Giorni fa ipotizzando le probabili cause che avevano portato l’ex premier Conte ed i suoi governi ad essere ostaggi di politicanti e segretari di partito avanzavo questa ipotesi:

“Assolutamente pivello ha debuttato sul palcoscenico della politica confidando oltre misura nella affidabilità e buona fede di politici mestieranti”.

Oggi, a succedere a Giuseppe Conte a Palazzo Chigi c’è il prof Draghi che, seppure con approccio diverso, da pochi giorni anche lui  muove i primi passi in quel campo insidioso, minato da ambiguità, simulazioni, speculazioni, che è la politica.

Potrò sbagliarmi ma ho la sensazione che il neo Premier sia stato indotto già ad un primo scivolone proprio da uno di coloro che già, guarda caso,  avevano tenuto in ostaggio l’ex premier.

Il fatto: martedì mattina, 23 febbraio, Matteo Salvini ha varcato il portone di Palazzo Chigi per incontrare il premier Draghi.

Nessuna nota ufficiale a commento, per cui è gioco forza attenersi alle scarne dichiarazione che il leader leghista, al termine dell’incontro, si è affrettato a rilasciare ai cronisti presenti in piazza Colonna.

Innanzitutto, secondo Salvini, l’incontro sarebbe stato promosso da Draghi che lo avrebbe convocato a Palazzo Chigi.

In secondo luogo i temi trattati in quella mezz’ora di colloquio sarebbero stati il piano vaccinale e le riaperture.

L’uso del condizionale è d’obbligo non disponendo di una controprova per queste dichiarazioni.

È chiaro, però, che da navigato marpione il leader padano intendesse puntare, con queste parole, ad insinuare nell’opinione pubblica, e non solo, un ambiguo sospetto: non è che convocando Salvini a Palazzo Chigi, Draghi abbia dimostrato di considerare la Lega l’azionista di maggioranza dell’Esecutivo con il quale, quindi, doversi confrontare su temi di assoluto rilievo come vaccini e riaperture?

Non solo, ma ieri sera dopo che il CdM aveva formalizzato l’elenco dei sottosegretari il padano si è detto soddisfatto che la sua richiesta di mettere come “guardiano” del ministro Lamorgese il leghista Nicola Molteni, ispiratore dei decreti sicurezza, fosse stata accolta. 

Insomma, sembrano palesi i tentativi di Salvini di mettere il cappello sul governo Draghi, così come aveva già fatto con il Conte 1°.

Di certo il Premier non aveva immaginato che la mezz’ora di colloquio e la nomina del sottosegretario Molteni sarebbero state strumentalizzate pro domo sua dal segretario leghista a rischio di toccare i nervi scoperti della maggioranza patchwork che sostiene il governo.

Fatto sta che oramai molti credono in quel che Salvini vuole far credere loro.

E' impensabile, però, che Draghi si esponga per smentire quelle che lui potrebbe considerare solo fantasiose congetture di pennivendoli perditempo, a meno che, nei prossimi giorni, questo scivolone non provocasse qualche crepa tra le forze politiche che sostengono il governo. 

Ritengo prevedibile, invece, che dopo questa esperienza il Premier farà di tutto per evitare in futuro inviti “ad personam” di segretari di partito e, qualora dovesse farlo,  si tutelerà con cura formalizzando gli inviti ed ufficializzandone motivi e temi.