Lo sterminio dei civili palestinesi messo in atto da Israele a Gaza si sta intensificando, lasciando morte e devastazione in tutta la Striscia. Sono più di 700 i palestinesi uccisi nelle ultime 24 ore: un numero giornaliero di vittime tra i più alti dall'inizio del conflitto. È adesso di 15.523 il numero dei morti  e 41.316 quello dei feriti. Ancora una volta è stato preso di mira il campo profughi di Jabalia a Gaza City, la strada Salah al-Din (una delle due vie che collegano il nord e il sud della Striscia) e la città di Khan Younis, a sud.

A Gaza nessun posto è sicuro. Specialmente adesso che la "presunta" operazione israeliana contro Hamas si sta concentrano anche nel sud, come confermato dal capo di stato maggiore dello Tsahal, Herzi Halevi:

"Abbiamo combattuto con forza e a fondo nel nord della Striscia di Gaza, e lo stiamo facendo anche adesso a sud".

I combattenti di Hamas si sono scontrati con le truppe israeliane a circa 2 km da Khan Younis. I residenti, molti dei quali si erano trasferiti lì per fuggire dai precedenti attacchi, hanno affermato di aver sentito il fuoco dei carri armati e che una nuova offensiva di terra israeliana è ormai iniziata anche nel sud. L'esercito israeliano aveva precedentemente ordinato alla gente di evacuare alcune aree all'interno e nella periferia di Khan Younis, ma non aveva annunciato alcun nuovo attacco di terra.

A seguito dell'intensificarsi dei bombardamenti, gli ospedali nel sud della Striscia sono adesso preda del caos, come in precedenza quelli del nord. Dopo otto settimane, i medici hanno esaurito o quasi le riserve di carburante. Secondo le Nazioni Unite, nessun ospedale nel nord può operare i pazienti. I feriti più gravi vengono così trasferiti quotidianamente al sud in convogli organizzati dal Comitato internazionale della Croce Rossa. Ma anche lì, secondo l'ONU, i 12 ospedali rimasti sono solo "parzialmente funzionanti".

Senza alcun pudore, per mascherare la propria vergogna pari solo all'enorme ipocrisia, la Casa Bianca, tramite il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby, afferma che Israele sta "facendo uno sforzo" per ridurre al minimo le morti civili a Gaza:

"Crediamo siano stati recepiti i nostri inviti a cercare di ridurre al minimo le vittime civili", ha avuto il coraggio di dire Kirby. "Non sono molti gli eserciti moderni che farebbero una cosa del genere. Quindi stanno facendo uno sforzo".

A supporto di Kirby è intervenuto anche il ministro israeliano degli Affari strategici, Ron Dermer, che su ABC News ha dichiarato che gli sforzi per ridurre al minimo le vittime civili da parte dello Stato ebraico sono "senza precedenti":

"Se volessimo agire rapidamente, faremmo molte più vittime".

Non è dello stesso avviso Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani:

"Il diritto internazionale e le norme dei diritti umani chiariscono che la protezione dei civili viene prima di tutto e che un accesso umanitario rapido e senza ostacoli con tutti i mezzi possibili deve essere facilitato per alleviare le sofferenze dei civili a Gaza", ha dichiarato.Türk ha inoltre sottolineato come centinaia di migliaia di persone rimaste nel nord di Gaza corrano un rinnovato rischio di bombardamenti e continuino a essere private di cibo e altri beni di prima necessità. Data questa situazione spaventosa e l'ordine di andare a sud, le persone sono essenzialmente costrette a spostarsi, in quello che sembra essere un tentativo di svuotare il nord di Gaza dai palestinesi"Il mondo è stato testimone, settimana dopo settimana, di orrori dall'inizio di quest'ultima crisi, caratterizzato da gravissime preoccupazioni circa l'uccisione intenzionale di civili, il lancio di razzi indiscriminati, attacchi indiscriminati con armi esplosive con effetti ad ampio raggio in aree popolate, forme di violenza collettiva, punizioni, ostruzione agli aiuti umanitari e presa di ostaggi – tutte cose vietate dal diritto internazionale".Le accuse estremamente gravi di molteplici e gravi violazioni del diritto internazionale devono essere oggetto di un'indagine approfondita e gli artefici devono rispondere delle proprie responsabilità, ha affermato. Laddove le autorità nazionali si dimostrino riluttanti o incapaci di svolgere tali indagini e azioni penali, sono necessarie indagini internazionali.Gli Stati membri devono fare tutto ciò che è in loro potere per garantire che tutte le parti rispettino i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, prevenendo la perpetrazione di nuovi crimini."Il momento di cambiare rotta è adesso. Coloro che scelgono di farsi beffe del diritto internazionale pensano di poter essere assolti dalle loro responsabilità. Nessuno è al di sopra della legge", ha affermato l'Alto Commissario.

Israele però deve affrontare rinnovati attacchi al nord da parte di Hezbollah, e a sud, ad opera degli Houthi (che controllano una parte dello Yemen) che domenica, utilizzando dei droni, hanno attaccato nel Mar Rosso due navi commerciali, appartenenti a compagnie di navigazione britanniche. Secondo il portavoce militare gli Houthi, invece,  il loro esercito ha effettuato un'operazione mirata contro due navi israeliane a Bab al-Mandab, aggiungendo che gli attacchi continueranno per impedire alle navi israeliane di navigare fino a quando non finirà l'aggressione contro Gaza.

Il quotidiano israeliano Maariv, sempre questa domenica, a seguito di quanto accaduto Tel Aviv ha deciso di inviare navi e sottomarini nel Mar Rosso.

A stretto giro, l'Iran ha parlato del rischio che il conflitto in atto possa allargarsi se le forze israeliane continueranno a commettere "crimini di guerra" contro i palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Lo ha detto il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, in una conversazione telefonica con il capo della politica estera dell'Unione europea, Josep Borrell.



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