Si afferma, in modo coraggioso e senza alcun timore, che la Chiesa,[1] nonostante tutta questa diversità rituale, secondo il volere del Signore (cf. Gv 17,20-26), è una sola. La Chiesa è il Cristo presente e allo stesso tempo nascosto. La Chiesa è Dio-Trinità che continua a condividere la vita con gli uomini «fino alla consumazione dei secoli» (Mt 28,20). La Creazione, l’Incarnazione e la Chiesa sono inseparabilmente uniti. Quest’inseparabilità è la fondamentale rivelazione di Dio, cioè del Suo Essere, il quale, come appare dal mistero insondabile della Trinità, è vita d’unità e di amore.[2]  Esattamente, la Chiesa come sacramento d’unità è una sola e diventa il «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1). È questa la geniale e preziosa chiave per una rilettura del mistero della Chiesa unita che san Giovanni XXIII ha voluto porre al centro dei lavori del Concilio Vaticano II, la Chiesa, infatti, come evento d’unità degli uomini con Dio misericordioso e tra loro.[3] 

Vale la pena ricordare che secondo la teologia della koinonia dei primi secoli cristiani, l’evento d’unità possiede la sua radice in Dio Trinità, cioè trova la sua visibilità e il suo strumento propulsore nella Chiesa come il «popolo adunato dall’unità del Padre, Figlio e Spirito Santo» (LG 4). Per di più, attraverso l’unità, la Chiesa è destinata a trasformare tutte le espressioni della vita umana in un’onda di comunione. In altri termini, si potrebbe dire che quest’unità che “esce dal Cuore” della SS. Trinità abbraccia tutti fino ai confini della terra. Con “quest’onda di comunione”, la Chiesa “accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore, di cui essa è depositaria  e dispensatrice”.[4] La Chiesa che è una e santa, perchè è di Cristo, rinnova continuamente la professione di fede,[5] il servizio di carità, ricorrendo soprattutto a due fonti inesauribili: alla Parola di Dio costantemente meditata e ai sacramenti, in modo cosciente e maturo. La Chiesa, dunque, non ha nulla da dire di se stessa; tutto l’oggetto della sua predicazione è l’amore di Dio, che si manifesta in Cristo Gesù.[6] «La Chiesa non può non fare questa confessione, sull’esempio di Pietro e degli Apostoli che, pur sotto le minacce dei loro avversari, dicevano: noi non possiamo non parlare di quelle cose abbiamo veduto e udito (At 4,20)».[7]

Si ribadisce che il primo sacramento che fonda la Chiesa è il battesimo, come grande sacramento della remissione, ma con lo sguardo rivolto al sacramento della penitenza, che produce una poderosa inversione di rotta per la modifica totale della vita umana.[8] In Gesù Cristo, ogni cammino verso l’uomo, quale è stato una volta per sempre assegnato alla Chiesa nel mutevole contesto dei tempi, è simultaneamente un andare incontro al Padre e al suo amore. Il Vaticano II stesso ha confermato pienamente questa verità. Quanto più la missione svolta dalla Chiesa e dalle Chiese si incentra sull’uomo, quanto più è, per così dire, antropocentrica, tanto più essa deve confermarsi e realizzarsi teocentricamente,[9]cioè orientarsi in Gesù Cristo verso il Padre.

Purtroppo, a causa delle separazioni fra le Chiese, le varie correnti del pensiero umano, nel passato e nel presente, sono state e continuano ad essere propense a dividere e perfino a contrapporre il geocentrismo e l’antropocentrismo.[10] La Rivelazione e la fede, invece, insegnano a tutte le confessioni cristiane che «la Chiesa seguendo il Cristo, cerca di congiungerli nella storia dell’uomo in maniera organica e profonda» (DM 1).     

ks.  dr Grzegorz Łydek [11]


Summary

The Church fulfills the mission proper to the People of God, which is participation, communion and, in a certain sense, continuation of the messianic mission of Christ himself. The contemporary Church is keenly aware that only on the basis of ut unum sint omnes it will be possible to implement the Gospel, the ecumenical task that tends to unite those who confess Christ. Launching multiple efforts in this direction, the Roman Catholic Church, in fact, continues to confess with humility that «only that love, which is more powerful than the weakness of human divisions, can definitively achieve the unity that Christ implored from the Father and that the Holy Spirit does not cease to ask for us with inexpressible groans» (DM 13).


KEYWORDS: Roman Catholic Church, other Christian churches in Italy

 [1] Con il termine “Chiesa” (gr. “cosa” o “edificio” che appartiene al Signore) si intende la Comunità iniziata da Gesù Cristo e unta dallo Spirito Santo come il segno decisivo della volontà di Dio di salvare l’intera famiglia umana. La presenza del Signore che dimora tra gli uomini viene espressa nella predicazione della buona novella, nella vita sacramentale, nel ministero pastorale. L’organizzazione della Comunità consiste in una comunione di Chiese locali su cui presiede sempre la Chiesa di Roma.
[2] Cf. L. Giussani, Tracce d’esperienza cristiana, Jaca Book, Milano 1983, p. 152.
[3]Vedi A. M. Eerba - P. Gudicci (edd.), La Chiesa nella storia - duemila anni di cristianesimo, Elledici, Torino 2003, pp. 122-130; G. Canobbio, La Chiesa sacramento di salvezza, in “Rivista del Clero Italiano” 73(1992), p. 40. 

 [4] Paolo VI, Insegnamenti di Paolo VI, VII-1970, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città Del Vaticano 1971, p. 442.
[5] Per “professione di fede” (o Simbolo) si intende versione sintetica dei punti principali della fede cristiana. In risposta alle domande circa il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, le professioni di fede (o simboli) si sono sviluppate in collegamento con il battesimo. Le controversie e le eresie hanno costretto la Chiesa a chiarire ulteriormente le dottrine espresse nelle professioni di fede (o simboli).
[6] Vedi M. Bordoni, Gesù di Nazaret Signore e Cristo - 3. Il Cristo annunciato dalla Chiesa, Herder - PUL, Città del Vaticano1986, pp. 301-325.
[7] Cf. C. Ghidelli, Peccato dell’uomo e misericordia di Dio - Riflessioni bibliche, Ed. San Paolo, Milano 1983, p. 105.
[8] Cf. J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 1969, p. 276.
[9] Per “Teocentrismo” (gr. “Dio al centro”) si intende un sistema di pensiero che centra ogni cosa su Dio. Teniamo presente che esso è molte volte in contrasto con “l’antropocentrismo” (gr.” l’uomo al centro”), il quale prende l’esistenza umana, la sua esperienza e i suoi valori come centro e guida. L’antropocentrismo esagerato ignora o addirittura rigetta Dio. D’altra parte, un teocentrismo esclusivo è inaccettabile, in quanto Dio ha fatto gli esseri umani a sua immagine e somiglianza (cf. Gn 1,26-27) e la Parola si è fatta carne (cf. Gv 1,14). Nel campo del cristianesimo e in altre religioni, un approccio teocentrico (che alle volte enfatizza troppo il pluralismo e il valore di ogni credenza in Dio) è spesso in contrasto con un approccio cristocentrico (che insiste sul fatto che, si conosca o non si conosca questa verità, Cristo è il rivelatore e il salvatore di tutti gli esseri umani: cf. Gv 1,9; 14,6; At 4,12; 2 Cor 5,18-19).
[10] Per “antropocentrismo” si intende l’approccio alle questioni teologiche che prende l’umana esperienza come punto   di partenza e guida conseguente. Quando quest’approccio degenera, fa degli esseri umani il centro e l’unica misura  di tutte le cose. 

[11] Grzegorz Łydek, ks. dr, wykładowca teologii dogmatycznej na Wydziale Teologicznym „G. Toniolo” w Pescarze  - filia Papieskiego Uniwersytetu Laterańskiego w Rzymie. Ostatnio opublikował L’attualità dei tratti salienti del Magistero di san Giovanni Paolo II (Padova 2024), Soltanto l’amore e la misericordia di Dio sono credibili - il messaggio cristiano più bello e più affascinante (Padova 2024).