Adesso sappiamo il perché della dichiarazione di Berlusconi di domenica contro Zelensky e Meloni
Non era chiaro il perché, dopo aver votato per le regionali, Berlusconi avesse rilasciato questa dichiarazione su Zelensky... e Meloni:
"Io a parlare con Zelensky se fossi stato il presidente del Consiglio non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore".
L'indecisione oscillava tra il fatto che ormai, data l'età, Berlusconi fosse definitivamente rincoglionito e tra la necessità di voler mandare un messaggio alla presidente del Consiglio.
Nelle ore successive, il dubbio è stato ampiamente chiarito. È possibile tranquillizzare familiari, parenti, amici ed elettori: Berlusconi sta bene e non è affatto rincoglionito a causa dell'età... tutt'altro!
Infatti, quanto da lui detto domenica aveva un preciso scopo: inviare un messaggio a Giorgia Meloni.
La premier lo recepisce all'istante e a stretto giro, il giorno dopo, informa le agenzie che il suo Governo ha ritirato la costituzione di parte civile nel processo Ruby ter.
"La Presidenza del Consiglio - si legge nella nota di Palazzo Chigi - informa di avere in data odierna dato incarico all'Avvocatura dello Stato perché revochi la propria costituzione di parte civile nel processo penale cosiddetto 'Ruby ter' a carico, fra gli altri, del senatore Silvio Berlusconi.La costituzione era stata disposta nel 2017 dal governo Gentiloni, un esecutivo a guida politica, in base a una scelta dettata da valutazioni sue proprie, in un momento storico in cui non erano ancora intervenute pronunce giudiziarie nella medesima vicenda.La formazione, avvenuta nell'ottobre 2022, di un nuovo governo, espressione diretta della volontà popolare, determina una rivalutazione della scelta in origine operata. Ciò appare tanto più opportuno alla stregua delle assoluzioni che dapprima la Corte di Appello di Milano con sentenza del luglio 2014, divenuta irrevocabile, poi il Tribunale di Roma con sentenza del novembre 2022 hanno reso nei confronti del Sen. Berlusconi in segmenti della stessa vicenda".
Tutto questo è avvenuto praticamente quasi alla vigilia della sentenza dei giudici di Milano, riuniti da stamattina in camera di consiglio per decidere in giornata su Berlusconi e altri 28 imputati accusati di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza.
Per Berlusconi i pm hanno chiesto una condanna a 6 anni di reclusione e una confisca da oltre 10 milioni di euro, pari al prezzo della presunta corruzione: soldi e regalie, come case, macchine e contratti tv, che il senatore avrebbe versato alle ragazze, ospiti delle serate del "bunga bunga", per comprare il loro silenzio e la loro reticenza nelle deposizioni durante i due processi sul caso Ruby.
Con la revoca della costituzione di parte civile, la premier non solo rinuncia a chiedere a Silvio Berlusconi dieci milioni di euro per il "discredito planetario" arrecato all'immagine dell'Italia, ma invia anche un messaggio ai giudici sul fatto che l'esecutivo non gradirebbe un'eventuale condanna del fondatore di Forza Italia.
A rendere ancora più grottesca ed inquietante la decisione di Giorgia Meloni - quella che un'ora sì e l'altra pure dichiara di fare gli interessi dell'Italia e degli italiani - è che arriva dopo che l'avvocato di Stato, Gabriella Vanadia, dopo aver seguito le udienze, si era associata alle conclusioni dell'accusa, parlando di "lesione della credibilità e dell'immagine dell'amministrazione".
"Un atto di buonsenso che ci soddisfa e che rimedia ad una scelta discutibile fatta da un governo precedente. Proseguire su una strada oppositiva sarebbe stato incomprensibile", ha commentato Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia."Siamo soddisfatti e felici", ha aggiunto la senatrice Licia Ronzulli: "Mi sarei stupita del contrario, cioè che il governo fosse parte civile in un processo in cui c'è una parte del governo".
Stavolta, nessuna indignazione da parte della stampa di destra e dei suoi sfegatati opinionisti. Lo stesso da parte delle opposizioni.
E poi qualcuno si meraviglia se gli italiani non vadano più a votare. E visto quanto accaduto, la sorpresa non è tanto il perché il 60% degli elettori alle ultime regionali non si sia recato alle urne, quanto il perché lo abbia fatto il restante 40%.