Il 21 Luglio 2022 è il giorno in cui è stata abbassata la saracinesca del Governo Draghi, nato come governo di larghe intese e morto come grande bazar.
Ora che il film è arrivato ai titoli di coda è possibile riavvolgere tutto il nastro per scorrere la pellicola nuovamente dall'inizio e chiedersi: col senno di poi si può stabilire se il Governo Draghi avrebbe potuto avere vita piú lunga e piú felice? Se si, chi ha sbagliato e quando? Oppure chi ha tirato la giacca al governo per un proprio tornaconto personale? E chi pagherà o guadagnerà dalla caduta del governo? Ecco una piccola lista di sabotaggi ed errori di navigazione.
Antefatto. Renzi fa naufragare il Conte Bis.
Ad essere pignoli, la stessa nascita del Governo Draghi si puó ricondurre ad un precedente naufragio. Ci ricordiamo tutti quando, nell'Agosto 2019, ancora in qualità di senatore del PD, Renzi spinse ad un'alleanza giallo-verde scongiurando le elezioni? Be', lo aveva fatto perché aveva intenzione di dare sfogo al suo ego (uscita dal PD, creazione di un nuovo partito, riconversione a "nuovo condottiero"), ma aveva bisogno di tempo per riposizionarsi e mostrarsi col vestito nuovo, bello e cangiante (dal nome Italia Viva). Dopo la nascita del Governo Conte Bis, Renzi fece passare poco più di un anno allorché decise appunto di mostrare la fattura del proprio vestito: accusó il Governo Conte Bis di essere un covo di massimalisti di sinistra e, per mostrarsi quello piú di centro tra quelli dell' (affollata) area di centro, nel Gennaio 2021 Renzi ritirò i ministri dal Governo Conte Bis e manovró per portare Mario Draghi a Palazzo Chigi, ovvero la persona italiana piú stimata al mondo dopo Roberto Benigni.
Governo tecnico o governo politico? Agile vascello o mastodontico transatlantico?
Facciamo un ulteriore passo indietro. Dall'epoca del Governo Monti è in atto una mega-fuffa tutta italiana (nata nel variegato e simpatico mondo complottista, ma oramai agitata ai quattro venti dal centrodestra) che, ogni qualvolta si paventa la possibilità di un governo tecnico, porta all'equazione "governo tecnico = l'Anticristo", poiché governo antidemocratico e organizzato da poteri forti, come ad esempio la famigerata troika (Commissione Europea, BCE e Fondo Monetario Internazionale), capace di imbavagliare la politica, creando una sorta di regime illiberale. (Dimenticando che è la debolezza della politica e della democrazia a portare ai governi tecnici; chi si ricorda ad esempio della scassata gestione finanziaria di Giulio Tremonti durante il Governo Berlusconi IV, che minò la stabilità del barcone-Italia, già scarsa a causa dell'enorme debito pubblico italiano, e diresse l'Italia nell'occhio del ciclone della crisi finanziaria del 2011, con lo spread tra bond italiani e tedeschi che arrivò al 5,90% e fece implodere dopo pochi mesi il Governo Berlusconi IV?).
Ebbene, data la mega-fuffa tutta italiana sul governo tecnico come male assoluto della democrazia, Draghi ha preferito la creazione di un governo politico.
Col senno di poi possiamo sostenere che questo fu un piccolo errore. Se crediamo a quel che Draghi ha dichiarato durante la prima comunicazione che ha determinato la "fiducia azzoppata" del voto del 21 Luglio, ovvero che la sua intenzione è stata governare per risolvere alcuni problemi del paese e non tanto per far galleggiare un governo balneare, sarebbe stato preferibile puntare su un governo tecnico, ovvero una agile vascello con pochi e fidatissimi ministri a bordo, e decreti ministeriali su cui riporre la fiducia. In questa maniera i partiti avrebbero dovuto ingoiare ogni volta i vari bocconi nella sua interezza, non potendo tirare la tovaglia un po' di qua e un po' di lá, o tantomeno piantare bandierine, nella smania di farsi notare per le brillanti idee (spesso farcite di una buona dose di populismo).
Draghi decise invece di formare un governo politico.
Un governo che ha assunto la forma di mastodontico transatlantico, imbarcando personaggi come Roberto Cingolani, il più anti-ambientalista ministro della ambiente dell'ultimo trentennio, Renato Brunetta, colui che annuncia ricette facili di risoluzione dei problemi ma diventa il più poltronaro dei ministri, Dario Franceschini, il ministro di tutte le stagioni per la cenerentola italiana dei ministeri (quello della cultura).
Ma soprattutto un governo che ha imbarcato direttamente i partiti, aprendo la strada a una serie di sabotaggi innescati direttamente all'interno della plancia di comando dai vari politici governisti-malpancisti.
Tentativi bizzarri della Lega di strizzare l'occhio ai Novax
Appoggiando il governo Draghi, Salvini ha di fatto consegnato lo scettro dell'agitatore populista a Giorgia Meloni; nonostante ciò durante l'intera durata del Governo Draghi è riuscito a borbottare in funzione di quasi-oppositore al governo.
Uno dei temi piú cari alla Lega di semi-opposizione è stato quello sul contrasto alle restrizioni Covid (alla ricerca di voti dal mondo NoVax, che rappresenta(va)no il 10% dell'elettorato). Ebbene: il 21 Aprile 2021 i tre ministri leghisti si astennero sul Decreto Riaperture, contrari al mantenimento del coprifuoco alle 22. Di fatto questa astensione ha rappresentato il primo segno concreto di fibrillazione del governo.
M5S alla ricerca della loro anima
Alla ricerca della propria primordiale azione extraparlamentare e populista, il M5S si é spesso mostrato agitato e non troppo disposto ad appoggiare il Governo Draghi. Uno dei tanti segnali è l'alto numero dei "voti ribelli" grillini contrari al Decreto Semplificazioni e Governance PNRR, sia al Senato che alla Camera, nel Luglio 2021.
La capienza dei bus turistici: Renzi e centrodestra contro Draghi
Nel Novembre 2021 il Decreto Capienze ha dato la possibilità al centrodestra di ritrovare finalmente coesione politica. Il tema dirimente, fondamentale per la ripartenza economica, è... la capienza dei bus turistici! Che doveva assolutamente tornare al 100%.
Ebbene si, un emendamento del PD, ritirato perché con parere negativo da parte dell'esecutivo, fu ripresentato da Fratelli d'Italia ed approvato con i voti del centrodestra e del partitino di Renzi, sempre in prima linea per mostrare il proprio vestitino nuovo.
Draghi Presidente della Repubblica? No, troppo importante come Premier!
Nel mese di Gennaio 2022 la politica italiana è riuscita a dare il peggio di sé, arrivando impreparata all'elezione del Presidente della Repubblica: i primi tre scrutini hanno visto una maggioranza di schede bianche, dal quarto scrutinio Salvini ha provato unilateralmente ad ingranare la marcia col solo risultato di bruciare la Casellati, infine all'ottavo scrutinio Mattarella è stato obbligato al bis. Tutto ciò mentre tutti i politici hanno a piú riprese dichiarato che Mario Draghi sarebbe stato un Presidente della Repubblica ideale.
Domanda: come avrà preso la cosa, Mario Draghi? Se la sarà per caso legata al dito?
Il governo imbarca acqua sulla sperimentazione sugli animali
A Febbraio 2022 è chiaramente partita la campagna elettorale in vista delle amministrative primaverili, ma forse anche di quelle nazionali prossime venture. Sul DL Milleproroghe il centrodestra fa quattro volte lo sgambetto al governo, facendo approvare emendamenti di Fratelli d'Italia su Ilva, sperimentazione sugli animali, aumento del tetto di contanti e graduatorie per la scuola.
Sempre nello stesso mese la Lega in commissione Affari sociali alla Camera ha presentato un emendamento (poi bocciato) sulla sospensione del green pass dal 31 marzo.
Zan, Ius Scholae, Fine Vita. Bandierine parlamentari
Il PD, che si è dimostrato l'unico partito sempre leale al Governo Draghi, aveva comunque il bisogno di farsi notare. Lo ha fatto con una serie di disegni legge di natura parlamentare, come il DDL Zan contro l’omotransfobia, il DDL Ius Scholae sul riconoscimento della cittadinanza, il DDL Fine Vita sull'Eutanasia, riguardanti temi che rafforzavano il tentativo di coalizione tra M5S e PD.
Anche questi DDL, pur non essendo collegabili all'azione di governo, sono state avvertiti come propri sabotaggi da parte degli alleati di governo (ma avversari politici) del centrodestra.
E, a dirla tutta, tutti e tre i DDL si sono arenati in parlamento.
La guerra in Ucraina allontana Di Maio dal M5S
L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, oltre ad essere un terribile stillicidio di vite umane, oltre ad aver scatenato una guerra di sanzioni e controsanzioni che hanno portato il prezzo del gas alle stelle, ha allargato le crepe della maggioranza del governo italiano. Il M5S, in bilico tra posizioni ex-filo-russe e pacifiste, ha difficoltà ad approvare le delibere governative sulle armi da donare all'Ucraina. Per questo Di Maio e una truppa di grillini nel Giugno 2022 ha deciso di uscire dal M5S e di fondare un nuovo partito.
Probabilmente non sapremo mai se una permanenza di Di Maio dentro il M5S avrebbe drenato le tentazioni di strappo da parte del M5S nei confronti del governo, oppure se la maggioranza dentro il M5S era oramai per rompere in ogni caso. Non sapremo forse neppure se Di Maio é uscito dal M5S per tenersi il diritto di ripresentarsi alle elezioni senza la regola del "doppio mandato" caro ai grillini oppure se, vedendo il M5S ritornando verso posizioni populiste, ha sentito il bisogno di smarcarsi per creare una nuova gamba per una coalizione con il PD.
No all'inceneritore a Roma. Lasciamola affondare tra i rifiuti.
Infine il M5S, dopo aver presentato a Draghi un documento con nove richieste, senza aspettare la risposta su questo documento é passato all'attacco, decidendo di non votare alla fiducia al DL Aiuti. Perchè? Per aiuti a famiglie e imprese? Per la transizione ecologica? Per il mantenimento del superbonus 110%? Insomma, per uno dei nove punti? No, il punto dirimente è stato i poteri straordinari previsti al sindaco di Roma per la costruzione di un termovalorizzatore. É questo infinitesimamente piccolo tema della politica italiana che ha portato Draghi a dimettersi e, su suggerimento di Mattarella, a presentarsi alle camere!
Aveva previsto, il M5S, che l'atteggiamento avrebbe portato alla caduta del Governo Draghi?
Aveva previsto che in questa maniera sarebbe stata sepolta la possibilità di alleanze elettorali con il PD?
Domande a cui non possiamo rispondere, perché la storia é ancora troppo fresca.
E il centrodestra non vota la fiducia al Governo Draghi
Forse ancora irritato dalla mancata elezione a Presidente della Repubblica, forse sempre ancorato alla volontà di presiedere un governo che risolvesse problemi, Mario Draghi tiene due discorsi al Senato che possono essere all'incirca riassunti con: "O così, o Pomì".
E sul "o così, o Pomì" Lega, Forza Italia e M5S hanno di fretta abbandonato il governo, diventato oramai una pericolosa scialuppa, i primi abbandonando l'aula, gli altri decidendo per una pittoresca "presenza senza voto".
Ultimo e definitivo sabotaggio del Governo Draghi.
Chi si è (forse) salvato e chi (forse) no
Lega e Forza Italia alla fine sono rimasti con almeno mezzo cerino in mano. Certo, partono con sondaggi assai favorevoli nei confronti della loro coalizione, ma chissà se pagheranno elettoralmente la responsabilità della caduta di uno dei governi italiani più stimati in Europa e nel mondo, o se pagheranno di essere probabilmente l'unica coalizione in cui al suo interno coabiteranno partiti politicamente in contrapposizione durante il Governo Draghi. In ogni caso la caduta del Governo Draghi difficilmente aiuterà la Lega a tentare il sorpasso nei confronti di FdI, relegando Salvini e Berlusconi ad essere figure di secondo piano nella coalizione e nel probabile futuro governo. Allargando la visuale agli ultimi 30 anni si può ben affermare che Berlusconi, sdoganando l'estrema destra e i populisti ed integrandoli dentro un centrodestra di governo, ha regalato a questi di poter governare anche grazie ai voti "moderati", unico caso tra i grandi paesi d'Europa.
Anche il M5S non esce vergine dalla vicenda a causa della responsabilità sulla contrapposizione sull'inceneritore a Roma e quindi sulla tenuta del governo, e questo avrà un riscontro dal punto di vista elettorale. Inoltre con la sua azione ha probabilmente perso la possibilità di alleanze elettorali con il PD; é da vedere se questo influirà negativamente sul voto.
In ogni caso Giuseppe Conte si è dimostrato nuovamente mellifluo, totalmente incoerente e capace di piroette incredibili, dal Decreto Sicurezza e Immigrazione (Decreto Salvini) alla posizioni simil-antiatlantiste durante la guerra in Ucraina.
Il PD è stato il partito con il comportamento più cristallino nei confronti del governo e in campagna elettorale potrà rivendicare la responsabilità con cui ha operato.
D'altro canto il sistema elettorale con il 30% di collegi uninominali si potrà trasformare in una trappola nel caso in cui la coalizione che il PD riuscirà a formare sarà piccola e verrà costantemente bombardata durante la campagna elettorale dai partiti che non ne faranno parte.
Renzi e Italia Viva si trovano dinanzi ad un burrone: dopo aver fatto cadere il Governo Conte bis per emanciparsi dal PD, dopo non essere riusciti a portare a casa una legge elettorale proporzionale che avrebbe dato peso ai partiti di centro, dopo aver continuato a distinguersi dal PD e da Calenda, ora rischia di dover correre da solo alle elezioni e quindi di scommettere su una improbabile non-vittoria del centrodestra per non risultare totalmente ininfluente.
Chi risulterà un po' acconciato sarà il popolo italiano. Il Governo Draghi era molto benvoluto dalla comunità internazionale e questo ennesimo teatrino politico dimostrerà quanto l'Italia sia sempre piú uno zatterone che naviga a vista. D'altra parte c'è onestamente da notare che proprio il popolo italiano, attraverso il proprio voto alle elezioni amministrative del 2018, ha deciso affinché partiti estremisti e populisti rappresentassero oltre il 40% del parlamento. E chissà che le elezioni di questo anno non regaleranno altri record poco invidiabili?