò avvenisse, i cinesi non avrebbero però sufficienti prodotti americani su cui rivalersi. Ma non è che i prodotti statunitensi siano, tutti, da considerarsi esclusivi! Infatti, Pechino potrebbe "invitare" le proprie aziende a guardare ad altri fornitori... un'occasione in più per giapponesi, sud coreani ed europei.

Ma è impossibile anticipare quelli che potrebbero essere gli sviluppi di questa situazione, senza dimenticare che la Cina, negli scorsi anni, ha "finanziato" l'economia Usa acquistandone i titoli del debito pubblico... pratica che però si è interrotta ad inizio del 2018, proprio a causa delle tensioni sui dazi.

Ma non bisogna neppure dimenticare che una guerra è sempre una guerra e le conseguenze non sono mai positive, anche se la guerra è "solo" commerciale, oltre al fatto che dalle guerre commerciali si è poi arrivati, sempre o quasi, a combattere le guerre vere e proprie.