Dedico questa canzone a tutti quelli che strumentalizzano l'accoglienza per il proprio tornaconto economico, quindi alle cooperative in primis.

Dedico questa canzone alla sinistra, che vede nei clandestini lo strumento per perseguire il proprio disegno di globalizzazione e di sottomissione del popolo italiano.

Dedico questa canzone ai preti, con l'intento di utilizzare una massa di disperati, per indottrinare, più facilmente, una società  sempre più in miseria e devastata.

Dedico questa canzone ai radical chic, che, schierandosi per l'immigrazione indiscriminata, pensano di pulire la  propria coscienza, tanto loro vivono nei centri storici o nelle ville in collina.

Dedico questa canzone di Giorgio Gaber a tutti noi, che non facciamo parte delle categorie sopracitate, in ricordo di un grande cantautore, ma soprattutto di un uomo semplice, perbene, un  amico che avremmo voluto avere.