Martedì la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, era in visita ufficiale nella Repubblica di Tunisia, dove a Cartagine ha incontrato il Presidente della Repubblica Kais Saied e, alla Kasbah, il premier Najla Bouden.

Dopo la visita ha rilasciato delle dichiarazioni in una paradossale conferenza stampa dove si è rivolta alla stampa... che non c'era!

"Nel pieno rispetto della sovranità tunisina - ha dichiarato la premier - ho raccontato al presidente Saied degli sforzi che un Paese amico come l'Italia sta facendo per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell'accordo tra Tunisia e Fmi, che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese. ...Anche a livello di Ue l'Italia si è fatta portavoce di un approccio concreto per aumentare il sostegno alla Tunisia sia nel contrasto alla tratta di esseri umani e all'immigrazione illegale, ma anche per un pacchetto di sostegno integrato, di finanziamenti e di opportunità importanti a cui sta lavorando Bruxelles. Sono molto grata alla Commissione europea. Per accelerare l'attuazione di questo pacchetto dell'Ue ho dato al presidente Saied la mia disponibilità a tornare presto qui in Tunisia anche insieme alla presidente Ursula von der Leyen. ...Nel pieno rispetto della sovranità tunisina ho raccontato al presidente Saied degli sforzi che un Paese amico come l'Italia sta facendo per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell'accordo tra Tunisia e Fmi, che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese".

"Italia e Tunisia sono due nazioni storicamente legate, due nazioni amiche, che hanno legami molto antichi e che devono saper cooperare insieme, sempre di più sempre meglio. Così come noi intendiamo fare. La stabilizzazione del quadro politico e di sicurezza, la crescita della democrazia in Tunisia è ovviamente indispensabile, per la Tunisia ma anche per l'Italia, e perché si possa insieme raggiungere potenziali che sono straordinari dal nostro punto di vista. In questo che è sicuramente un periodo di difficoltà del quadro internazionale, per la Tunisia e tutta la regione, io ho voluto confermare al presidente Saied il sostegno dell'Italia a 360 gradi, il sostegno ad esempio al bilancio tunisino, l'apertura di linee di credito a favore soprattutto dello sviluppo, partendo dalla piccola e media impresa fino al settore agroalimentare. È un ulteriore impegno che si aggiunge ai numerosi progetti di cooperazione italiana nel Paese, che ammontano a 700 milioni di euro nel loro complesso, e focalizzano l'attenzione sui settori prioritari, agricoltura, istruzione, formazione professionale, la sanità, i servizi di base. ...C'è anche l'ipotesi che abbiamo discusso con il presidente Saied di una conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo per cercare di mettere assieme tutte le necessità legate a un fenomeno che è sicuramente molto imponente e va affrontato a 360 gradi.  ... Faremo del nostro meglio per immaginare un evento di questo tipo nel minore tempo possibile".
Insomma, la Meloni è andata nuovamente in Tunisia, promettendo "euri" dell'Ue e "euri" dell'Italia (che però non ne ha) per cercare sostegno da quella nazione che sta attraversando una grave crisi sociale, perché argini in qualche maniera il flusso dei migranti verso l'Italia.

E gli stessi argomenti  hanno caratterizzato la visita odierna a Roma del premier libico del governo di unità nazionale Abdul Hamid Dbeibah, accompagnato da una delegazione di ministri libici che comprendeva Esteri, Interno, Trasporti e Comunicazione, per un vertice intergovernativo focalizzato, per l'appunto, su migranti ed energia.

Nutrita anche la rappresentanza italiana, che ha visto al tavolo dell'incontro i vicepremier Tajani e Salvini, il ministro del made in Italy Urso, il ministro dell'Interno Piantedosi e l'ad di Eni Claudio Descalzi, per firmare un accordo con il suo omologo della National Oil Corporation (Noc).

Che cosa i libici potranno aver garantito a Meloni e ai suoi ministri è un mistero, visto che la nutrita rappresentanza dei ministri libici è in grado a malapena di rappresentare se stessa, figuriamoci la Tripolitania e men che meno la Cirenaica.

Evidentemente devono aver fatto da portavoce agli interessi delle bande criminali che li sostengono e che fanno affari con il contrabbando di esseri umani, di armi e di greggio... sempre con lo scopo, da parte dell'Italia, di fermare flusso di migranti verso il nostro Paese e l'Europa.

È logico ritenere che, anche in questo caso, il profumo degli "euri" sarà stato fatto annusare ai ministri libici. Euri che continueranno a finanziare i trafficanti di cui sopra. Il paradosso di tutto questo è che stiamo parlando della stessa destra che accusa le ong di finanziare i trafficanti di esseri umani!