Per il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati il nuovo caso di "prete innamorato" invita i vertici vaticani a mettere mano alla riforma e riammettere al ministero i preti sposati che lo desiderano.
Di seguito la notizia diffusa da ansa.it:
"Dopo una lunga amicizia, ho scoperto di amare una donna con la quale condivido sentimenti, aspirazioni, progetti, valori, fede principi e ideali. Non posso continuare a combattere contro la mia natura". Con un lungo post sulla sua pagina Facebook, don Antonio Romano, da 23 anni parroco di Chiusano San Domenico, in provincia di Avellino, ha annunciato ad "amici, amiche e fedeli" di rinunciare allo stato clericale. Il parroco rivela anche di aver chiesto, il 18 ottobre dello scorso anno, al vescovo della Diocesi di Avellino, monsignor Arturo Aiello, di essere sollevato da incarichi e obblighi connessi al sacerdozio. Interpellato telefonicamente, il sacerdote riferisce di essere in attesa delle decisioni che assumerà il vescovo della Diocesi. "Resterò al mio posto ancora per qualche giorno, così come mi è stato chiesto, prima dell'avvicendamento alla guida della parrocchia di Santa Maria degli Angeli. Continuerò a stare dalla parte degli ultimi, per questo ho bisogno del sostegno, dell'incoraggiamento e della preghiera di tutti quelli che mi vogliono bene".
Questo, il suo messaggio a parrocchiani ed amici di Chiusano:
"Amici, amiche e fedeli di Chiusano, ho un’importante comunicazione da darvi. Il 18 ottobre scorso ho espresso al vescovo la mia ferma volontà di rinunciare allo stato clericale e di conseguenza di essere sollevato da tutti gli incarichi e dagli obblighi ad esso connesso, compreso quello del celibato. È una decisione sofferta, ma doverosa, che scaturisce da un serio discernimento e da un lungo travaglio interiore. Non posso fare a meno di seguire i dettami della mia coscienza e di ripudiare ogni forma di doppiezza, d’ipocrisia e di falsità. Vi chiedo scusa se ho indugiato per parecchio tempo nel prendere questa decisione, ma mi hanno frenato la prudenza, la preoccupazione di lasciare sguarnita la parrocchia per la carenza di preti, la paura di poter arrecare un dispiacere alle persone care, di distaccarmi dalla mia amata comunità di Chiusano e la volontà di tutelare altre persone coinvolte. Adesso i tempi sono maturi perché la situazione è cambiata. In questi anni ho acquisito maggiore consapevolezza di me e di ciò che mi circonda e questo mi ha dato più coraggio e determinazione. Molti di voi già conoscono la mia storia personale e la mia difficoltà nel vivere la vita celibataria. Mi ero ripromesso di rinnovare la promessa annualmente finché avessi avuto la grazia e la forza per mantenerla. Non ho mai nascosto le mie riserve, né tantomeno ritrattato, le mie convinzioni contro l’imposizione del celibato, come conditio sine qua non, per accedere al sacerdozio. Rispetto la scelta delle autorità ecclesiastiche e non pretendo che la cambino per me. Anche perché adesso si aggiunta un’altra motivazione: non voglio e non posso rinunciare alla mia libertà di pensiero, di parola e di azione che altrimenti risulterebbero limitate all’interno dell’istituzione. Dopo una lunga amicizia ho scoperto di amare una donna con la quale condivido sentimenti, aspirazioni, progetti, valori, fede, principi e ideali. Non riusciamo a fare a meno l’uno dell’altra nonostante tutti gli sforzi fatti per reprimere il sentimento e i tentativi di separazione. Non posso continuare a combattere contro la mia natura. Questo conflitto interiore ha eroso negli ultimi tempi, anche l’entusiasmo e la fecondità del mio ministero fino a renderlo pesante e opprimente. Per quanto riguarda la mia futura consorte, per evitare che si esprimano giudizi avventati, illazioni e maldicenze, vorrei che si sappiate che è uscita, da qualche anno, da una convivenza traumatica e travagliata che non si può definire matrimonio per il semplice fatto che non vi erano condizioni per una celebrazione valida. Sono assolutamente certo che ci siano tutte le condizioni affinché il tribunale ecclesiastico ne dichiari la sua evidente nullità e così ristabilire ogni giustizia. Adesso ho realizzato di avere una nuova vocazione e un’importante missione da compiere a cui non mi posso sottrarre. So che mi aspettano tempi difficili, nuove sfide, qualche delusione e tante incognite sulla riuscita dei miei progetti, ma a me interessa la giusta causa e il nobile fine al di là del successo nell’impresa. Vi anticipo fin da ora che intendo portare avanti, come missionario laico, l’associazione “Sulle tracce degli invisibili” a favore dei bambini burundesi. Non rinnego la mia fede, la missione svolta, la mia appartenenza alla chiesa, e il servizio prestato nei vari incarichi che mi sono stati affidati al suo interno. Ho donato 32 anni della mia vita, praticamente tutta la mia giovinezza, per svolgere questa missione a servizio di Dio, della chiesa e dei fedeli e ho comunque rinunciato ad avere una mia famiglia completa per portarla avanti. Forse alcuni di voi si sentiranno delusi per la mia decisione, ma non posso fare altrimenti. È per il bene di tutti. Il mio e il vostro. Sappiate che non ho intenzione di abbandonarvi, resto sempre a disposizione della comunità di Chiusano e della Chiesa per ogni iniziativa di bene, di giustizia e di solidarietà. Continuerò a stare dalla parte degli ultimi, degli oppressi e di chi non ha voce. Per questo motivo ho bisogno del sostegno, dell’incoraggiamento e della preghiera di tutti quelli che mi vogliono bene e di tutti coloro che hanno a cuore , la libertà, la giustizia, la verità, l’equità, l’onestà, la coerenza e la dignità. Vi ringrazio per il vostro prezioso aiuto in tutti questi anni vissuti insieme. Vi vorrò sempre bene e vi stringo in un forte abbraccio."