Nell’immagine c’è la foto di una delle opere più trasgressivamente ironiche e azzeccate di street art, l’irriverente Monna Lisa ribattezzata “Moona Lisa”, di Nick Walker, artista di strada inglese che la raffigurò nel 2006 su un muro norvegese.

La trasgressione è un metodo di denuncia efficace per l’ordine delle cose. In esso si creano sempre eccezioni che pur avendo dignità di esistere vengono osteggiate per forzare l’ordine a rimanere tale. L’ordine però è solo la fase di un movimento; la sua esistenza fa parte del ciclo della vita e dell’evoluzione, in un continuo alternarsi di momenti a bassa o alta entropia,  e mai in una condizione stabile tale da determinare un ordine o un disordine perfetti.

Il movimento è vita. In assenza vi è una condizione che noi chiamiamo morte. In fisica si tratterebbe della cosiddetta “morte termica”, da cui il concetto di entropia trae il suo significato per ogni altro ambito dello scibile umano.

E’ dunque illogico opporsi a questo movimento che nella vita sociale mette in discussione un determinato ordine raggiunto, essendo ciò perfettamente normale e determinato dalla costante esigenza dell’uomo di porsi nuovi interrogativi, obiettivi, sistemi di vita, condizioni felici. Un movimento essenziale alla vita.

Tuttavia, forziamo costantemente molti elementi e condizioni dell’esistenza a rispettare l’ordine come sistema fisso. Benché esso non possa stabilmente esistere; come in un puzzle obblighiamo le tessere a incastrarsi insieme a quelle che non troverebbero ancora collocazione, rovinando la loro sagomatura e quella dell’intero puzzle.

Per tendere a un nuovo ordine che non rovini le tessere che via via si devono incastrare, occorre modificare la sagoma di entrambe le parti: la tessera e il puzzle che la deve accogliere. Questo richiede un po’ di tempo e nessuna velleità che il puzzle possa mai completarsi, perché ci saranno sempre nuove tessere da dover incastrare.

Ancor prima di questo processo di adattamento c’è quello dell’accettare le tessere che non s’incastrano. Le eccezioni all’ordine costituito non vanno dunque osteggiate, perché è puramente illusorio - e la storia lo racconta - costringere le nuove tessere ad adattarsi unilateralmente al puzzle. Tutto quello che potrà accadere è che queste formino un loro puzzle. E nessuna società è concepita per accettare ordinamenti diversi (sarebbe un ulteriore ostacolo, ma non complichiamo le cose).

E’ certamente una soluzione data dal movimento costante dell’entropia. Dunque è possibile che le nuove tessere formino alla fine un loro ordine più grande del puzzle già costituito. Questo, non volendo in parte adattarsi alle novità, finirà per scomporsi e prendere il posto di quelle tessere che non si adattavano, diventando loro stesse delle “novità”. Ma non converrebbe a nessuno un movimento così spinto e caotico, che se non è proprio guerra è qualcosa di molto simile. Non conviene, ma è quello che si verifica storicamente più spesso.

Quest’ultima conseguenza andrebbe evitata. E quel che precede andrebbe compreso.

Gli eventi culturali che si verificano nel nostro paese testimoniano con costanza questa proiezione metaforica del problema. In uno di questi eventi appena svoltosi, ossia il festival di Sanremo, e a parte la spettacolarizzazione e le costruzioni a tavolino (qui non rilevano), è stato dedicato ampio spazio ad alcune delle tessere che non s’incastrano, la cui diversità continua a non essere pienamente accettata.

La donna, ad esempio, ha da tempo immemore mutato le sue priorità imposte da un ordine maschilista e patriarcale. Un raro esempio, tra l’altro, in cui non è possibile pretendere quella cooperazione nella risagomatura tra la tessera (donna) e il resto del puzzle. In questo caso il disordine è il puzzle stesso che deve adattare un posto perfettamente sagomato per le “pretese” assolutamente naturalistiche rivendicate dalle donne: non essere valorizzate solo come madri, non essere ridotte o discriminate in questo ruolo, non subire violenze, e via discorrendo.

Dal canto suo, la Ferragni ha utilizzato molto la simbologia per denunciare questi problemi, sfoggiando probabilmente una trasgressività iperbolica che trova comprensione in quell’ordine che accetta tali denunce solo in maniera ipocrita, mentre in realtà cede poco e resiste nel suo stato che ostacola l’inserimento perfetto della donna. Quindi la Ferragni potrà anche essere stata disturbante, non all’altezza, banale, o come si vuole, ma la sua trasgressione rimane comprensibile e incensurabile.

Anche il tema del razzismo/bullismo ha visto situazioni iperboliche determinate dalla banalità dei contenuti e dalla forma di denuncia. Ma essendo un altro di quei rari temi in cui non è la tessera a doversi adattare ma sempre l’intero puzzle, anche qui qualunque errore va compreso nell’insufficienza di interventi (educativi, in particolare) che abbiano dato segnali efficaci di buona volontà. E dov’è la buona volontà, se un governo sfoggia elementi che si fanno fotografare con la svastica sul braccio, e per giunta si permette di lamentarsi di un Fedez che avrebbe passato il segno.

Queste due cose non possono nemmeno essere comprese nella metafora delle tessere. I diritti della donna e l’abominio del razzismo non sono elementi di novità in un ordine che non li ha previsti. Questa è etica! Punti fermi che non fanno parte di alcun sistema in movimento. In questi termini, la trasgressione sopra le righe va persino giustificata ancorché compresa.

Accanto a queste ci sono altre eccezioni all’ordine che, inspiegabilmente, anziché porre il proprio tema etico al centro della trasgressione lo spostano altrove. Dove non è possibile apprezzare, comprendere, e men che meno giustificare il tipo di denuncia di cui è latrice la trasgressione. In questo modo non si può pretendere che a smussarsi sia solo l’ordinato puzzle, accettando così qualunque forma d’inserimento di quell’eccezione che andrà a far parte dell’ordine.

E’ il caso del diritto all’amore.

Questo sarebbe il tema etico indiscutibile per un ordine che si ostini a osteggiarlo. Ed è un autogol l’imbarazzante trasgressione di Fedez e Rosa Chemical (molto bravo, in generale), poiché fa gioco all’ordine che trova ottimi argomenti per impedire che nel suo puzzle trovi spazio questo modello. Il sesso è questione soggettiva, intima e morale, in nessun modo connessa a un’etica oggettiva. Dunque non si parla più di diritto all’amore ma di diritto al sesso. Il che risulta ovvio se si esula dalle tipiche effusioni amorose mimando invece approcci sessuali espliciti. Si adombra così il tema dell’amore e il sacrosanto diritto che gli individui possano amarsi a prescindere dal loro genere.

La domanda da porsi è piuttosto semplice: il sesso è la chiave giusta per la trasgressione inerente il diritto all’amore? Forse le persone disposte ad accettare il diritto di amare chiunque sono la maggioranza assoluta, e probabilmente la quasi totalità. Se è così, non pare logico tediare anche loro ponendo accenti su aspetti del tutto secondari all’amore;  e non pare nemmeno logico che estrarre parti intime dall’amore, qual è il sesso, possa indurre a riflessione i bigotti e i benpensanti. Quindi sembra una trasgressione del tutto fallimentare; e in genere la volgarità fuori da un contesto sociale intimistico, come la propria cerchia amicale, non è nemmeno goliardia.

Smussare la propria tessera significa anche questo: non adombrare il proprio tema e metterlo sotto la luce più brillante possibile per rappresentare al meglio la sagoma da far accettare indiscutibilmente al puzzle. Indiscutibilmente!