Le elezioni presidenziali in Turchia non hanno consegnato la vittoria a Recep Tayyip Erdogan, al potere ormai da 20 anni, sostenuto dalla coalizione formata dal suo partito Akp e dal partito nazionalista Mhp. Il principale avversario, Kemal Kilicdaroglu, leader del partito laico Chp, appoggiato da una coalizione di forze progressiste, sarà il suo sfidante al secondo turno. Gli altri due candidati erano Sinan Ogan, esponente di una frangia di estrema destra che ha ottenuto il 5,2%, e Muharrem Ince, ex candidato del Chp che si è ritirato prima del voto.

Le elezioni si sono svolte in un clima di forte tensione e polarizzazione, con accuse di brogli e manipolazione dei dati da parte DI Kemal Kilicdaroglu. L'affluenza alle urne è stata molto alta, vicina al 90% degli aventi diritto. I risultati ufficiali hanno mostrato uno scenario molto equilibrato, con Erdogan che non è riuscito a superare la soglia del 50% dei voti necessaria per essere rieletto al primo turno. Secondo i dati forniti dall'agenzia di stampa statale Anadolu, Erdogan ha ottenuto il 49,4% dei consensi, mentre Kilicdaroglu ha raggiunto il 44,9%. Ogan si è fermato al 5,2%, mentre Ince ha raccolto lo 0,5%.

Kilicdaroglu, in base ai sondaggi pre-elettorali che lo davano in vantaggio, ha contestato i numeri che l'agenzia Anadolu diffondeva durante dello spoglio, sostenendo di essere in vantaggio e denunciando una "farsa" in corso. Erdogan ha invece rivendicato il suo "trionfo della democrazia" e ha assicurato di rispettare l'esito delle urne.

"Indipendentemente dal risultato - ha dichiarato il presidente in carica -, 27 milioni di persone hanno preferito votare per noi. Penso che termineremo queste elezioni con più del 50%. Il popolo ha scelto stabilità e sicurezza in queste elezioni presidenziali".

Il presidente uscente ha anche rivendicato la "maggioranza" dei 600 seggi in Parlamento ottenuta tra il suo partito Akp e piccoli partiti nazionalisti e islamisti.

Kiliçdaroglu ha promesso la vittoria al ballottaggio: "Se la nostra nazione chiede un secondo turno, lo accetteremo volentieri. E lo vinceremo assolutamente. Erdogan non è riuscito a ottenere il risultato che si aspettava nonostante tutti gli insulti. La necessità di cambiamento nella società è superiore al 50%. Dobbiamo assolutamente vincere e instaurare la democrazia in questo paese".

Il ballottaggio tra i due candidati è previsto per il 28 maggio. Si tratta di un evento storico per la Turchia, che non ha mai visto un secondo turno nelle elezioni presidenziali. Il ballottaggio sarà decisivo per il futuro del Paese, che negli ultimi anni ha vissuto una deriva autoritaria e repressiva sotto il regime di Erdogan.

Kilicdaroglu ha promesso di portare avanti una campagna elettorale basata sui valori della democrazia, della libertà e della giustizia sociale. Erdogan ha invece cercato di mobilitare i suoi sostenitori invocando la difesa della sovranità nazionale e della stabilità politica. I

l risultato finale sarà determinato anche dal comportamento degli elettori degli altri due candidati minori, che potrebbero spostare il loro voto verso uno dei due contendenti o astenersi, anche se pesa l'ombra di possibili brogli.

Va ricordato che Erdogan, rispetto al passato, mantiene il consenso nell'entroterra, meno sviluppato e legato ai valori islamici che il dittatore turco ha utilizzato come ulteriore elemento per mantenere il potere in questi anni... in barba al laicismo imposto da Ataturk. Rispetto al passato, però, ha perso gran parte del consenso nelle province più "evolute" dal punto di vista culturale, commerciale e industriale, dove adesso è in minoranza. Il motivo? La crisi economica che attanaglia il Paese. In quelle province, infatti, più che sull'ideologia, Erdogan aveva potuto contare sull'aver saputo garantire fatturato e benessere. Venuti meno, anche a Istanbul e Ankara adesso riconoscono l'importanza della democrazia.