La BCE, seppur ancora la notizia non sia stata confermata ufficalmente né dalla stessa Banca Centrale né da Monte dei Paschi di Siena, ha negato all'istituto senese la possibilità di estendere i tempi per la propria ricapitalizzazione.

La scorsa settimana il nuovo amministratore Morelli era volato a Francoforte per formulare la richiesta che, nel caso fosse stata accolta, avrebbe allungato i tempi dell'operazione portando la chiusura al 20 gennaio, rispetto al 31 dicembre fissato in precedenza.

L'incertezza attuale della situazione politica italiana la "scusa" avanzata da Morelli per allungare i tempi della ricapitalizzazione. In realtà, come già aveva anticipato un finanziere come Francesco Micheli vicinissimo a Matteo Renzi, che i problemi di ricapitalizzazione di MPS riguradano poco o nulla la politica, quanto la capacità della banca stessa di poter sfruttare ulteriori 5 miliardi di finanziamento per poter rilanciarsi. Finora, tutti i soldi iniettati nel Monte sono stati semplicemente bruciati. Perché adesso la nuova iniezione di capitali dovrebbe essere decisiva?

E questo se lo devono esser chiesto tutti o quasi gli investitori istituzionali contattati dai vertici di MPS per convincerli a partecipare all'aumento di capitale. Ma finora, evidentemente, con scarso successo.

Se l'operazione non andrà in porto sarà la mano pubblica ad intervenire. E mentre i vertici della banca sono riuniti in assemblea, Morelli a tal proposito  ha avuto un incontro al ministero dell'Economia con Padoan e gli advisor JP Morgan e Medio banca, deputati all'aumento di capitale.

L'intervento pubblico non potrebbe prescindere dall'azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati, con tutti i problemi, già vissuti, relativi  ai piccoli risparmiatori ed al loro indennizzo.

Inoltre, quale governo si farà carico di gestire questa operazione? Nel frattemo, in borsa, il titolo MPS ha perso buona parte dei guadagni dei giorni scorsi.