Dopo che Hillary Clinton ha ricevuto l'investitura ufficiale alla candidatura democratica per le presidenziali di novembre, è toccato a Bill Clinton salire sul palco per raccontare ai delegati la favolosa storia della moglie. Un discorso di oltre mezz'ora, anzi una fiaba, di cui aveva la stessa credibilità, da fare invidia ai fratelli Grimm ed a Charles Perrault.

Già la situazione è totalmente surreale. In quella che ancora in molti si ostinano a definire una democrazia, anzi la più grande democrazia del mondo, con un'accezione qualitativa anziché semplicemente quantitativa, un marito tesse le lodi della moglie candidata alla più alta carica dello stato, da lui già ricoperta per due volte.

E' osare troppo parlare di oligarchia? Gli americani non potrebbero sforzarsi un po' ed andarsi a cercare il presidente al di fuori della stessa cerchia e una cerchia che continua a restringersi. Prima era quella dei ricchi, ora è quella dei congiunti: dopo un figlio (Bush), ora una moglie.

L'inizio lo ha scritto uno sceneggiatore: "Nella primavera del 1971 conobbi una ragazza...". La stagione non poteva essere che quella. Le cose belle accadono sempre di primavera, mai d'inverno o d'autunno e neanche d'estate, troppo caldo.

Nel discorso si intrecciano vita privata (perfino l'acquisto della prima casa, ora un museo, nella foto sotto), sempre idilliaca, e vita pubblica, costellata di successi. Bill è disposto a presentarci una Hillary volitiva, dal piglio deciso e dal pugno di ferro, anche a rischio di fare la figura del babbeo. Ma del resto, se una deve diventare presidente, questo e altro.

Naturalmente, Hillary ha saputo conciliare perfettamente i sui compiti di mamma e moglie con l'impegno politico. Chi l'avrebbe mai detto?

Bill ce la descrive addirittura come una militante di sinistra (del resto bisogna convincere anche i sostenitori di Bernie Sanders), che ha lottato sempre in favore degli ultimi, poveri o afroamericani che fossero, ha "sempre" sostenuto i diritti della comunità LGBT, ha messo la lotta ai mutamenti climatici al centro della sua politica e, da segretario di stato, si è prodigata per il mantenimento della pace.

Mai un attimo di tregua nella vita della povera Hillary, così come ce l'ha raccontata Bill. Ma anche lui, alla fine, deve essersi reso conto di aver un po' esagerato e, preoccupato di non essere stato abbastanza credibile, ha voluto rassicurare i delegati: "Bene, come si concilia la Hillary che vi ho raccontato con quella descritta alla convention repubblicana? In nessun modo. Una è quella vera, l'altra è pura invenzione".

Il problema è stabilire quale. I delegati, invece, non hanno avuto il minimo dubbio, a giudicare dagli applausi che hanno accompagnato tutto l'intervento di Bill Clinton.

Qualcuno si sarà almeno chiesto che fine abbia fatto Monica Lewinsky? Probabilmente no. Gli americani amano le fiabe, naturalmente sempre a lieto fine, compresa quella di vivere nel paese delle pari opportunità.

Perché stupirsi, poi, se in molti sono capaci di votare anche per Donald Trump?