Il 15 agosto la Banca centrale russa ha aumentato il tasso di interesse di riferimento di 350 punti base, al 12%, nel tentativo di arrestare la discesa del rublo che, lunedì, era arrivato a registrare un minimo di 101,80 punti contro il dollaro Usa. La decisione ha influenzato positivamente i mercati, con la quotazione del rublo che è salita a 97,50.
La scelta, decisa dopo che ieri era stata convocata una riunione d'emergenza, è stata commentata dal governatore Elvira Sachipzadovna Nabiullina come necessaria per contenere le pressioni inflazionistiche e stabilizzare le aspettative dei mercati, aggiungendo poi che monitorerà attentamente la situazione e di esser pronta ad adottare ulteriori misure se necessario.
Anche se il rublo ha reagito positivamente alla decisione, la valuta ha subito comunque molte oscillazioni nel corso della giornata, riflettendo l'incertezza degli investitori sulle prospettive economiche e geopolitiche della Russia.
Gli analisti hanno espresso opinioni contrastanti sull'efficacia del rialzo dei tassi per sostenere il rublo. Alcuni hanno detto che la mossa era troppo tardiva e insufficiente per contrastare i fattori esterni che pesano sulla valuta. Altri l'hanno invece accolta positivamente, sostenendo che la banca centrale ha dimostrato determinazione e credibilità.
Va però ricordato anche che un tasso d'interesse così alto è un'arma a doppio taglio, perché non potrà non avere conseguenze negative sul mercato interno, con una ricaduta negativa su investimenti, mercato del lavoro, inflazione e salari.
Questo si rifletterà inizialmente sulle fasce della popolazione a basso reddito, per poi allargarsi progressivamente. E questo, insieme all'intensificarsi dei droni ucraini che quasi quotidianamente cadono sul suolo russo, non potrà non incidere sul consenso nei confronti di Putin e della "sua" guerra.
Le sanzioni occidentali, dopo un anno e mezzo dall'inizio della guerra, stanno iniziando ad avere effetto.