Nel 2024 ricorreranno i cento anni dal rapimento e dall’omicidio di Giacomo Matteotti, il deputato socialista vittima della violenza fascista. Non fu il primo, non sarà l’ultimo parlamentare – prima di lui Giuseppe Di Vagno, dopo di lui Giovanni Amendola – ad essere ucciso dallo squadrismo per aver difeso la sorte degli ultimi e la libertà senza altri aggettivi, eppure risale proprio alla sua morte la trasformazione definitiva del regime, già illiberale, in autentica dittatura, dopo lunghi mesi di difficoltà in cui il governo Mussolini si era dibattuto.Rapimento e omicidio furono commessi il 10 giugno 1924, il 27 giugno avvenne la secessione dell’Aventino – le opposizioni riunite fuori dal Parlamento in attesa che si conoscesse la verità sul destino di Matteotti –, il cadavere del deputato fu rinvenuto il 16 agosto non lontano dalla capitale, il 3 gennaio 1925 Mussolini dichiarò con un discorso a Montecitorio chiusa la questione Matteotti e dispose la fine della libertà di stampa e l’emarginazione delle opposizioni.L’Italia si incamminava lungo la china del ventennio.
Così inizia il disegno di legge n. 551, presentato in questa XIX legislatura dai senatori Segre, Napolitano, Cattaneo, Monti, Piano, Rubbia, Verducci e Patton per le Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti che sarà in discussione al Senato nel pomeriggio di martedì.
Perché sottolinearlo?
Perché ieri il presidente del Senato, Ignazio Benito Maria La Russa, il 35° anniversario della morte di Giorgio Almirante:
"Giorgio Almirante, di cui oggi ricorre il 35esimo anniversario della morte, fu un politico stimato dagli amici, ma anche dai suoi avversari. La sua importanza nello scenario politico è stata riconosciuta sia dall'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che dall'attuale capo dello Stato Sergio Mattarella.Nei momenti più difficili della storia repubblicana, Almirante seppe comprendere l'importanza del dialogo politico e del confronto parlamentare, favorendo una progressiva inclusione dell'elettorato di destra nella vita democratica della Nazione.E seppur da posizioni ideologiche profondamente diverse, lui e gli altri leader seppero confrontarsi mantenendo sempre un reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato".
In realtà il MSI di Almirante aveva lo scopo di dare una casa ai fascisti che non potevano definirsi tali e allo stesso fascismo, traghettandone i valori all'interno della Repubblica... in pratica quello che sta facendo oggi la Meloni... i cui ministri vogliono combattere il forestierismo, le etnie non cristiane, in nome di un esasperato nazionalismo basato sull'assurdo motto, rispolverato nel ventennio, Dio, Patria e Famiglia.
Giorgio Almirante in breve?
È stato fra i firmatari del "Manifesto della Razza" e redattore della rivista "La Difesa della Razza" uscita con il primo numero il 5 agosto 1938, alla vigilia delle "Leggi Razziali". È stato Capo di Gabinetto del ministro della Cultura Popolare della R.S.I. Fernando Mezzasoma e in tale veste promulgatore di bandi, circolari e manifesti a sostegno del reclutamento dei giovani all'esercito repubblicano, in aperta collaborazione con l'occupante tedesco e in palese funzione antipatriottica e antipartigiana (ruolo in cui promuoveva la fucilazione di coloro che non avessero aderito alla Repubblica di Salò). È stato, nel dopoguerra, uno dei massimi dirigenti del MSI, espressione del neofascismo in continuità ideale con il PNF ed il suo ruolo, come quello del partito di cui è stato segretario è tutto da chiarire sia in quella che è stata la strategia della tensione a partire dalla fine degli anni 60, che nei tentativi di colpo di Stato, non solo sulla carta, di cui l'Italia è stata vittima.
Giorgio Almirante, a cui i (post) fascisti di Fratelli d'Italia e Lega dedicano vie e piazze è il perfetto promemoria di come l'Italia non abbia fatto i conti con il passato ed il perché, dopo cento anni, ci ritroviamo una populista, circondata da una manica di ministri sguaiati, impreparati e ignoranti, che vuole "comandare" un Paese promuovendo gli ideali nazionalisti che già ci hanno "regalato" due guerre mondiali.
E dovremmo far finta di nulla?