Politica

Le priorità di Di Maio e del suo partito? Di Maio, Di Maio e soprattutto Di Maio

"Ci sono delle priorità per il Paese che i partiti dovrebbero prendere in considerazione prima della proprie idee politiche".

E quali sono le priorità individuate da Di Maio?

Quelle che vanno dall'attuazione del PNRR al tetto massimo del prezzo del gas... priorità che i partiti dovrebbero prendere in considerazione prima delle proprie rivendicazioni.

"Dobbiamo ragionare in solidarietà con gli altri Paesi Europei, ragionare in maniera sovranista è inutile.""Sosteniamo l'Ucraina perché non c'è nessuno che possa garantire che Putin si fermi se cessassimo di sostenerla. Se Putin colpisse i confini di un Paese della NATO sarebbe la terza guerra mondiale".

Ieri sera, il leader di IPF, Luigi Di Maio è stato intervistato da Giorgio Zanchini a Rai 3, per la trasmissione Filorosso.

Le dichiarazioni sopra riportate riassumono, molto sinteticamente, il Di Maio pensiero. Per capire quale sia, è molto semplice. Il Di Maio attuale, con la stessa sicumera di un tempo, infagottato in giacca e cravatta per acquistare credibilità e per lo stesso motivo parlando accigliato e con la  boccuccia serrata per far credere così di dire cose importantissime, sostiene, in fin dei conti, che adesso lui e i suoi adepti (seguaci o sostenitori o definiteli come meglio crediate) in Parlamento faranno l'esatto contrario di ciò che hanno sempre detto e sostenuto in passato... ed in base al quale sono stati eletti.

In Parlamento Di Maio ha un folto gruppo di ex grillini, pronto ad aumentare nel caso i 5 Stelle dovessero dire addio al governo Draghi... il motivo è semplice: nel caso il governo cada e si dovesse ritornare alle urne quella gente perderebbe sicuramente centomila euro di stipendio, con non molte speranze di venire rieletti. Quindi, il loro convincimento nel sostenere il neo responsabile o ex rivoluzionario pluriministro e la sua formazione politica IPF è facilmente spiegabile.

Ma Di Maio a chi si rivolge nel Paese e a chi guarda? Alla destra o alla sinistra? Questo è ciò che gli ha chiesto Zanchini. Una domanda quasi ovvia, oltre che dovuta ad uno che va via da un partito per fondarne un altro. Ma Di Maio non ha risposto, nonostante la domanda gli sia stata ripetuta in più di un'occasione. 

L'unica cosa che è riuscito a dire in relazione al suo presunto radicamento sul territorio è una futura interlocuzione con non meglio specificati sindaci di imprecisate città piccole e medio piccole (meglio non esagerare) su temi che siano utili ai cittadini. 

La vaghezza e l'inconsistenza nel Di Maio pensiero (politico) regnano sovrane e indisturbate. 

Il Di Maio capo politico grillino ha dato prova, soprattutto nell'organizzare il movimento a livello territoriale, che non è cosa di cui lui possa in qualche modo occuparsi, considerando i risultati passati. E già questo dovrebbe far capire la consistenza del suo progetto politico in cui però la politica è secondaria.

L'orizzonte di Di Maio è limitato a questa legislatura e a farla restare in piedi ad ogni costo per dimostrare a qualcuno di poter essere un soggetto da imbarcare per un seggio garantito anche al prossimo giro. I disperati che lo seguono in Parlamento hanno lo stesso convincimento, con molte speranze in meno, contentandosi però di poter almeno mantenere l'attuale stipendio fino al prossimo anno.

Questa pagliacciata è venduta con la maschera della responsabilità nei confronti del Paese e degli italiani che, a quanto pare, devono avere nel loro destino quello di dover essere presi per il... naso, sempre e comunque... da tutti, persino da un Di Maio qualunque.

Autore Piero Rizzo
Categoria Politica
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