La Meloni: "ecco come si sconfigge la povertà"
Proprio mentre il suo tour elettorale tocca le piazze del sud ( gremite come e più di quelle del Nord) Giorgia Meloni torna a parlare di una misura che sta diventando uno dei punti focali di questa campagna elettorale in vista delle prossime elezioni del 25 settembre. Come più volte ribadito, la leader di Fratelli d'Italia si è da subito convintamente e coerentemente dichiarata contro questa forma di reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei cinque stelle fin dalle origini, e che, secondo i proponenti, avrebbe dovuto sconfiggere la povertà. In realtà la misura è stata concepita male e messa in atto se possibile ancora peggio.
Una misura di sostegno alla povertà avrebbe dovuto comprendere, come dice da tempo proprio la Meloni, solo quelli che effettivamente non possono lavorare, e non tutte le persone, che nel pieno della loro attività e in possesso di tutte le capacità psico fisiche, preferiscono stare a casa con un reddito garantito, piuttosto che cercare una qualche occupazione. Al netto di tutte le distorsioni verificatesi, come quella di stranieri non residenti o peggio ancora di mafiosi e criminali che hanno avuto accesso al reddito, la legge manca di un punto focale, che è quello del totale fallimento di un progetto di politiche attive del lavoro, che ha prodotti risultati quasi inesistenti in tre anni. Cosa questa che i cinque stelle continuano, non si sa se utilitaristicamente o meno, bellamente ad ignorare clamorosamente.
"Sappiamo cosa sia la povertà e per questo vogliamo combatterla. Sappiamo cosa sia la povertà e per questo diciamo che il Reddito di cittadinanza è una misura sbagliata e ingiusta perché mette sullo stesso piano chi può lavorare da chi non può farlo, chi ha bisogno di assistenza da chi ha bisogno di un posto di lavoro. E Sì, pensiamo che i 9 miliardi di euro di risorse pubbliche ogni anno destinate al Reddito di Cittadinanza possano essere spese molto meglio, anche tralasciando gli scandali, le truffe, i mancati controlli che hanno caratterizzato la misura in questi anni. Cosa vogliamo fare? Proteggere i più fragili. A loro manterremo l’attuale sistema di tutela del Reddito di cittadinanza e proveremo anche ad aumentarlo. Di chi sto parlando? Dei pensionati in difficoltà, degli over 60 privi di reddito, degli invalidi, e anche delle famiglie in difficoltà con figli minori a carico. Anziani, invalidi, bambini, da parte nostra avranno ogni sostegno, come abbiamo sempre fatto in passato",
ha detto in un lungo video la leader di Fdi, che da sempre pone la questione della importanza di creare le condizioni per trovare un posto di lavoro a chi è in grado di svolgerlo e non solo quello di continuare con politiche puramente assistenzialiste senza costrutto e prospettiva alcune.
Secondo i dati del Comitato scientifico di valutazione del PNRR del Ministro del Lavoro, le persone dai 18 ai 59 anni in grado di lavorare, sono circa il 50% dei percettori del Reddito di cittadinanza e praticamente nessuno di loro ha trovato lavoro grazie ai Navigator voluti dal Movimento 5 Stelle e al suo mitologico presidente molto più impegnato a trovare un lavoro ottimamente retribuito lui stesso, con fringe benefit da ceo di grande azienda ( come i viaggi rigorosamente in first class).
"Sì queste persone con noi perderanno il Reddito di cittadinanza e saranno aiutate veramente nel trovare un lavoro. Perché chi conosce la povertà sa che l’unico modo per superarla è sconfiggere le cause di quella povertà" afferma senza mezzi termini la Meloni.
Secondo il programma di Fdi vanno infatti cerati centri per l'impiego che funzioni davvero, che magari possa indirizzare chi è in cerca di lavoro ad un centro di formazione con ampie possibilità di trovare poi un lavoro adeguato e ben retribuito. Questo accompagnato da reali misure di sostegno alle aziende che assumono, dal taglio del cuneo fiscale a una tassazione di vantaggio con la formula del più assumi meno paghi. Sulla carte sicuramente provvedimenti che sembrano combattere non solo la povertà, rilanciando il mercato del lavoro, ma anche politiche che possano essere di stimolo alla crescita economica delle aziende produttive.