Salute

Rapporto tossicodipendenze 2023: più persone richiedono supporto, meno personale in grado di assisterle

Meno personale per trattare le dipendenze da sostanze stupefacenti, più persone che richiedono questi servizi di supporto. E' il quadro sintetico che emerge da un confronto fra il rapporto Tossicodipendenze del ministero della Salute 2018 e quello del 2023, appena pubblicato.

Se infatti nel report 2018 risultavano operanti in Italia 561 Servizi pubblici per le Dipendenze (Ser.D), numero stabile rispetto ai 570 del 2023, la dotazione complessiva del personale dipendente all'interno dei Serd.D era, al 31/12/2017, pari a 6.223 unità, contro le 5.843 unità del 2023. Un calo di circa il 6%. In parallelo, al 2018 i servizi in Italia avevano assistito complessivamente 127.977 soggetti dipendenti da sostanze (su un totale di 181.324 contatti), mentre nel gli utenti sono saliti a 132.195 soggetti dipendenti da sostanze (su un totale di 252.401 contatti), un aumento di circa il 3%.

Nell'ultimo report tra le figure professionali gli infermieri rappresentano il 32,5% del totale (6.264 unità), seguiti dai medici (19,8%), dagli psicologi (14,6%), dagli assistenti sociali (13,6%), dagli educatori professionali (10,6%) e dagli OTA/OSS con il 2,3. Fra gli utilizzatori dei servizi, 17.243 risultano nuovi utenti (13%) e 114.952 soggetti già in carico o rientrati dagli anni precedenti (87%). Circa l'85% dei pazienti totali sono di genere maschile (con un rapporto di 1 femmina ogni 6 maschi), anche nei nuovi e nei vecchi utenti distintamente. I pazienti in trattamento sono prevalentemente di nazionalità italiana (90,9%), soprattutto le femmine (94,5%). La maggior parte degli stranieri proviene dal continente africano (3,7%) e da altri paesi europei (2,6%).

Per gli utenti totali le classi di età più frequenti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni (classe modale 45-49 anni). Nei nuovi utenti le età più rappresentate sono quelle tra i 20 e i 44 anni (classe modale 30-34 anni). Anche l'analisi dell'età media conferma che i nuovi utenti risultano più giovani con un'età media di 33,7 anni rispetto ai 43,8 degli utenti già in carico o rientrati.

Relativamente allo stato civile, i nuovi utenti, rispetto agli utenti già in carico, presentano valori più bassi nella percentuale di celibi/nubili (55,0% vs 59,1%) e nella percentuale di coniugati (10,5% vs 14,0%). In riferimento alla condizione abitativa (con chi vivono) la maggior parte degli utenti maschi vive con la famiglia di origine (27,0%) mentre le femmine abitano soprattutto con il proprio partner e i figli (26,6%). La quota di coloro che vivono da soli è relativamente bassa (11%). Coloro che hanno figli vivono con loro in circa il 46,2% dei casi.

Per quanto riguardo il luogo dove l'utente vive, il 60,9% ha una fissa dimora (52,3% nei nuovi utenti; 62,27% negli utenti già in carico); per il 29,7% degli utenti totali il dato è non noto o non rilevato. Il 72,1% degli utenti presenta un livello di istruzione secondario. I vecchi utenti possiedono, rispetto ai nuovi utenti, relativamente di più titoli di studio elementare e secondario ma hanno anche una percentuale più bassa di “non noto/non rilevato”. Il 31,5% delle persone già in carico e il 26,1% dei nuovi utenti dichiara di avere una occupazione stabile e, rispettivamente, il 9,5% e il 7,4% una occupazione saltuaria. Le persone disoccupate sono il 29,6% negli utenti già in carico e il 24,8% nei nuovi utenti. A livello nazionale, ogni utente ha ricevuto mediamente 18 prestazioni di tipo sanitario, 177 prestazioni farmacologiche, 12 prestazioni psicosociali. L'80,6% dei pazienti ha avuto prestazioni di tipo medico-infermieristico, il 73,0% ha avuto interventi psicosociali, il 55,7% è stato sottoposto a trattamenti farmacologici. A livello nazionale, il 66,3% degli utenti è sottoposto ad almeno 3 tipologie di prestazioni diverse.

Il 60,2% dell'utenza in trattamento per droga è in carico ai servizi per uso primario di oppiacei; tale percentuale scende al 21,7% tra i nuovi utenti, mentre tra le persone già in carico o rientrate arriva al 66,0%.

L'eroina, rimane la sostanza primaria più usata dall'insieme degli utenti in trattamento; tuttavia la proporzione di persone sul totale dei trattati che la scelgono come sostanza di elezione, diminuisce tendenzialmente nel corso degli anni. Tra nuovi utenti la cocaina risulta sostanza primaria d'abuso nel 44,6% dei casi, mentre per gli utenti già noti tale dato è pari al 23,2% (26,0% nei pazienti totali). Nel tempo è aumentata la proporzione di persone che richiedono un trattamento per uso di cocaina. L'accesso ai servizi per uso primario di cannabis riguarda circa il 30,1% dei nuovi utenti e il 9,3% dei pazienti già in carico ai servizi dagli anni precedenti (12,0% dei pazienti totali). Per la cannabis negli anni più recenti si osservano valori tendenzialmente decrescenti per i nuovi utenti e un nuovo aumento per il 2023.

Analizzando gli andamenti temporali (anni 2014-2023) delle età medie al trattamento in corso degli utenti per le principali sostanze d'uso primario si nota per gli oppiacei e la cocaina un tendenziale aumento in entrambi i sessi. Se si considera l'età al primo uso e l'età al primo trattamento si osserva nell'ultimo periodo un andamento stabile per le sostanze considerate.

Il dato sulla modalità di accesso ai servizi mostra che i pazienti già conosciuti richiedono il trattamento prevalentemente in modo autonomo o attraverso familiari e amici (66,7% dei casi) mentre i nuovi utenti giungono in maniera differenziata: il 42,3% per accesso diretto o su richiesta dei familiari/amici, l'8,9% per invio dell'autorità giudiziaria, per invio da altri servizi per le dipendenze (7,8%) o da altri servizi sanitari (9,1%). Si osserva, per entrambi i sessi, che all'aumentare dell'età si arriva al servizio sempre più tramite un accesso volontario mentre diminuisce la percentuale di coloro che vengono inviati dall'autorità giudiziaria e di coloro che usano un “altro” canale di accesso. L'analisi dei dati sulla modalità di assunzione della sostanza di uso primario mostra che i pazienti già in carico utilizzano la sostanza prevalentemente per via iniettiva (29,1%) o fumata/inalata (38,0%). Nei nuovi utenti il 53,6% fuma o inala la sostanza mentre la percentuale di coloro che usano la via iniettiva scende al 4,9%. In entrambe le categorie di utenti una quota assume la sostanza sniffandola (nuovi 22,8%; già in carico 14,8%).

Tra i nuovi utenti l'uso per via iniettiva è dichiarato dal 22,3% degli eroinomani e dall0 0,9% dei cocainomani, mentre tra gli utenti già noti ai servizi tale modalità di assunzione interessa il 44,3% degli eroinomani ed il 3,0% dei cocainomani. Facendo riferimento alla modalità di assunzione “fumata/inalata” risulta che nei nuovi utenti vi si ricorre per l'eroina nel 42,4% dei casi e per la cocaina nel 39,1% dei casi, mentre negli utenti già in carico tale modalità viene utilizzata maggiormente dai cocainomani (39,9% vs 30,9%). Infine la sostanza viene sniffata soprattutto dagli assuntori di cocaina, sia nuovi (47,9%) che già in carico (44,6%).

Per quanto riguarda la frequenza di assunzione, pur se il dato è influenzato da una elevata quota di informazioni mancanti, si osserva che più del 30% degli utenti, sia nuovi che già in carico, usa la sostanza primaria quotidianamente.

Limitando l'osservazione ai soli utenti per i quali è stata rilevata la frequenza di assunzione della sostanza di uso primario e analizzando singolarmente le sostanze più utilizzate (oppiacei, cocaina, cannabis) risulta che gli oppiacei vengono assunti quotidianamente dal 52,4% dei nuovi utenti e dal 46,3% degli utenti già in carico; la cocaina viene assunta frequentemente, oltre che quotidianamente (27,6% utenti totali), anche 2-3 volte a settimana (27,8%); per la cannabis, il 40-41% dei pazienti (nuovi e utenti già in carico) vi ricorre quoidianamente. Per tutte le sostanze esaminate per circa il 20% degli utenti totali l'uso non si riferisce all'ultimo mese. Esaminando la distribuzione dei pazienti per classe di età e tempo trascorso dalla prima assunzione iniettiva (rispetto al totale di utenti per i quali l'informazione è stata rilevata) si nota che per la maggior parte la prima assunzione iniettiva risale ad almeno dieci anni prima, soprattutto per gli utenti già in carico (89,2%). 

Nel 2023 presentano almeno una patologia psichiatrica 9.331 assistiti pari al 7,1% degli assistiti in trattamento presso i Ser.D. Il 58,0% è affetto da disturbi della personalità e del comportamento, il 13,4% da sindromi nevrotiche e somatoformi, il 12,1% da schizofrenia e altre psicosi funzionali, il 2,6% da depressione e l'1,9% da mania e disturbi affettivi bipolari.

Nel 2023 gli assistiti testati per HIV sono stati 34.444, pari al 26,1% del totale dei soggetti in trattamento. Sono risultati positivi 1.667 soggetti, corrispondenti all'1,3% del totale dei trattati. I soggetti testati per HBV sono stati 30.816 il 23,3% dell'utenza totale: per lo 0,5% degli utenti trattati il test ha avuto esito positivo. Sono stati 31.314 gli assistiti testati per HCV, pari al 23,7% del totale degli utenti in trattamento.

Il 9,6% dei trattati (12.634 soggetti) è risultato positivo, con una evidente variabilità territoriale. Nel complesso, tra i soggetti testati il 4,8% è risultato HIV positivo, il 2,3% HBV positivo e il 40,3% HCV positivo, con una ampia eterogeneità interregionale. I consumatori di sostanze stupefacenti per via iniettiva figurano tra i soggetti che corrono un rischio elevato di contrarre malattie infettive (HIV, epatiti). Se si considerano coloro che hanno usato la sostanza per via iniettiva almeno una volta nella vita, risulta che oltre il 50% non è stato mai testato per l'HIV (57,7%); la stessa percentuale nei non iniettivi è pari al 64,0%. Solo il 31,0% degli utenti totali che hanno assunto la sostanza per via iniettiva almeno una volta nella vita è stato testato per l'HCV (6,9% negli ultimi 12 mesi). Se si considerano solo i nuovi utenti tale percentuale si riduce al 25,6%. L'informazione sulla condivisione di aghi e siringhe viene rilevata solo per il 25,0% degli utenti che hanno fatto almeno una volta nella vita uso iniettivo. Limitando l'analisi a questi soggetti (n=11.715) risulta che il 49,7% ha condiviso aghi e siringhe almeno una volta nella vita.

Nel 2023 si registrano 18.968 dimessi (18.279 in regime ordinario e 689 in regime diurno) con diagnosi correlate all'uso di droghe dalle strutture ospedaliere italiane: 96,4% in regime ordinario, 3,6% in regime diurno per un totale di 229.577 giornate di degenza, con una degenza media di 12,6 giorni, e 4.564 accessi in day hospital con un numero medio di accessi pari a 6,6.

Il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per i gruppi diagnostici correlati all'uso di droghe ammonta a 8.596, che rappresentano lo 0,05% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale.

Il 12,0% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi correlati all'uso di droghe esita in ricovero, di cui il 33,6% sono accolti nel reparto di psichiatria. Inoltre il 70,6% dei ricoveri registrano una diagnosi di Psicosi indotte da droghe.

Con riferimento all'anno 2022 (ultimo anno disponibile) il costo medio annuo per residente dell'assistenza per le dipendenze sia territoriale che ospedaliera, è pari a € 21,2 calcolato dividendo il costo complessivo dell'assistenza per le dipendenze per la popolazione residente nel 2023.

Per quanto riguarda l'assistenza territoriale il costo complessivo ammonta a 1.195.162 (in migliaia di euro), di cui 798.499 (in migliaia di euro) per l'assistenza ambulatoriale, 80.147 (in migliaia di euro) per l'assistenza semiresidenziale e 316.517 (in migliaia di euro) per l'assistenza residenziale. Per quanto riguarda l'assistenza ospedaliera, la remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero è nel 2023 pari a 54.325 (in migliaia di euro). 


Rapporto Tossicodipendenze - Anno 2023:
www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3489_allegato.pdf

Fonte: Quotidiano Sanità

Autore Vincenzo Petrosino
Categoria Salute
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